Francesco: il mondo verso un «conflitto globale» che colpisce sempre più i civili

L’udienza ai membri del corpo diplomatico per i tradizionali auguri di inizio anno. La parola “pace” pronunciata 30 volte. L’attenzione alla guerra in Medio Oriente, a quella in Ucraina, ma anche alla Siria e al Libano, ai Rohingya e ai Paesi africani

Un nuovo accorato appello alla pace nel mondo, «sempre più minacciata, indebolita e in parte perduta», con le speranze riposte anche nell’anno Giubilare che si aprirà il prossimo Natale, perché «nella tradizione giudeo-cristiana il Giubileo è un tempo di grazia in cui sperimentare la misericordia di Dio e il dono della sua pace». Nelle otto pagine di discorso pronunciato questa mattina, 8 gennaio, da Papa Francesco ai membri del corpo diplomatico accreditati presso la Santa Sede, ricevuti in udienza nell’Aula della Benedizione per i tradizionali auguri di inizio anno, la parola “pace” è stata pronunciata trenta volte. In tre quarti d’ora il pontefice ha elencato tutte le situazioni che mettono a rischio la dignità umana: non solo i conflitti ma anche i cambiamenti climatici, l’immigrazione – che non può essere affrontata «attraverso legislazioni più restrittive e repressive, approvate talvolta sotto la pressione della paura o per accrescere il consenso elettorale» -, l’antisemitismo, che va «sradicato dalla società», la «deprecabile» pratica della maternità surrogata.

L’incontro si è aperto con il saluto del decano del corpo diplomatico Georges Poulides, ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede. Attualmente gli  Stati che intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede sono 184 – vanno aggiunti l’Unione Europea e il Sovrano Militare Ordine di Malta -. Le missioni diplomatiche accreditate con sede a Roma sono 91.

Il mondo sta lentamente precipitando in un «conflitto globale» che colpisce sempre più la popolazione civile, ha avvertito Francesco elencando le guerre in corso, a partire da quanto sta avvenendo in Israele e Palestina dal 7 ottobre scorso, chiedendo «a tutte le parti coinvolte un cessate-il-fuoco su tutti i fronti – le parole di Bergoglio -, incluso il Libano, e l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza. Auspico – ha aggiunto – che la comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza».

Il conflitto di Gaza si ripercuote sugli stati vicini già piegati da anni di ostilità. Da 23 mesi si combatte anche in Ucraina. «Non si può lasciare protrarre un conflitto che va incancrenendosi sempre di più – ha detto Bergoglio a riguardo -, a detrimento di milioni di persone, ma occorre che si ponga fine alla tragedia in atto attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale». Il pensiero di Francesco è andato quindi al popolo siriano, a quello libanese – auspicando per quest’ultimo l’elezione di un nuovo presidente -, ai Rohingya, ai conflitti in alcuni Paesi africani, dove «si sommano le conseguenze dei colpi di stato militari occorsi in alcuni Paesi e di certi processi elettorali caratterizzati da corruzione, intimidazioni e violenza».

Guerre che si combattono perché si continuano a costruire armi invece di investire il denaro per il bene comune. A tal proposito il Papa ha reiterato «la proposta di costituire un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e promuovere uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta» e ha ribadito «l’immoralità di fabbricare e detenere armi nucleari», auspicando che «si possa giungere al più presto alla ripresa dei negoziati per il riavvio del Piano d’azione congiunto globale, meglio noto come “Accordo sul nucleare iraniano”, per garantire a tutti un futuro più sicuro».

La via della pace, ha ancora osservato Francesco, «passa per il dialogo politico e sociale». Ha quindi ricordato che quest’anno molti Stati saranno interessati da consultazioni elettorali. «È importante che i cittadini, specialmente le giovani generazioni che saranno chiamate alle urne per la prima volta, avvertano come loro precipua responsabilità quella di contribuire all’edificazione del bene comune – le parole di Bergoglio -, attraverso una partecipazione libera e consapevole alle votazioni».

La via della pace passa anche per l’educazione a sua volta interessata dall’«uso etico delle nuove tecnologie». A tal proposito Francesco ha richiamato  a «una riflessione attenta a ogni livello, nazionale e internazionale, politico e sociale, perché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si mantenga al servizio dell’uomo, favorendo e non ostacolando, specialmente nei giovani, le relazioni interpersonali, un sano spirito di fraternità e un pensiero critico capace di discernimento».

8 gennaio 2024