Francesco: «Coloro che alzano muri ne finiscono prigionieri»

La conferenza stampa sul volo di ritorno dal Marocco, il 31 marzo. «È vero che un Paese non può accogliere tutti ma c’è tutta l’Europa per distribuire i migranti»

La questione migratoria e l’appello su Gerusalemme, il “caso” Barbarin e la «piaga mondiale» della pedofilia. Sul volo di ritorno dal Marocco, domenica 31 marzo, Papa Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti: al centro il viaggio apostolico, ma non solo. «Coloro che costruiscono i muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito. Invece quelli che costruiscono ponti, andranno tanto avanti – le parole del pontefice -. Costruire ponti per me è una cosa che va quasi oltre l’umano, ci vuole uno sforzo molto grande». Il ponte infatti è «per la comunicazione umana. E questo è bellissimo e l’ho visto qui in Marocco» Al contrario, i muri «sono contro la comunicazione, sono per l’isolamento e quelli che li costruiscono diventeranno prigionieri. I frutti non si vedono ma si vedono tanti fiori che daranno dei frutti, andiamo avanti così».

Ancora, Bergoglio ha parlato del dialogo, che «non può essere di laboratorio, deve essere umano, e se è umano è con la mente, il cuore e le mani e così si firmano dei patti», è il monito del Papa, secondo il quale «il comune appello su Gerusalemme è stato un passo avanti fatto non da un’autorità del Marocco e da un’autorità del Vaticano ma da fratelli credenti che soffrono vedendo questa “Città della speranza” che ancora non è così universale come tutti vogliamo: ebrei, musulmani e cristiani. Tutti vogliamo questo – ha affermato con forza -. E per questo abbiamo firmato questo desiderio: è un desiderio, una chiamata alla fraternità religiosa che è simbolizzata in questa Città che è tutta nostra. Tutti siamo cittadini di Gerusalemme, tutti i credenti».

Inevitabile un riferimento al caso del cardinale Philippe Barbarin, l’arcivescovo di Lione originario di Rabat, condannato lo scorso 7 marzo nella sua città a sei mesi con la condizionale per «omessa denuncia di maltrattamenti». Il riferimento è agli abusi perpetrati fra il 1986 e il 1991 da Bernard Preynat, all’epoca cappellano diocesano di gruppi scout. Il porporato ha dato le dimissioni, ha spiegato il pontefice, «ma io non posso moralmente accettarle perché giuridicamente, ma anche nella giurisprudenza mondiale classica, c’è la presunzione di innocenza, durante il tempo che la causa è aperta. Poi quando il secondo tribunale dà la sentenza vediamo cosa succede. Ma sempre avere la presunzione di innocenza. Questo è importante perché va contro la superficiale condanna mediatica». Quindi ha ricordato un caso, in Spagna, nel quale «la condanna mediatica ha rovinato la vita di sacerdoti che poi sono stati riconosciuti innocenti. Prima di fare la condanna mediatica – il monito ai giornalisti -, pensarci due volte». Da parte sua, ha ricordato, il porporato «ha preferito onestamente: “Ma no, io mi ritiro, prendo un congedo volontario e lascio al vicario generale gestire l’arcidiocesi finché il tribunale dia la sentenza finale”».

Al centro del colloquio con i giornalisti anche il tema delle migrazioni. «Seminare paura è fare una raccolta di crudeltà, di chiusure e anche di sterilità – la risposta del Papa -. L’Europa è stata fatta da migrazioni e questa è la sua ricchezza», ha ricordato Francesco, secondo il quale «il primo lavoro che dobbiamo fare è cercare che le persone che migrano per la guerra o per la fame non abbiano questa necessità. Se l’Europa così generosa vende le armi allo Yemen per ammazzare dei bambini, come fa l’Europa a essere coerente?», la denuncia. È un esempio, ha proseguito Francesco, «ma l’Europa vende delle armi. Poi c’è il problema della fame, della sete».  E ancora: «L’Europa, se vuole essere la madre Europa e non la nonna Europa, deve investire, deve cercare intelligentemente di aiutare ad alzare con l’educazione, con gli investimenti: questo non è mio, lo ha detto il cancelliere Merkel. È una cosa che lei porta avanti abbastanza: impedire l’emigrazione non con la forza ma con la generosità, gli investimenti educativi, economici, e questo è molto importante. È vero che un Paese non può ricevere tutti ma c’è tutta l’Europa per distribuire i migranti – il suggerimento di Francesco -, perché l’accoglienza deve essere con il cuore aperto, poi bisogna accompagnare, promuovere e integrare».

Tra le domande dei giornalisti, spazio anche alla pedofilia. «Un giornale – ha raccontato Francesco -, dopo il mio discorso alla fine del summit sulla protezione dei minori, ha detto: il Papa è stato furbo, prima ha detto che la pedofilia è un problema mondiale, poi ha detto qualcosa sulla Chiesa, alla fine se ne è lavato le mani e ha dato la colpa al diavolo. Un po’ semplicistico, no?». Quindi ha assicurato: «Io cerco di dare tutte le spiegazioni ma c’è un punto che non si capisce senza il mistero del male». Per spiegarsi, il pontefice ha citato la pedo-pornografia virtuale: «Ci sono stati due incontri, pesanti, a Roma e Abu Dhabi. Mi domando come mai è diventata una cosa del quotidiano? Come mai – sto parlando di statistiche serie – se vuoi vedere un abuso minorile sessuale dal vivo puoi collegarti con la pedo-pornografia virtuale, te lo fanno vedere? Io mi domando: i responsabili non possono fare nulla? Noi nella Chiesa faremo di tutto per finirla con questa piaga», ha ribadito.

Misure «concrete», ha affermato Bergoglio, «già c’erano, prima del summit, quando i presidenti delle conferenze mi hanno dato quell’elenco che ho dato a tutti. I responsabili di queste sporcizie, sono innocenti? Quelli che guadagnano con questo? A Buenos Aires, con due responsabili della città, abbiamo fatto un’ordinanza, una disposizione non vincolante per gli alberghi lussuosi, dove si diceva “Mettete alla reception: in questo albergo non si permettono rapporti con i minori’” Nessuno ha voluto metterlo. Un governo non può individuare dove si fanno questi filmati con i bambini? Tutti filmati dal vivo. Per dire che la piaga mondiale è grande – la conclusione di Francesco – ma anche che non si capisce senza lo spirito del male. È un problema concreto», di cui vanno studiate «la parte umana e spirituale».

1° aprile 2019