Francesco: «Attenzione alle colonizzazioni ideologiche»

L'esortazione durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Grecia. Il monito sui rischi del populismo e il tema dei migranti, su cui l'Ue «può fare armonia». L'accettazione della rinuncia dell’ex arcivescovo di Parigi Aupetit. L'annuncio di un possibile incontro con il patriarca Kirill

Il populismo, anzi, i populismi, che «cominciano a far vedere le unghie». Francesco non ha dubbi: è questo uno dei «pericoli contro la democrazia». Lo ha spiegato ieri, 6 dicembre, rispondendo alle domande dei giornalisti durante il volo di ritorno dal viaggio a Cipro e in Grecia, andando con il pensiero a «un grande populismo del secolo scorso, il nazismo», che «è riuscito a diventare una dittatura cruenta». Di qui il monito: «Attenti che i governi non scivolino su questa strada dei populismi, che niente hanno a che vedere con i popolarismi che sono l’espressione libera dei popoli, che si mostrano con la loro identità, il loro folklore, i loro valori, l’arte. Il populismo è una cosa, il popolarismo un’altra». Nelle parole del Papa, «l’indebolimento della democrazia si ha per il pericolo dei populismi che non sono popolarismi, e per il pericolo dei riferimenti a potenze internazionali economiche, culturali».

Il secondo rischio dal quale il pontefice ha messo in guardia è quello di una «laicità annacquata». Il riferimento è stato al documento Ue – immediatamente ritirato – nel quale si invitavano gli Stati membri a non utilizzare la parola “Natale” a vantaggio di un più generico “feste”. «È un anacronismo, questo. Nella storia tanti, tante dittature, hanno cercato di farlo. È una moda di una laicità annacquata, acqua distillata. Ma questa è una cosa che non funzionò durante la storia», ha osservato. Per Francesco, l’Unione europea «deve prendere in mano gli ideali dei padri fondatori, che erano ideali di unità, di grandezza, e stare attenta a non fare strada a delle colonizzazioni ideologiche. Questo potrebbe arrivare a dividere i Paesi e a far fallire l’Unione europea». Deve, quindi, «rispettare ogni Paese così come è strutturato»: accettare «la varietà dei Paesi, e non volere uniformare. Ogni Paese ha la propria peculiarità, ma ogni Paese è aperto agli altri». Il tema, insomma, è quello della «sovranità dei fratelli in una unità che rispetta la singolarità di ogni Paese». Stando attenti a «non essere veicoli di colonizzazioni ideologiche».

Ancora, all’Unione europea il Papa affida anche il compito di «fare armonia fra tutti i governi per la distribuzione dei migranti». Oggi, ha osservato, «è di moda fare muri o fili spinati», per impedirne l’accesso. Ma «chi costruisce muri perde il senso della storia, della propria storia. Di quando era schiavo di un altro Paese». Certo, ogni governo, ha riconosciuto, sa quante persone è in grado di ricevere «ma i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati». Di qui l’invito al «dialogo con gli altri Paesi». In particolare, Bergoglio mette l’accento sulla parola “integrati”, perché «se tu non un migrante con l’educazione, con il lavoro, con la cura, rischi di avere un guerrigliero. Non è facile accogliere i migranti, risolvere il problema dei migranti, ma se noi non risolviamo il problema dei migranti rischiamo di far naufragare la civiltà, oggi, in Europa. Non solo naufragare nel Mediterraneo. I rappresentanti dei governi europei si mettano d’accordo», l’esortazione.

Al centro del colloquio con i giornalisti anche la questione del rapporto Sauvè sugli abusi in Francia. «Una situazione storica va interpretata con l’ermeneutica dell’epoca, non con la nostra – le sue parole -. Nel caso degli abusi nella Chiesa l’atteggiamento era di coprire; atteggiamento che si usa purtroppo anche nella grande quantità delle famiglie, nei quartieri. Noi diciamo: no, non va questo coprire. Ma bisogna sempre interpretare con l’ermeneutica dell’epoca». Interpellato quindi sulla rinuncia dell’ex arcivescovo di Parigi Michel Aupetit, il pontefice ha chiesto: «Cosa ha fatto di così grave da dover dare le dimissioni? Qualcuno mi risponda, che cosa ha fatto? E se non conosciamo l’accusa non possiamo condannare. Prima di rispondere io dirò: fate le indagini. Chi lo ha condannato?  L’opinione pubblica, il chiacchiericcio… non sappiamo… Tutti siamo peccatori. Ma il chiacchiericcio cresce, cresce, cresce e ti toglie la fama di una persona, e allora no, non potrà governare perché ha perso la fama; non per il suo peccato, che è peccato, come quello di Pietro, come il mio come il tuo, ma per il chiacchiericcio delle persone. Per questo ho accettato le dimissioni – ha spiegato -, non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia».

Da ultimo, Francesco ha annunciato che «è nell’orizzonte non lontano un incontro con il patriarca Kyrill», anticipando che «il patriarca deve viaggiare, forse in Finlandia, e io sono comunque sempre disposto ad andare a Mosca, per dialogare con un fratello. Per dialogare con un fratello – ha spiegato – non ci sono protocolli; un fratello ortodosso che si chiami Kyrill, Crysostomos, Ieronimos, e quando ci vediamo non balliamo il minuetto, ci diciamo le cose in faccia, ma come fratelli. Ed è bello vedere litigare i fratelli perché appartengono alla stessa madre, la madre Chiesa, ma sono un po’ divisi alcuni per l’eredità, altri per la storia. Ma dobbiamo cercare di andare insieme, lavorare e camminare in unità e per l’unità». Quindi l’omaggio «a Ieronymos, a Crysostomos e a tutti patriarchi che hanno questa voglia di camminare insieme».

7 dicembre 2021