Francesco alla Fao: «La fame non è una malattia incurabile»

Il Papa è intervenuto in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione: «Necessario ascoltare il grido di tanti nostri fratelli emarginati ed esclusi»

Un appello per un disarmo graduale, un invito a cambiare rotta e affrontare la relazione esistente tra fame e migrazione, possibile solo superando i conflitti e i cambiamenti climatici che producono la fame, che non può essere presentata «come una malattia incurabile» ma affrontata solo «se si opera stando attenti ai bisogni e contrastando le speculazioni e gli sprechi», e introducendo «nel linguaggio della cooperazione internazionale la categoria dell’amore». Sono tanti gli spunti di riflessione lasciati da Papa Francesco durante la sua visita alla Fao di questa mattina, lunedì 16 ottobre, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione dedicata al tema “Cambiare il futuro della migrazione. Investire nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale”. Tanti gli obiettivi da raggiungere che mettono «in gioco la credibilità dell’intero sistema internazionale».

Al suo arrivo Francesco ha benedetto una scultura in marmo di Carrara, da lui donata all’agenzia dell’Onu, raffigurante Aylan Kurdi, il bambino siriano di tre anni annegato davanti alla spiaggia di Bodrum in Turchia nell’ottobre dello scorso anno e realizzata dall’artista trentino Luigi Prevedel. Al termine di un breve incontro con il direttore generale della Fao José Graziano da Silva, con l’Osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni e gli organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura monsignor Fernando Chica Arellano, il direttore generale aggiunto Daniel Gustafson, i ministri e gli ambasciatori presenti, il pontefice ha tenuto il suo discorso, pronunciato in spagnolo, nella Sala Plenaria.

Dopo aver sottolineato che la produzione necessaria di cibo e l’equa distribuzione dovrebbero essere un fatto assodato, Francesco ha richiamato tutti a «una maggiore responsabilità per tutelare il diritto di ogni essere umano a nutrirsi a misura dei propri bisogni, partecipando alle decisioni che lo riguardano e alla realizzazione delle proprie aspirazioni, senza doversi separare dai propri cari». Seppur le relazioni internazionali, grazie anche al contributo di scienza e tecnica, stiano dimostrando «una capacità crescente di dare risposte alle attese della famiglia umana» gran parte della popolazione umana risulta ancora esclusa. «Quante sono le vittime della malnutrizione, delle guerre, dei cambiamenti climatici della mancanza di lavoro?» ha chiesto il Papa indicando l’incremento della tecnologia al servizio dello sviluppo come «strada da percorrere» per perseguire «azioni concrete per diminuire gli affamati o per governare il fenomeno delle migrazioni forzate».

A tal proposito il direttore generale della Fao ha affermato che oggi nel mondo «ci sono 740 milioni di migranti: mai un numero così alto. Rappresentano una sfida alla quale siamo chiamati a rispondere in modo ordinato e giusto». Per Bergoglio è quindi necessario adoperarsi per il dialogo, la pace, il disarmo, altrimenti con il dilagare dei conflitti «propagano gli effetti disastrosi, tra cui l’insicurezza alimentare e lo spostamento forzato di persone». Importante l’impegno della diplomazia con la quale è stato dimostrato che «fermare il ricorso alle armi di distruzione di massa è possibile».  Non è invece possibile fermare chi fugge dalla propria terra per un futuro migliore «con barriere fisiche, economiche, legislative, ideologiche: solo una coerente applicazione del principio di umanità potrà farlo».

Parlando delle conseguenze derivanti dai cambiamenti climatici, facilmente affrontabili grazie alle scoperte scientifiche e gli strumenti giuridici come l’Accordo di Parigi «dal quale, però, alcuni si stanno allontanando», Francesco ha affermato che «è necessario lo sforzo per un consenso concreto e fattivo se si vogliono evitare effetti più tragici, proporre un cambiamento negli stili di vita, nell’uso delle risorse, nei criteri di produzione, fino ai consumi che, per quanto riguarda gli alimenti, vedono perdite e sprechi crescenti. Non possiamo rassegnarci a dire “ci penserà qualcun altro”».

Bisogna ascoltare «il grido di tanti nostri fratelli emarginati ed esclusi – ha aggiunto – È necessario un ampio e sincero dialogo a tutti i livelli perché emergano le soluzioni migliori e maturi una nuova relazione tra i diversi attori dello scenario internazionale, fatta di responsabilità reciproca, di solidarietà e di comunione. Gli spostamenti spesso tragici dei migranti, possono essere rimossi mediante una prevenzione fatta di progetti di sviluppo che creino lavoro e capacità di riposta alle crisi climatiche e ambientali». Plaudendo alle iniziative messe in atto il Papa ha puntato i riflettori sulle land grabbing che continuano «a fare profitti, magari con la complicità di chi è chiamato a fare l’interesse del popolo» . «La Chiesa Cattolica – ha concluso – vuole concorrere direttamente in questo sforzo in virtù della sua missione che la porta ad amare tutti e la obbliga anche a ricordare a quanti hanno responsabilità nazionali e internazionali il più ampio dovere di condividere le necessità dei più».

 

16 ottobre 2017