Il Papa: «Davanti a questa terza guerra mondiale, impegniamoci per la giustizia, la legalità e la pace»
L’omelia nella Messa per la VI Giornata mondiale dei poveri: «Non scappiamo per difenderci dalla storia ma lottiamo per dare a questa storia che stiamo vivendo un volto diverso». Il pranzo in Aula Paolo VI con 1.300 bisognosi e i pacchi viveri per 5mila famiglie
«Facciamo nostro l’invito forte e chiaro del Vangelo a non lasciarci ingannare. Non diamo ascolto ai profeti di sventura; non facciamoci incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative. Non seguiamo i falsi “messia” che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all’emarginazione. Al contrario, rendiamo testimonianza: accendiamo luci di speranza in mezzo alle oscurità; cogliamo, nelle situazioni drammatiche, occasioni per testimoniare il Vangelo della gioia e costruire un mondo fraterno, almeno un po’ più fraterno; impegniamoci con coraggio per la giustizia, la legalità e la pace, stando sempre a fianco dei più deboli. Non scappiamo per difenderci dalla storia, ma lottiamo per dare a questa storia che noi stiamo vivendo un volto diverso». Nell’omelia pronunciata ieri, 13 novembre, a San Pietro durante la Messa in occasione della VI Giornata mondiale dei poveri, Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo della domenica per gettare uno sguardo di speranza sul fosco panorama mondiale.
«Il Signore ci offre due esortazioni: non lasciatevi ingannare e rendete testimonianza», ha detto. E ha messo in guardia dalla psicologia del catastrofismo e del vittimismo. Gesù vuole liberarci «dalla tentazione di leggere i fatti più drammatici in modo superstizioso o catastrofico, come se fossimo ormai vicini alla fine del mondo e non valesse la pena di impegnarci più in nulla di buono». Altrimenti, «ci lasciamo guidare dalla paura, e magari poi cerchiamo risposte con morbosa curiosità nelle fandonie di maghi o oroscopi, che non mancano mai – e oggi tanti cristiani vanno a visitare i maghi, cercano l’oroscopo come se fosse la voce di Dio -; o, ancora, ci affidiamo a fantasiose teorie propinate da qualche “messia” dell’ultim’ora, in genere sempre disfattisti e complottisti. Qui – ha rimarcato il pontefice – non c’è lo Spirito del Signore: né nell’andare a cercare i “guru” né in questo spirito di complotto». Occorre fede anche di fronte a «eventi drammatici, situazioni di dolore, guerre, rivoluzioni e calamità», perché «il discepolo del Signore non si lascia atrofizzare dalla rassegnazione» poiché «il suo Dio è il Dio della risurrezione e della speranza».
Davanti al tempo di crisi che stiamo vivendo, e davanti a ogni crisi personale, occorre chiedersi: «”Che cosa ci sta dicendo il Signore attraverso questo momento di crisi?”. Anch’io faccio questa domanda oggi: che cosa ci sta dicendo il Signore, davanti a questa terza guerra mondiale? E, mentre accadono fatti di male che generano povertà e sofferenza, il cristiano si chiede: “Che cosa, concretamente, io posso fare di bene?”. Non fuggire, farsi la domanda: “Cosa mi dice il Signore e cosa posso fare io di bene?”». Anziché fare la vittima, occorre «cogliere l’opportunità che si nasconde in tutto ciò che ci capita».
Bisogna dunque uscire da sé stessi: «In questa Giornata mondiale dei poveri la Parola di Gesù è un monito forte a rompere quella sordità interiore che tutti noi abbiamo e che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli». Di fronte agli scenari di violenza e sofferenza (e qui il Papa è tornato a citare l’Ucraina), di crisi climatiche, di miserie lasciate dalla pandemia, di guerre e migrazioni per sfuggire alla povertà, non è possibile avere il cuore «ovattato e indifferente». Bisogna «andare agli angoli delle città» dove «si vede tanta miseria e tanto dolore e tanta povertà scartata». Per farlo, occorre trovare la forza nel Signore, «nella fiducia in Dio, che è Padre. Se gli apriamo il cuore, accrescerà in noi la capacità di amare. Questa è la strada: crescere nell’amore. Guardando i fratelli e le sorelle che sono nel bisogno, guardando questa cultura dello scarto che scarta i poveri, che scarta le persone con meno possibilità, che scarta i vecchi, che scarta i nascituri. Guardando tutto questo, cosa sento io di dover fare come cristiano in questo momento? Amati da Lui, decidiamoci ad amare i figli più scartati. Il Signore è lì». E il Papa ha concluso a braccio ricordando la tradizione, ancora viva in alcuni paesini in Italia, di lasciare, durante la cena di Natale, «un posto vuoto per il Signore che sicuramente busserà alla porta nella persona di un povero che ha bisogno. E il tuo cuore ha sempre un posto libero per quella gente?».
Alla celebrazione erano presenti anche numerosi indigenti e volontari delle associazioni che li assistono. Dopo la Messa, 1.300 poveri hanno partecipato al pranzo offerto dal Papa nell’Aula Paolo VI, uno dei segni concreti di questa Giornata mondiale, insieme al presidio sanitario che per tutta la settimana è stato presente in piazza San Pietro. Entrambe le iniziative sono tornate dopo la sospensione di due anni dovuta alla pandemia. Distribuiti anche 5mila pacchi viveri ad altrettante famiglie.
14 novembre 2022