Francesco: dimissioni, «la porta è aperta ma in questo momento no»

Nella conferenze stampa sul volo di ritorno dal Canada, il tema della colonizzazione degli indigeni ma anche l’ipotesi della rinuncia e l’appello alla «responsabilità civica», rivolto ai partiti

Uno sguardo al viaggio appena concluso – il «pellegrinaggio penitenziale» che lo ha condotto tra le popolazioni native – ma anche al presente della Santa Sede e dell’Italia. Sul volo di ritorno dal Canada, il 30 luglio, Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti, a cominciare da quello che ha definito «un genocidio», perpetrato contro gli indigeni. Ma, ha avvertito, «le colonizzazioni ideologiche di oggi hanno lo stesso schema – riferisce Vatican News -. Sempre abbiamo come un atteggiamento colonialista di ridurre la loro cultura alla nostra – la tesi di Francesco -. È una cosa che ci viene dal modo di vivere sviluppato nostro, che delle volte perdiamo dei valori che loro hanno. Per esempio i popoli indigeni hanno un grande valore che è quello dell’armonia con il creato. E almeno alcuni che conosco lo esprimono nella parola “vivere bene”, che non vuol dire come capiamo, noi occidentali, passarla bene o fare la dolce vita. Vivere bene è custodire l’armonia – ha spiegato -. E questo per me è il grande valore dei popoli originari: l’armonia. Noi siamo abituati a ridurre tutto alla testa. Invece, in genere, la personalità dei popoli originari è che sanno esprimersi in tre linguaggi: con la testa con il cuore e con le mani. Ma tutti insieme. E sanno avere questo linguaggio con il creato».

Nelle domande dei giornalisti anche il tema di eventuali dimissioni. «La porta è aperta, è una opzione normale – la risposta del Papa, riportata sempre da Vatican News – ma fino ad oggi non ho bussato a questa porta, non ho detto andrà in questa stanza, non ho sentito di pensare a questa possibilità. Ma questo non vuol dire che dopodomani non cominci a pensare, no? Ma in questo momento sinceramente no», ha ribadito Francesco. Anche il viaggio in Canada, ha spiegato, «è stato un po’ il test. È vero che non si possono fare viaggi in questo stato, si deve forse cambiare un po’ lo stile, diminuire, pagare i debiti dei viaggi che ancora si devono fare, risistemare. Ma sarà il Signore a dirlo. La porta è aperta, questo è vero». Quindi, interpellato su un possibile identikit del suo successore, ha risposto: «Lasciamo questo lavoro allo Spirito Santo».

Riguardo alla crisi politica italiana, Bergoglio ha affermato: «Nessuno può dire che il presidente Draghi non fosse un uomo di alta qualità internazionale. Non voglio immischiarmi nella politica interna italiana», ha immediatamente precisato, prima di delineare il profilo del premier uscente: «È stato presidente della Banca centrale europea. Ha fatto una buona carriera. Io ho fatto una domanda soltanto a uno dei miei collaboratori: dimmi, quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Lui mi ha detto 20. Questa è la mia risposta…». Infine, un appello lapidario rivolto ai partiti: «Responsabilità civica».

1° agosto 2022