Francesco: contro la «marginalità farmaceutica», globalizzare la cura

L’udienza ai membri della Fondazione Banco farmaceutico. L’invito a «una più equa distribuzione dei farmaci» e a un’«ampia diffusione dei nuovi vaccini»

Erano oltre 200 i volontari della Fondazione Banco farmaceutico che sabato scorso, 19 settembre, hanno partecipato all’udienza privata di Papa Francesco, che li ha incontrati in Aula Paolo VI nell’anno del ventennale. Al centro, ancora una volta, l’attenzione prioritaria per i poveri. «Chi vive nella povertà, è povero di tutto, anche di farmaci, e quindi la sua salute è più vulnerabile – ha rimarcato il pontefice -. A volte si corre il rischio di non potersi curare per mancanza di soldi, oppure perché alcune popolazioni del mondo non hanno accesso a certi farmaci». C’è, insomma, una «marginalità farmaceutica» che «crea un ulteriore divario tra le nazioni e tra i popoli».

Sul piano etico dunque, è il monito di Bergoglio, «se c’è la possibilità di curare una malattia con un farmaco, questo dovrebbe essere disponibile per tutti, altrimenti si crea un’ingiustizia. Troppe persone, troppi bambini muoiono ancora nel mondo perché non possono avere quel farmaco che in altre regioni è disponibile, o quel vaccino. Conosciamo il pericolo della globalizzazione dell’indifferenza». L’antidoto, nelle parole del Papa, è «globalizzare la cura, cioè la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni. E per fare questo c’è bisogno di uno sforzo comune, di una convergenza che coinvolga tutti».

Francesco si è rivolto quindi ai ricercatori e al loro «prezioso» lavoro, auspicando che «la ricerca scientifica possa progredire per cercare sempre nuove soluzioni a problemi vecchi e nuovi». Alle aziende farmaceutiche ha chiesto di orientare la produzione in modo da concorrere con generosità «a una più equa distribuzione dei farmaci» e ai farmacisti di «svolgere un servizio di cura in prossimità alle persone più bisognose». Ancora, ai governanti il Papa ha rivolto l’esortazione a costruire «attraverso le scelte legislative e finanziarie un mondo più giusto, in cui i poveri non vengano abbandonati. La recente esperienza della pandemia, oltre a una grande emergenza sanitaria in cui sono già morte quasi un milione di persone, si sta tramutando in una grave crisi economica – ha aggiunto -, che genera ancora poveri e famiglie che non sanno come andare avanti. Mentre si opera l’assistenza caritativa, si tratta di combattere anche questa povertà farmaceutica, in particolare con un’ampia diffusione nel mondo dei nuovi vaccini».

Gratitudine nelle parole del presidente della Fondazione Sergio Daniotti. «Le risorse e i soldi che farmacie, aziende, cittadini e altre realtà della società civile donano a Banco farmaceutico non sono per i poveri ma dei poveri – ha dichiarato -; pertanto, va fatto tutto il necessario per gestirli nel modo migliore». Il farmaco poi, ha evidenziato, «è una risorsa preziosa che non va sprecata». Daniotti ha espresso al Papa la disponibilità a offrire l’aiuto del Banco per una realtà bisognosa di farmaci. Gli ha poi donato una riproduzione dell’Incoronazione di Spine di Bernardo Luini: una copia dell’affresco che occupa la parete più ampia dell’Aula Leonardi della Pinacoteca Ambrosiana.

Nei primi 6 mesi del 2020, Banco farmaceutico ha raccolto e consegnato 1.200.306 prodotti farmaceutici (pari a un valore di 15.648.506 euro). Nella fase più acuta dell’emergenza, sono stati consegnati 171.715 prodotti, tra cui dispositivi di protezione individuale, igienizzanti e apparecchiature, pari a un valore di 3.176.749,90 euro. Al tradizionale lavoro di raccolta e consegna di medicinali si sono aggiunte attività per proteggere medici, infermieri, farmacisti e operatori.

21 settembre 2020