Il Papa: gli sportivi, «testimoni di una vita giocata con passione»

Francesco firma la prefazione del libro “Non è solo fatica, è amore”, di Viganò e Cassetta, in libreria per i tipi delle Edizioni San Paolo. Una riflessione sui campioni di oggi

«Questo libro ci testimonia che un po’ di fame in tasca, un cuore grande, uno sguardo attento agli altri, rende i campioni testimoni di una vita giocata in prima persona con passione e capace anche di generosità e apertura agli altri». A scriverlo è Papa Francesco, nella prefazione al libro “Non è solo fatica, è amore”, di monsignor Dario Edoardo Viganò e Valerio Alessandro Cassetta, in libreria da oggi, 11 ottobre, per i tipi delle Edizioni San Paolo. Una riflessione, la sua, sugli sportivi di oggi, «conosciuti e amati dai più giovani», e sulla loro «forte responsabilità, dovuta al loro talento e alla loro personalità», che li porta a essere «modello d’ispirazione, non solo sportiva, per le molte persone che seguono partite e gare, per gli appassionati e i tifosi».

Proprio per questo, avverte il pontefice, «è fondamentale che uno sportivo abbia la consapevolezza di quanto una sua frase, un suo cenno, un suo gesto possano incidere su migliaia di persone. E quando questi gesti sono positivi, l’effetto benefico è moltiplicato, e per l’intera comunità c’è un vantaggio. Il pensiero di Bergoglio va ai campioni che hanno saputo coniugare «studio e  allenamento, successo e volontariato, le luci della ribalta e la riservatezza delle amicizie e della condivisione». Tenendo sempre accesa «quella passione che, da bambini, li ha sedotti»: è triste,  rileva, «vedere campioni ricchissimi ma svogliati, quasi dei burocrati del loro sport».

A dare il la alla prefazione del Papa, il senso della relazione tra atleti e allenatori. O meglio, la consapevolezza che «senza un allenatore, infatti, non nasce un campione. Ci vuole qualcuno che scommetta su di lui, che investa del tempo e, soprattutto, che sia un po’ visionario per riuscire a intravedere in lui possibilità che, forse, nemmeno lui si immaginerebbe. E a farle brillare». Non si tratta solo di lavorare sull’allenamento fisico – «il minimo indispensabile per tentare la conquista della vittoria» – quanto sull’«altra faccia della medaglia», la definisce il Papa, quella che farà la differenza, vale a dire «la capacità di motivare, di correggere senza umiliare, di stimolare alla resistenza. Di parlare al cuore, sapendo che più l’atleta è dotato di capacità e talento, più sarà delicata la gestione dell’anima sua. Poi, nel momento massimo della sfida, l’allenatore si farà da parte e accetterà di dipendere dalle gesta del suo atleta – ancora le parole di Bergoglio -. Se l’atleta vince nessuna telecamera lo inquadrerà, non salirà sul podio, non avrà medaglie tra le mani. Se invece c’è una sconfitta, l’allenatore sarà pronto a metterci la faccia».

11 ottobre 2022