Francesco: «Il grido dei poveri ogni giorno più forte»

A San Pietro la seconda Giornata mondiale, segno tangibile dell’attenzione della Chiesa verso gli “scartati”. La loro voce «sovrastata dal frastuono di pochi ricchi». Eppure vivere accanto ai più bisognosi «è un’esigenza teologica»

Ancora una volta Papa Francesco ha sferzato, con la parola e con l’esempio, i “ricchi epuloni” del nostro tempo che continuano a banchettare senza ritegno mentre tanti poveri restano nel bisogno, nell’indigenza, nella miseria. Lo ha fatto in occasione della Giornata mondiale dei poveri, celebrata ieri, 18 novembre, istituita dal pontefice come segno tangibile dell’attenzione della Chiesa nei confronti degli “scartati” ma anche per richiamare l’attenzione sulle necessità di troppe persone che sopravvivono a stento nell’indifferenza generale.

Il Papa ha ricordato chi è «il povero che grida», tema della Giornata, nell’omelia pronunciata durante la Messa in San Pietro davanti a circa 6mila tra bisognosi e volontari che li assistono. «È il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce – ha sottolineato -, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. È il grido di anziani scartati e lasciati soli, di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. È il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono». Perché, ha ricordato Francesco, «l’ingiustizia è la radice perversa della povertà. Il grido dei poveri diventa ogni giorno più forte ma ogni giorno è meno ascoltato, sovrastato dal frastuono di pochi ricchi, che sono sempre di meno e sempre più ricchi».

E quale dev’essere l’atteggiamento del cristiano? «Davanti alla dignità umana calpestata spesso si rimane a braccia conserte oppure si aprono le braccia, impotenti di fronte all’oscura forza del male. Ma il cristiano non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui. Presso Dio il grido dei poveri trova ascolto. Domando: e in noi?». Perché di fronte alle solite prevedibili critiche, il Papa ha ribadito che vivere accanto e con chi più ha bisogno «non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato, è un’esigenza teologica». E non si è limitato alle parole. Ancora una volta ha dato l’esempio concreto. Attraverso il Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione è stato organizzato un pranzo per 1.500 poveri nell’Aula Paolo VI trasformata in un immenso e allegro ristorante. Dopo la recita dell’Angelus (in cui tra l’altro il Papa ha ricordato la strage in un campo di sfollati nella Repubblica Centrafricana dove sono stati massacrati anche due sacerdoti) Francesco ha raggiunto i commensali e ha ringraziato «coloro che hanno portato il pranzo, coloro che ci serviranno il pranzo. Ringraziamo tutti e preghiamo Dio perché ci benedica tutti».

Il menù, offerto da Rome Cavalieri Hilton Italia e servito da 70 volontari delle parrocchie romane, era composto da lasagna, bocconcini di pollo con contorno di purè di patate e tiramisù. Niente alcolici per rispettare anche gli ospiti di religione diversa da quella cattolica. Durante la conviviale hanno suonato i giovani della Banda del Santuario di Pompei mentre alla fine del pranzo il Pastificio Rummo ha donato ai presenti un sacchetto con un chilo di pasta. Prima di andare via il Papa, che venerdì aveva anche visitato a sorpresa il presidio sanitario allestito in piazza San Pietro per le visite gratuite degli indigenti, si è fatto fotografare con i cuochi.

Numerose le iniziative in tutto il mondo in occasione della Giornata. In particolare a Roma si segnalano quelle della Caritas, della Comunità di Sant’Egidio alla mensa di via Dandolo e in numerosi quartieri periferici, e del rettore della basilica di Sant’Eustachio don Pietro Sigurani, che ha coinvolto alcuni dei migliori ristoranti del centro della città che hanno offerto il pranzo a 150 bisognosi.

19 novembre 2018