Francesco: «Essenziale» la famiglia fondata su uomo e donna

Il Papa accolto a Loreto da 10mila fedeli. La firma dell'Esortazione apostolica dedicata ai giovani e il lungo discorso ai fedeli, davanti al santuario della Santa Casa

«La Santa Casa è la casa dei giovani, perché qui la Vergine Maria, la giovane piena di grazia, continua a parlare alle nuove generazioni, accompagnando ciascuno nella ricerca della propria vocazione. Per questo ho voluto firmare qui l’Esortazione apostolica frutto del Sinodo dedicato ai giovani. Si intitola “Christus vivit – Cristo vive”». Papa Francesco ha spiegato direttamente ai 10mila fedeli che lo hanno accolto nella sua visita a Loreto, questa mattina, 25 marzo, la sua scelta di firmare per la prima volta fuori dal Vaticano il testo scaturito dalla recente assemblea sinodale dedicata al rapporto tra i giovani, la fede e il discernimento, che verrà presentato a breve in Sala stampa vaticana. Lo ha fatto dopo aver celebrato la Messa all’interno del santuario della Santa Casa – l’ultimo pontefice prima di lui era stato Pio XI -, rivolgendo il suo saluto sul piazzale della basilica.

«In quest’oasi di silenzio e di pietà – le parole di Francesco -, vengono tanti, dall’Italia e da ogni parte del mondo, per attingere forza e speranza. Penso in particolare ai giovani, alle famiglie, ai malati». In questa Casa di Maria «risuonano in modo singolare le parole dell’angelo Gabriele: “Rallegrati, piena di grazia!». E proprio nell’evento dell’Annunciazione – ha continuato – appare la dinamica della vocazione espressa nei tre momenti che hanno scandito il Sinodo: ascolto della Parola-progetto di Dio; discernimento; decisione». Il primo momento, l’ascolto, è generato da una chiamata che è un «irrompere discreto ma forte di Dio nella vita di un giovane, per offrirgli in dono il suo amore. Occorre essere pronti e disponibili ad ascoltare ed accogliere la sua voce, che non si riconosce nel frastuono e nell’agitazione». Il secondo momento tipico di ogni vocazione è il discernimento: «Come avverrà questo?», è la domanda di Maria, nella quale non c’è mancanza di fede ma il «desiderio di scoprire le sorprese di Dio». Proprio questo, ha fatto notare Francesco, «è l’atteggiamento proprio del discepolo». La decisione è il terzo passaggio che caratterizza ogni vocazione cristiana: è il “sì” di Maria, che consegna a Dio la sua vita. «È il “sì” della fiducia piena e della disponibilità totale alla volontà di Dio. Maria – ancora le parole del Papa – è il modello di ogni vocazione e l’ispiratrice di ogni pastorale vocazionale: i giovani che sono in ricerca o si interrogano sul loro futuro, possono trovare in Maria Colei che li aiuta a discernere il progetto di Dio su loro stessi e la forza per aderire ad esso».

Di qui la richiesta ai frati Cappuccini di rilanciare il Centro Giovanni Paolo II a servizio della Chiesa in Italia e a livello internazionale, in continuità con le indicazioni emerse dal Sinodo, e di «estendere l’orario di apertura della basilica e della Santa Casa durante la tarda serata e l’inizio della notte quando ci sono gruppi di giovani che vengono a pregare e a discernere la loro vocazione». L’idea è quella di un «polo spirituale a servizio della pastorale vocazionale», che può essere anche luogo di proposta per una continuazione degli incontri mondiali dei giovani e della famiglia». E proprio sul tema della famiglia si è soffermato ancora il Papa, sottolineando che «nella delicata situazione del mondo odierno, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un’importanza e una missione essenziali».

Per Francesco, «è necessario riscoprire il disegno tracciato da Dio per la famiglia, per ribadirne la grandezza e l’insostituibilità a servizio della vita e della società». Nella casa di Nazaret, ha osservato, «Maria ha vissuto la molteplicità delle relazioni familiari come figlia, fidanzata, sposa e madre. Per questo ogni famiglia, nelle sue diverse componenti, trova qui accoglienza, ispirazione a vivere la propria identità». E proprio l’esperienza domestica della Vergine indica che «famiglia e giovani non possono essere due settori paralleli della pastorale delle nostre comunità ma devono camminare strettamene uniti, perché molto spesso i giovani sono ciò che una famiglia ha dato loro nel periodo della crescita». Questa prospettiva «ricompone in unitarietà una pastorale vocazionale attenta ad esprimere il volto di Gesù nei suoi molteplici aspetti, come sacerdote, come sposo, come pastore».

Casa dei giovani e casa della famiglia, dunque, ma ancora non basta. «La Casa di Maria – ha aggiunto il pontefice – è la casa dei malati. Qui trovano accoglienza quanti soffrono nel corpo e nello spirito, e la Madre porta a tutti la misericordia del Signore di generazione in generazione». La malattia, nelle parole del Papa, «ferisce la famiglia e i malati devono essere accolti dentro la famiglia. La casa e la famiglia sono la prima cura del malato nell’amarlo, sostenerlo, incoraggiarlo e prendersene cura. Per favore – l’esortazione, a braccio -, non cadete in quella cultura dello scarto che viene proposta dalle molteplici colonizzazioni ideologiche che oggi ci attaccano». E agli ammalati, «ovunque nel mondo», la consegna della missione affidata da Dio per mezzo di Maria: «Portare il Vangelo della pace e della vita ai nostri contemporanei spesso distratti, presi dagli interessi terreni o immersi in un clima di aridità spirituale».

Dopo la recita dell’Angelus, dalla terra delle Marche si è alzato in segno di omaggio a Papa Francesco il suono a festa delle campane di tutti i campanili della regione. «Ricorderanno il saluto dell’Angelo alla Vergine – aveva anticipato porgendo il suo saluto al pontefice l’arcivescovo prelato di Loreto Fabio Dal Cin – ma saranno anche l’affettuoso saluto che le rivolge questa bella terra marchigiana, assicurandole costante preghiera per il suo ministero».

25 marzo 2019