Papa Francesco è arrivato ieri sera alle 22.16 italiane all’aeroporto internazionale Tocumen di Panama, dopo circa 13 ore di volo sull’Alitalia A330. È iniziato così il 26º viaggio internazionale del pontefice per la 34ª Giornata mondiale della gioventù.

Sull’aereo, salutando i giornalisti che lo hanno accompagnato e rispondendo alle loro domande, Francesco ha commentato la barriera costruita dagli Stati Uniti lungo la frontiera al confine con il Messico, che a Tijuana entra addirittura nel mare. «È la paura che ci rende pazzi», ha detto, citando le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, riportate nell’editoriale di oggi dell’Osservatore Romano: la paura è «il brand più venduto nel mondo di oggi. Fa ascolti, fa vincere voti, genera clic».

Sollecitato da una giornalista spagnola, il Papa ha commentato anche la vignetta di Makkox pubblicata dal Foglio sul piccolo naufrago con la pagella cucita nella tasca. 14 anni. «Tenetemela – ha chiesto ai suoi assistenti -, ne voglio parlare durante la conferenza stampa di ritorno». Quindi ha annunciato il viaggio di novembre in Giappone e ha confidato il desiderio di andare in Iraq, per ora impossibile da realizzare: «Alcuni mi dicono che è troppo pericoloso». Infine ha ricordato con i giornalisti il collega russo Aleksej Bukalov, da poco scomparso, a lungo a capo degli uffici della Tass di Roma e per due decenni nel pool di cronisti che si occupava del pontefice: «Uomo di grande umanesimo e di grande sintesi».

24 gennaio 2019