Francesco ai volontari: «La vostra dedizione infonde speranza alla società»

A San Pietro il Giubileo del mondo del volontariato, con pellegrini arrivati da oltre 100 Paesi. 15mila gli italiani. Nella Messa con il cardinale Czerny, l’omelia preparata dal Papa. «Attraversando con Cristo il deserto, percorriamo una via dove non ce n’era una»

Le divise rosse della Croce rossa italiana, quelle azzurre e gialle delle Misericordie, quelle blu e gialle della  Protezione civile, le giacche arancioni dell’Ordine di Malta. Sotto il cielo uggioso di Roma in questa I domenica di Quaresima piazza San Pietro è un arcobaleno di solidarietà. Si è celebrato ieri, 9 marzo, il Giulio del mondo del volontariato. La celebrazione eucaristica, sul sagrato della basilica, è stata presieduta dal cardinale Michael Czerny, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che ha letto l’omelia preparata per l’evento da Papa Francesco.

Da Bergoglio, ricoverato dal 14 febbraio al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale, anzitutto un ringraziamento ai 25mila volontari presenti a Roma per il loro pellegrinaggio giubilare. Un riconoscimento accolto dai presenti con un applauso. Francesco sottolinea come il loro impegno sia un’infusione di speranza per la società. «Sull’esempio di Gesù – scrive – servite il prossimo senza servirvi del prossimo. Per strada e tra le case, accanto ai malati, ai sofferenti, ai carcerati, coi giovani e con gli anziani, la vostra dedizione infonde speranza a tutta la società. Nei deserti della povertà e della solitudine, tanti piccoli gesti di servizio gratuito fanno fiorire germogli di umanità nuova: quel giardino che Dio ha sognato e continua a sognare per tutti noi».

Il Vangelo della prima domenica di Quaresima narra le tentazioni di Gesù nel deserto. Per il Papa le tentazioni di Cristo e quelle dell’uomo hanno tre caratteristiche comuni: l’inizio, il modo e  l’esito. Se quella di Gesù è voluta perché «va nel deserto per  la sua filiale disponibilità verso lo Spirito del Padre, la nostra è subita: il male precede la nostra libertà, la corrompe intimamente come un’ombra interiore e un’insidia costante». Il demonio tenta poi Gesù cercando di distruggere il legame con il Padre, ma il Figlio di Dio, spiega Francesco, sceglie di condividere questa relazione per la salvezza dell’uomo, non considerandola un privilegio da ostentare per guadagnare successo e seguaci. «Anche noi veniamo tentati nella relazione con Dio, ma all’opposto – le parole del pontefice -. Il diavolo, infatti, sibila alle nostre orecchie che Dio non è davvero nostro Padre; che in realtà ci ha abbandonati. Satana mira a convincerci che per gli affamati non c’è pane, tanto meno dalle pietre, né gli angeli ci soccorrono nelle disgrazie. Semmai, il mondo sta in mano a potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra. Proprio mentre il demonio vorrebbe far credere che il Signore è lontano da noi, portandoci alla disperazione, Dio viene ancora più vicino a noi, dando la sua vita per la redenzione del mondo».

Infine l’esito. Mentre Cristo vince il male, «l’esito della nostra prova è diverso – sottolinea il Papa -. Davanti alla tentazione, noi talvolta cadiamo: siamo tutti peccatori. La sconfitta, però, non è definitiva, perché Dio ci solleva da ogni caduta con il suo perdono, infinitamente grande nell’amore. La nostra prova non finisce dunque con un fallimento, perché in Cristo veniamo redenti dal male. Attraversando con Lui il deserto, percorriamo una via dove non ne era tracciata alcuna: Gesù stesso apre per noi questa strada nuova, di liberazione e di riscatto. Seguendo con fede il Signore, da vagabondi diventiamo pellegrini».

Quello di ieri è stato il quinto dei grandi appuntamenti giubilari, pensato per chi, ogni giorno, si dedica alla cura degli altri. L’evento è iniziato sabato 8 marzo con il pellegrinaggio alla Porta Santa della basilica di San Pietro e i “Dialoghi con la città”: una serie di incontri culturali, artistici e spirituali organizzati in varie piazze di Roma. Per l’occasione nella Capitale sono arrivati pellegrini da oltre 100 Paesi. Ovviamente i più numerosi sono stati i volontari italiani, circa 15mila, e nel dettaglio 5mila dei gruppi delle Misericordie, 4mila della Protezione Civile e ottocento della Caritas italiana. Spicca poi il toque blanche di un gruppo di cuochi del dipartimento Solidarietà ed emergenze della Federazione italiana cuochi. In piazza sono giunti inoltre 124 partecipanti dalla Spagna, 123 dagli Stati Uniti, 85 dal Brasile, e numerosi gruppi da Polonia, Argentina, Messico e Colombia. Rappresentanze sono arrivate anche da Australia, Cile, Ecuador e India.

«Per noi è un momento di fratellanza, comunione e aggregazione», afferma Nicola, della Croce rossa di Roma gruppo 6. Per la collega Maria Concetta «è un segno di attenzione della Chiesa». Marco, dello stesso gruppo, ritiene che attraverso il volontariato «si possono trasmettere quei valori di solidarietà e attenzione verso il prossimo che custodiamo nel cuore». Gli fa eco Rocco, per il quale in questo momento storico è importante «esprimere umanità nei confronti degli ultimi, offrendo loro sostegno e conforto». Per Stefano, della Protezione civile della Regione Lazio, questo evento giubilare «è un momento di aggregazione, di scambio e approfondimenti tecnici con le realtà di altre regioni». Il pensiero di tutti è ovviamente rivolto a Papa Francesco, «la grande mancanza di questo appuntamento giubilare tanto emozionante». Giuliano delle Misericordie dedica «questa giornata di gioia e di preghiera al Papa, affinché il Signore posi le mani sul suo capo».

10 marzo 2025