Francesco al Tg1: un’«ora molto buia»

L’intervista al direttore Chiocci, trasmessa il 1° novembre: la guerra in Medio Oriente, «una sconfitta in più». Il richiamo all’accordo di Oslo: «Due popoli, due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale». Hamas: oltre 9mila i morti dal 7 ottobre

«Ogni guerra è una sconfitta. Non si risolve nulla con la guerra. Niente. Tutto si guadagna con la pace, con il dialogo». Papa Francesco lo ha affermato commentando la situazione in Medio Oriente nella lunga intervista concessa al direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, andata in onda ieri sera, 1° novembre. « Sono entrati nei kibbutz, hanno preso ostaggi. Hanno ucciso qualcuno – ha ricordato, ricostruendo la cronologia dei fatti a partire dall’attacco di Hamas contro Israele -. E poi la reazione. Gli israeliani ad andare a prendere quegli ostaggi, a salvarli. Nella guerra – ha continuato – uno schiaffo provoca l’altro. Uno forte e l’altro più forte ancora e così si va avanti. La guerra è una sconfitta. Io l’ho sentita come una sconfitta in più. Due popoli che devono vivere insieme. Con quella soluzione saggia: due popoli due Stati – l’auspicio del pontefice -. L’accordo di Oslo: due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale».

Bergoglio è tornato a parlare di un’ora «molto buia», nella quale «non si trova la capacità di riflettere con chiarezza». E ancora, «una sconfitta in più – ha rimarcato -. È così dall’ultima guerra mondiale, dal ’45 fino ad adesso, una sconfitta dopo l’altra perché le guerre non si sono fermate. Ma il problema più grave ancora sono le industrie delle armi». Ha raccontato delle telefonate quotidiane con i religiosi che si trovano a Gaza, con la parrocchia latina della Sacra Famiglia, e ha messo in guardia dal rischio di «abituarsi alla guerra». E a proposito della possibile escalation del conflitto su scala mondiale, ha precisato: «Sarebbe la fine di tante cose e di tante vite. Io penso che la saggezza umana fermi queste cose». Questa guerra, ha sottolineato, «ci tocca per quello che significa Israele, Palestina, la Terra Santa, Gerusalemme; ma anche l’Ucraina ci tocca perché è vicina. Ma ci sono tante altre guerre che a noi non toccano: Kivu, lo Yemen, il Myanmar con i Rohingya che sono dei martiri. Il mondo è in guerra ma c’è l’industria delle armi dietro».

Nelle parole di Bergoglio anche il tema dell’antisemitismo, che «purtroppo rimane nascosto. Lo si vede, giovani per esempio, di qua e di là che fanno qualche cosa. Non è sempre sufficiente vedere l’Olocausto che hanno fatto nella seconda guerra mondiale, questi 6 milioni uccisi, schiavizzati, e non è passato. Purtroppo, non è passato. Non saprò spiegarlo e non ho spiegazioni è un dato di fatto che io vedo e non mi piace».

L’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar definisce «prematura» la soluzione dei due Stati prospettata dal Papa nell’intervista al Tg1. «È difficile identificare la via migliore per andare avanti – afferma -, storicamente la soluzione era forte ma è andata scemando negli ultimi anni a causa degli attacchi di Hamas e delle risposte di Israele». Per il rappresentante diplomatico di Tel Aviv, «Hamas per prima non sostiene la soluzione dei due Stati. Perché ci sia una conciliazione, bisogna togliere ad Hamas la possibilità di ucciderci. Bisogna che la comunità internazionale distingua chi vuole un tavolo dei negoziati e chi è assolutamente contrario a ogni forma di dialogo», aggiunge. E riguardo agli attacchi condotti da Israele, afferma: «La nostra non è rappresaglia, ma vogliamo evitare che Hamas possa lanciare un nuovo attacco come quello del 7 ottobre. Lo sforzo è evacuare il maggior numero di civili. Il campo profughi di Jabalia – prosegue – è anche un centro militare, da dove partono missili tutti i giorni contro i civili, intendiamo continuare finché Hamas non sarà più in grado di farlo. È Hamas che usa i civili come scudi umani ed è l’unico responsabile della loro morte».

Da parte sua, intanto, Hamas aggiorna la conta dei morti nella Striscia: oltre 9mila dall’inizio della guerra. 9.061,  per la precisione, tra cui 3.760 bambini e 2.326 donne. I feriti sarebbero almeno 32mila. Sono 242 invece gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas e alle altre fazioni palestinesi, riferisce il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. Alcuni di questi sono di nazionalità straniera o hanno doppia nazionalità. Sempre sul fronte israeliano, è salito a 17 il bilancio dei soldati rimasti uccisi a Gaza nel corso della vasta operazione di terra dell’esercito. Una manovra a tenaglia, che ha portato ad assediare Gaza da tre lati, con le principali vie di accesso sotto il controllo di Israele.

Dal valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto, aperto anche oggi, 2 novembre si prevede passeranno in giornata circa 400 persone in possesso di passaporti stranieri o palestinesi con doppia cittadinanza. Lo ha reso noto Wael Abou Mohssen, portavoce della parte palestinese del terminal, secondo il quale cento sarebbero già passate. Due pullman che trasportavano un totale di «100 viaggiatori di nazionalità straniera», ha detto, hanno attraversato il valico di frontiera verso l’Egitto, su un totale di 400 persone che si sono registrate per partire e 60 feriti di guerra.

2 novembre 2023