Francesco e Bartolomeo: No a un Medio Oriente senza i cristiani

Firmata nel palazzo patriarcale di Fanar la Dichiarazione congiunta con la quale si è conclusa la visita del Papa a Istanbul. «Musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia e della pace»

«Non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni». Nella Dichiarazione congiunta firmata ieri mattina, domenica 30 novembre, da Papa Francesco e dal Patriarca Bartolomeo I nella sala del Trono del palazzo patriarcale di Fanar (Istanbul) c’è tutta la grande e «comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente». Siamo uniti, scrivono i capi delle due Chiese, «nel desiderio di pace e di stabilità e nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione. Ci appelliamo al contempo a tutti coloro che hanno la responsabilità del destino dei popoli affinché intensifichino il loro impegno per le comunità che soffrono e consentano loro, comprese quelle cristiane, di rimanere nella loro terra natia».

Per Francesco e Bartolomeo, «la terribile situazione dei cristiani e di tutti coloro che soffrono in Medio Oriente richiede non solo una costante preghiera, ma anche una risposta appropriata da parte della comunità internazionale». Di qui l’importanza della promozione di «un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia», al quale nella Dichiarazione siglata al termine della Divina Liturgia per sant’Andrea è dedicato un intero paragrafo. Le grandi sfide che il mondo ha di fronte, scrivono ancora, «richiedono la solidarietà di tutte le persone di buona volontà». Pertanto, «ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra».

Un appello, quello a lavorare insieme per la pace, che si estende anche a «tutti i leader religiosi» perché siano disposti «a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli».

1° dicembre 2014