Francesco alla Fao: «Dignità per chi ha fame, non elemosina»

Il Papa è intervenuto alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione. «I destini di ogni nazione sono collegati, come membri di una grande famiglia dipendono gli uni dagli altri», ci sia «solidarietà»

Mentre «l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base», la lotta contro la fame e la denutrizione «viene ostacolata dalla priorità del mercato e dalla preminenza del guadagno, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria». Così, se da una parte «si parla di nuovi diritti», dall’altra chi ha fame «ci chiede dignità, non elemosina». Sono stati gli applausi ad accogliere queste ultime parole rivolte giovedì 20 da Papa Francesco ai partecipanti alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione.

All’appuntamento, voluto nella sede romana dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, il Papa è stato accolto dal direttore generale Fao, José Graziano da Silva, dal vice direttore Oms, Oleg Chestnov, e dall’arcivescovo Luigi Travaglino, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli organismi delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Francesco ha incontrato brevemente la regina Letizia di Spagna, prima di accedere alla sala plenaria. Da lì, riconoscendo l’attualità del tema trattato nel ’92 da Giovanni Paolo II alla prima Conferenza internazionale sulla nutrizione, ha parlato del “paradosso dell’abbondanza”: «C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi».

Ed è vero: la malnutrizione cronica ha interessato, solo nel 2013, 161 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni. Allo stesso tempo, c’è stato un aumento degli sprechi alimentari e dell’obesità in tutto il mondo, dove gli obesi adulti sono 500 milioni. La fame è un tema intorno al quale, ha detto Francesco, «si sfoderano tanti sofismi», ma la prima preoccupazione deve essere «la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza».

Sono criteri, questi, che «non possono restare nel limbo della teoria» e, in questa prospettiva, «i piani di sviluppo e il lavoro delle organizzazioni internazionali dovrebbero tener conto del desiderio, tanto frequente tra la gente comune, di vedere in ogni circostanza rispettati i diritti fondamentali della persona umana e, nel nostro caso, della persona che ha fame». Già nel suo messaggio per la Giornata mondiale dell’alimentazione, il 16 ottobre scorso, Francesco aveva ricordato che per sconfiggere la fame non basta «assistere con aiuti e donazioni coloro che vivono situazioni di emergenza. È arrivato il tempo, aveva evidenziato, «di pensare e decidere partendo da ogni persona e comunità, e non dall’andamento dei mercati».

Consapevole che «i destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri», il Papa considera una sfida da affrontare la «mancanza di solidarietà. Una parola – ha detto – che abbiamo inconsciamente il sospetto di dover togliere dal dizionario». «Amore, giustizia, pace» sono per Francesco «elementi inseparabili tra loro»: per imparare a declinarli, una «fonte inesauribile d’ispirazione» è la «legge naturale, iscritta nel cuore umano, che parla un linguaggio che tutti possono capire». Esattamente come le persone, «anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e ascolto reciproco». Su queste garanzie deve poter contare «ogni donna, uomo, bambino, anziano dovunque», e secondo il Papa «è dovere di ogni Stato attento al benessere dei suoi cittadini sottoscriverle senza riserve, e preoccuparsi della loro applicazione».

Dopo il suo intervento, Francesco ha accennato alla scarsità delle risorse idriche, un «grave problema che può portarci ad una guerra» e, salutando i dipendenti Fao, li ha esortati «a essere premurosi e solidali verso i più deboli. Il vostro lavoro nascosto guarda alle persone – uomini, donne, bambini, nonni, nonne – persone affamate» che, ha concluso il Papa, «non ci chiedono altro che dignità».

 

21 novembre 2014