Francesco: «I nuovi santi ispirino vie di dialogo»

In piazza San Pietro la Messa per la canonizzazione di 10 nuovi santi, tra cui Charles de Foucauld. La santità, ha detto il Papa, «va ricercata e abbracciata nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta. È una chiamata per tutti, sempre originale»

«I nuovi santi ispirino soluzioni di insieme, vie di dialogo, specialmente nei cuori e nelle menti di quanti ricoprono incarichi di grande responsabilità e sono chiamati a essere protagonisti di pace e non di guerra». Al termine della Messa presieduta ieri, 15 maggio, in piazza San Pietro, nella quale ha canonizzato 10 nuovi santi, Papa Francesco è tornato a far sentire la sua voce per la pace, nella preghiera del Regina Coeli. Un appello, il suo, che guardava ai potenti della terra, presenti in parte anche alla liturgia, alla quale hanno partecipato decine di sacerdoti, religiosi e religiose, vescovi, cardinali – tra i quali il vicario di Roma Angelo De Donatis – e le delegazioni dei Paesi di origine dei santi. Quella italiana era guidata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella; per la Francia presente il ministro dell’Interno Gérald Darmanin; per i Paesi Bassi il ministro degli Esteri Wopke Hoekstra. Chi ha autorità, ha rimarcato il pontefice, deve essere «santo lottando a favore del bene comune e rinunciando agli interessi personali».

Il modello: i nuovi santi i cui volti spiccavano sulla facciata della basilica di San Pietro. Vite, le loro, che potrebbero apparire inimitabili, ma la santità, ha ricordato Papa Francesco, presiedendo la Messa con il rito della canonizzazione, non è prerogativa di alcuni, «non è fatta di pochi gesti eroici ma di tanto amore quotidiano» da esprimere anche «tra le pentole della cucina», ha affermato citando santa Teresa D’Avila. In fondo «la vita cristiana è così semplice, siamo noi a renderla più complicata con tante cose», ha aggiunto a braccio Francesco guardando i circa 50mila fedeli che hanno gremito la piazza e parte di via della Conciliazione, attraversate in papamobile al termine della celebrazione. Le biografie dei nuovi santi sono state lette dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, e ogni nome è stato accompagnato da un fragoroso applauso e sventolio di bandiere. Tra questi spicca “il fratello universale” Charles de Foucauld, testimone del Vangelo tra i tuareg del Sahara dove si era trasferito nei primi del ‘900 per vivere sull’esempio della vita condotta da Gesù a Nazareth, ucciso dai predoni il 1° dicembre 1916 a Tamanrasset, nel cuore del deserto in Algeria. Cinque nuovi santi sono italiani: Luigi Maria Palazzolo, Giustino Maria Russolillo, Maria Francesca di Gesù Rubatto, Maria di Gesù Santocanale, Maria Domenica Mantovani. Tre i francesi: oltre a De Foucauld, canonizzati anche César de Bus e Maria Rivier. Proclamati santi anche l’olandese Titus Brandsma, carmelitano e giornalista, ucciso nel campo di concentramento di Dachau, e il laico indiano Lazzaro detto Devasahayam.

La santità, ha spiegato il Papa, può essere vissuta in ogni ambito. Un consacrato, ha spiegato nell’omelia, può dare testimonianza di santità «vivendo con gioia la sua donazione»; un coniuge «amando e prendendosi cura dello sposo o della sposa, come Cristo ha fatto con la Chiesa»; un lavoratore «compiendo con onestà e competenza il suo lavoro al servizio dei fratelli, e lottando per la giustizia dei suoi compagni, perché non rimangano senza lavoro, perché abbiano sempre lo stipendio giusto». In famiglia la santità dei genitori e dei nonni si manifesta «insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù». Quella illustrata dal pontefice è, quindi, la santità della “porta accanto”, fatta di piccoli gesti d’amore capaci di far prevalere «Dio sull’io, lo Spirito sulla carne, la grazia sulle opere» per compiere il volere di Cristo che ai suoi ha detto: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». È da quest’amore che ha origine tutto, «al centro non ci sono la nostra bravura, e i nostri meriti, ma l’amore incondizionato e gratuito di Dio, che non abbiamo meritato – le parole di Bergoglio -. All’inizio del nostro essere cristiani non ci sono le dottrine e le opere ma lo stupore di scoprirsi amati, prima di ogni nostra risposta. Mentre il mondo vuole spesso convincerci che abbiamo valore solo se produciamo dei risultati, il Vangelo ci ricorda la verità della vita: siamo amati».

Nell’omelia Francesco ha ammonito di bandire la «visione troppo pelagiana della vita e della santità», che per molti è diventata una «meta impervia», convinti che essa si basi unicamente sugli «sforzi di compiere opere buone, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio». La santità va «ricercata e abbracciata nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta». Ne sono esempio i nuovi santi che «si sono spesi per il Vangelo, hanno scoperto una gioia che non ha paragoni e sono diventati riflessi luminosi del Signore nella storia». Francesco ha invitato tutti a seguire le loro orme perché «la strada della santità non è chiusa, è universale, è una chiamata per tutti, è sempre originale». Infine, citando il beato Carlo Acutis ha sottolineato che «non c’è santità di fotocopia, è unica e irripetibile».

16 maggio 2022