Francesco: «Davanti alle sfide dell’oggi, la Chiesa volge gli occhi a Dio che è comunione»

Aperto con la Messa in piazza San Pietro il Sinodo sulla sinodalità. Il Papa: «Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme ma per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi»

Piazza San Pietro ha offerto oggi al mondo un colpo d’occhio eccezionale. “Cum Petro et sub Petro”, con Pietro e sotto la guida di Pietro, era rappresentata la Chiesa universale, cattolica, per la solenne concelebrazione di apertura dell’assemblea del Sinodo sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Accanto a Papa Francesco, i neocardinali e centinaia di altri porporati, vescovi, sacerdoti, padri sinodali, tra i quali per la prima volta anche donne e laici, provenienti da tutto il mondo, hanno fatto il loro ingresso in piazza con una lunga processione. Un Sinodo che si apre con molte aspettative e altrettanti contrasti. Ne è perfettamente consapevole il pontefice, che ne ha parlato nell’omelia, riflettendo sullo «sguardo di Gesù, benedicente e accogliente». Rivolgendosi ai padri sinodali, il Papa ha infatti ribadito che «non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche. Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. No. Siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi».

Papa Francesco ha più volte ribadito che questo Sinodo non è un Concilio Vaticano III. Tuttavia, in un comprensibile parallelismo, ha fatto riferimento al discorso di apertura del Vaticano II in cui Giovanni XXIII ricordava che è «necessario prima di tutto che la Chiesa non distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi; e insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, e ha aperto nuove vie all’apostolato». Francesco ha aggiunto che la Chiesa «fra le onde talvolta agitate del nostro tempo, non si perde d’animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l’agenda dal mondo. Questa è la sapienza spirituale della Chiesa». Dunque, affrontare le sfide e i problemi di oggi non «con uno spirito divisivo e conflittuale» ma, al contrario, «volgendo gli occhi a Dio che è comunione. Apparteniamo a Lui e – ricordiamolo – esistiamo solo per portare Lui al mondo. Non vogliamo glorie terrene, non vogliamo farci belli agli occhi del mondo, ma raggiungerlo con la consolazione del Vangelo, per testimoniare meglio, e a tutti, l’amore infinito di Dio». Come affermò Benedetto XVI, la questione è come far arrivare questa realtà all’uomo di oggi, affinché diventi salvezza. «Questa è la domanda fondamentale. E questo è il compito primario del Sinodo: ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l’umanità. Una Chiesa unita e fraterna, o almeno – ha aggiunto a braccio- che cerca di essere unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno. Così Gesù vuole la Chiesa, la sua Sposa».

Poi il Papa ha parlato di accoglienza: lo «sguardo accogliente di Gesù invita anche noi a essere una Chiesa ospitale. In un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura. Nel dialogo sinodale, in questa bella “marcia nello Spirito Santo” che compiamo insieme come Popolo di Dio, possiamo crescere nell’unità e nell’amicizia con il Signore per guardare alle sfide di oggi con il suo sguardo». Francesco ha auspicato «una Chiesa “dal giogo dolce”, che non impone pesi e che a tutti ripete: “Venite, affaticati e oppressi, venite, voi che avete smarrito la via o vi sentite lontani, venite, voi che avete chiuso le porte alla speranza: la Chiesa è qui per voi! La Chiesa delle porte aperte a tutti, tutti, tutti».

Infine, ha messo in guardia da alcune «tentazioni pericolose: di essere una Chiesa rigida, una dogana che si arma contro il mondo e guarda all’indietro; di essere una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa. Camminiamo insieme: umili, ardenti e gioiosi». Sull’esempio di San Francesco, di cui ricorre la memoria, «il Sinodo serve a ricordarci questo: la nostra Madre Chiesa ha sempre bisogno di purificazione, di essere “riparata”, perché noi tutti siamo un Popolo di peccatori perdonati, sempre bisognosi di ritornare alla fonte che è Gesù e di rimetterci sulle strade dello Spirito per raggiungere tutti col suo Vangelo».

Francesco ha concluso quindi invitando a imitare il santo di Assisi che in un’epoca di divisioni «non criticò e non si scagliò contro nessuno, imbracciando solo le armi del Vangelo: l’umiltà e l’unità, la preghiera e la carità. Facciamo anche noi così! E se il Popolo santo di Dio con i suoi pastori, da ogni parte del mondo, nutre attese, speranze e pure qualche paura sul Sinodo che iniziamo – ha rimarcato -, ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, non è un parlamento, è una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione. Apriamoci a Lui e invochiamo Lui, il protagonista, lo Spirito Santo. E con Lui camminiamo, nella fiducia e con gioia».

4 ottobre 2023