Francesco: «La guerra, crudeltà disumana e sacrilega»

Al termine dell’Angelus del 20 marzo, l’ennesimo appello: «Far cessare questo conflitto ripugnante». Quindi l’esortazione: «Stiamo vicini al popolo ucraino. Non stanchiamoci di accogliere»

«Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante». È l’ennesimo appello pronunciato ieri, domenica 20 marzo, da Papa Francesco, al termine della preghiera dell’Angelus. «Non si arresta, purtroppo, la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità – ha affermato -. Non c’è giustificazione per questo!».

Il pontefice ha ricordato i missili e e le bombe che «anche questa settimana si sono abbattuti su civili, anziani, bambini e madri incinte. Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma – ha aggiunto, riferendosi alla visita di sabato pomeriggio all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù -. A uno manca un braccio, l’altro è ferito alla testa. Bambini innocenti. Penso ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare. Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei».

Francesco lo ha affermato con forza: «Tutto questo è disumano! Anzi, è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega!». Quindi l’esortazione rivolta alle 30mila persone radunate in piazza San Pietro: «Preghiamo in silenzio per quanti soffrono. Mi consola – ha continuato – sapere che alla popolazione rimasta sotto le bombe non manca la vicinanza dei Pastori, che in questi giorni tragici stanno vivendo il Vangelo della carità e della fraternità. Ho sentito in questi giorni alcuni di loro al telefono, come sono vicini al popolo di Dio. Grazie, cari fratelli, care sorelle, per questa testimonianza e per il sostegno concreto che state offrendo con coraggio a tanta gente disperata!». Il pensiero di Francesco è andato in particolare al nunzio apostolico Visvaldas Kulbokas, che dall’inizio della guerra è rimasto a Kyiv insieme ai suoi collaboratori e «con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo ucraino».

Dal Papa anche un nuovo invito alla fraternità. «Stiamo vicini a questo popolo – ha esortato -, abbracciamolo con l’affetto, e con l’impegno concreto e con la preghiera. E, per favore, non abituiamoci alla guerra e alla violenza! Non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo. Non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno. Perché voi sapete che al primo momento, tutti ce la mettiamo tutta per accogliere, ma poi, l’abitudine ci raffredda un po’ il cuore e ci dimentichiamo». In particolare, il pontefice ha invitato a pensare a «queste donne, questi bambini che con il tempo, senza lavoro, separate dai loro mariti, saranno cercate dagli “avvoltoi” della società: proteggiamoli, per favore».

Da ultimo, l’invito «a ogni comunità e a ogni fedele» a «unirsi a me venerdì 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, nel compiere un solenne Atto di consacrazione dell’umanità, specialmente della Russia e dell’Ucraina, al Cuore immacolato di Maria, affinché Lei, la Regina della pace, ottenga al mondo la pace».

21 marzo 2022