Francesco: il “contagio” dell’amore per trasmettere la fede

Dedicato in modo particolare ai giovani il Messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale, che si celebra il prossimo 21 ottobre. L’esortazione: «Non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa»

Diffuso in questi giorni il Messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale 2018, che si celebra il prossimo 21 ottobre, dedicato al tema “Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti”. Un testo rivolto anzitutto ai ragazzi ma «rivolgendomi a voi – precisa Francesco – intendo includere tutti i cristiani». Per il pontefice, «ogni uomo e donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trova a vivere sulla terra. Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età, sente come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza». Per questo, «vivere con gioia la propria responsabilità per il mondo è una grande sfida. Il fatto di trovarci in questo mondo non per nostra decisione ci fa intuire che c’è un’iniziativa che ci precede e ci fa esistere».

Nelle parole del Papa, la missione della Chiesa: «Annunciando ciò che ha gratuitamente ricevuto, può condividere con voi giovani la via e la verità che conducono al senso del vivere su questa terra. Gesù Cristo, morto e risorto per noi, si offre alla nostra libertà e la provoca a cercare, scoprire e annunciare questo senso vero e pieno». Di qui l’esortazione ai giovani: «Non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa. In essi si trova il tesoro che riempie di gioia la vita». Quindi il ricordo dell’esperienza personale: «Grazie alla fede ho trovato il fondamento dei miei sogni e la forza di realizzarli. Ho visto molte sofferenze, molte povertà sfigurare i volti di tanti fratelli e sorelle. Eppure, per chi sta con Gesù, il male è provocazione ad amare sempre di più».

Francesco si sofferma, ancora, sulla «convivenza delle diverse età della vita», nella quale «la missione della Chiesa costruisce ponti inter generazionali». Proprio qui «la fede in Dio e l’amore per il prossimo costituiscono fattori di unione profonda». Per il pontefice infatti «la trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene per il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita». L’unica condizione: avere «cuori aperti, dilatati dall’amore. All’amore non è possibile porre limiti: forte come la morte è l’amore. E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano a essa indifferenti, a volte avversi e contrari».

Nel Messaggio, il Papa indica anche le «estreme periferie», vale a dire quegli «ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa», verso cui, «fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati». Sta qui il senso della “missio ad gentes”. «La periferia più desolata dell’umanità bisognosa di Cristo è l’indifferenza verso la fede o addirittura l’odio contro la pienezza divina della vita», sottolinea Francesco, osservando come «gli estremi confini della terra» per i giovani oggi «sono molto relativi e sempre facilmente “navigabili”». Se è vero però che il «mondo digitale» e le «reti sociali» cancellano margini e distanze al punto che tutto sembra «a portata di mano», è anche vero che «senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita».

Un dono, quest’ultimo,  che tanti giovani manifestano con il «volontariato missionario»: una «forma per servire i “più piccoli”, promuovendo la dignità umana e testimoniando la gioia di amare e di essere cristiani. Queste esperienze ecclesiali – è la conclusione – fanno sì che la formazione di ognuno non sia soltanto preparazione per il proprio successo professionale ma sviluppi e curi un dono del Signore per meglio servire gli altri».

22 maggio 2018