Francesco: «In atto una guerra contro il matrimonio»

Nel suo viaggio apostolico in Georgia e Azerbaigian il Papa si è scagliato contro la “teoria gender”. «Mai più violenza in nome di Dio»

Nel suo viaggio apostolico in Georgia e Azerbaigian il Papa si è scagliato contro la “teoria gender”. «Mai più violenza in nome di Dio» 

«Le religioni non devono mai essere strumentalizzate e mai possono prestare il fianco ad assecondare conflitti e contrapposizioni». È il monito del Papa, durante l’incontro a Baku, capitale dell’Azerbaigian, con il presidente del Consiglio dei musulmani del Caucaso, i capi religiosi locali della Chiesa ortodossa russa e delle Comunità ebraiche tenutosi il 2 ottobre. «Dio non può essere invocato per interessi di parte e per fini egoistici, non può giustificare alcuna forma di fondamentalismo, imperialismo o colonialismo», ha esclamato Francesco: «Mai più violenza in nome di Dio. Che il suo santo Nome sia adorato, non profanato e mercanteggiato dagli odi e dalle contrapposizioni umane».

Preghiera e dialogo sono le armi delle religioni, ha spiegato il Papa: «Dialogare con gli altri e pregare per tutti: questi sono i nostri mezzi per mutare le lance in falci, per far sorgere amore dove c’è odio e perdono dove c’è offesa, per non stancarci di implorare e percorrere vie di pace. Una pace vera, fondata sul rispetto reciproco, sull’incontro e sulla condivisione, sulla volontà di andare oltre i pregiudizi e i torti del passato, sulla rinuncia alle doppiezze e agli interessi di parte; una pace duratura, animata dal coraggio di superare le barriere, di debellare le povertà e le ingiustizie, di denunciare e arrestare la proliferazione di armi e i guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri».

«La voce di troppo sangue grida a Dio dal suolo della terra, nostra casa comune», ha ammonito Francesco: «Ora siamo interpellati a dare una risposta non più rimandabile, a costruire insieme un futuro di pace: non è tempo di soluzioni violente e brusche, ma l’ora urgente di intraprendere processi pazienti di riconciliazione. La vera questione del nostro tempo non è come portare avanti i nostri interessi – questa non è la vera questione -, ma quale prospettiva di vita offrire alle generazioni future, come lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto. Dio, e la storia stessa, ci domanderanno se ci siamo spesi oggi per la pace; già ce lo chiedono in modo accorato le giovani generazioni, che sognano un futuro diverso».

«Nella notte dei conflitti, che stiamo attraversando – l’auspicio finale del Papa – le religioni siano albe di pace, semi di rinascita tra devastazioni di morte, echi di dialogo che risuonano instancabilmente, vie di incontro e di riconciliazione per arrivare anche là, dove i tentativi delle mediazioni ufficiali sembrano non sortire effetti. Specialmente in questa amata regione caucasica, che ho tanto desiderato visitare e nella quale sono giunto come pellegrino di pace, le religioni siano veicoli attivi per il superamento delle tragedie del passato e delle tensioni di oggi», l’invito alle terre visitate in questi giorni.

Il giorno precedente, in Georgia, il Papa aveva parlato ai consacrati di una «guerra mondiale per distruggere il matrimonio». “Non si distrugge con le armi ma si distrugge con le idee. Ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono”. Lo ha detto il Papa, rispondendo ad una donna, madre di due figli, che ha raccontato, nell’incontro alla chiesa dell’Assunta, a nome delle famiglie, la propria esperienza a fianco di tante coppie.

Francesco, in risposta, ha parlato dei matrimoni che falliscono e ha detto che a pagarne le spese sono sempre in due: Dio e i figli. «Dio perché il matrimonio è stato creato» da lui. «La Bibbia – ha spiegato – ci dice che Dio ha creato l’uomo e la donna a sua immagine. Cioè, l’uomo e la donna che si fanno una sola carne sono l’immagine di Dio». Per questo, «paga Dio, perché quando si divorzia una sola carne, sporca l’immagine di Dio». E «pagano i bambini, i figli»… «Voi non sapete, cari fratelli e sorelle, voi non sapete quanto soffrono i bambini, i figli piccoli quando vedono le liti della separazione dei genitori. Si deve fare di tutto per salvare un matrimonio. Ma è normale che in un matrimonio si litighi».

E a questo proposito il Papa ha ricordato le tre famose «parole d’oro nella vita del matrimonio»: «Permesso, grazie, scusa». «Io domanderei: vi volete bene? Sì, diranno. E quando c’è qualcosa che uno fa per l’altro, sapete dire, grazie? E se qualcuno dei due fa una diavoleria, sapete chiedere scusa? E se volete portare avanti un progetto, qualsiasi cosa, sapete chiedere l’opinione dell’altro? Tre parole: cosa ti sembra? Posso? Grazie! Scusa! Se nei matrimoni si usano queste parole, il matrimonio andrà bene, va avanti».

 

3 ottobre 2016