Francesco ai vescovi: difendere i bambini dai «nuovi Erode»

Diffusa la lettera inviata il 28 dicembre, per la festa dei Santi Innocenti. Sfruttamento, prosituzione: pesi che «fagocitano» l’innocenza dei piccoli

Porta la data del 28 dicembre ma è stata diffusa solo ieri, 2 gennaio, dalla Sala stampa vaticana la lettera inviata da Francesco ai vescovi per la festa dei Santi Innocenti. Un testo dedicato al «lamento» e al «pianto di tante madri, di tante famiglie, per la morte dei loro figli, dei loro figli innocenti», che ancora oggi si ascolta. «Contemplare il presepe – scrive Francesco – è anche contemplare questo pianto, è anche imparare ad ascoltare ciò che accade intorno e avere un cuore sensibile e aperto al dolore del prossimo, specialmente quando si tratta di bambini, ed è anche essere capaci di riconoscere che ancora oggi si sta scrivendo questo triste capitolo della storia».

Esortando a seguire l’esempio di san Giuseppe, che «davanti ai crimini atroci che stavano accadendo fu capace di ascoltare la voce di Dio e la missione che il Padre gli affidava», il Papa evidenzia l’impossibilità di vivere la gioia cristiana «voltando le spalle a queste realtà» o «ignorando il gemito del fratello, dei bambini». E cita, appunto, san Giuseppe e la sua capacità di ascoltare la voce di Dio e lasciarsi guidare dala sua volontà, che lo rese «più sensibile a ciò che lo circondava» e capace di leggere gli avvenimenti con realismo.

«Oggi – sono le parole di Francesco – anche a noi, pastori, viene chiesto lo stesso: di essere uomini capaci di ascoltare e non essere sordi alla voce del Padre, e così poter essere più sensibili alla realtà che ci circonda». Il Papa invita quindi i vescovi a difendere la gioia «dai nuovi Erode dei nostri giorni, che fagocitano l’innocenza dei nostri bambini. Un’innocenza spezzata sotto il peso del lavoro clandestino e schiavo, sotto il peso della prostituzione e dello sfruttamento. Innocenza distrutta dalle guerre e dall’emigrazione forzata con la perdita di tutto ciò che questo comporta. Migliaia di nostri bambini sono caduti nelle mani di banditi, di mafie, di mercanti di morte che l’unica cosa che fanno è fagocitare e sfruttare i loro bisogni».

L’invito allora è ad ascoltare «il pianto e il lamento di questi bambini», ma anche quello «della nostra madre Chiesa, che piange non solo davanti al dolore procurato nei suoi figli più piccoli ma anche perché conosce il peccato di alcuni dei suoi membri: la sofferenza, la storia e il dolore dei minori che furono abusati sessualmente da sacerdoti». Non nomina mai la pedofilia, Francesco, ma la definisce comunque «peccato che ci fa vergognare». Parla di «persone che avevano la responsabilità della cura di questi bambini» che invece «hanno distrutto la loro dignità. Deploriamo questo profondamente – aggiunge – e chiediamo perdono. Ci uniamo al dolore delle vittime e a nostra volta piangiamo il peccato. Il peccato per quanto è successo, il peccato di omissione di assistenza, il peccato di nascondere e negare, il peccato di abuso di potere. Anche la Chiesa piange con amarezza questo peccato dei suoi figli e chiede perdono».

Nella festa dedicata proprio ai Santi Innocenti, il Papa rinnova ai presuli l’esortazione a rivolgere «tutto il nostro impegno» affinché queste atrocità non accadano più. «Troviamo il coraggio necessario per promuovere tutti i mezzi necessari e proteggere in tutto la vita dei nostri bambini perché tali crimini non si ripetano più. Facciamo nostra chiaramente e lealmente la consegna “tolleranza zero” in questo ambito», è la conclusione. Nel testo si ricorda anche che «oggi 75 milioni di bambini, a causa delle emergenze e delle crisi prolungate, hanno dovuto interrompere la loro istruzione».

Nel 2015, il 68% di tutte le persone oggetto di traffico sessuale nel mondo erano bambini, prosegue il Papa: «Un terzo dei bambini che hanno dovuto vivere fuori dei loro Paesi lo ha fatto per spostamento forzato», e quasi la metà dei bambini che muoiono sotto i 5 anni muore per malnutrizione. Nell’anno 2016 si stima che 150 milioni di bambini hanno compiuto un lavoro minorile, molti di loro vivendo in condizioni di schiavitù. Secondo l’ultimo rapporto elaborato dall’Unicef, «se la situazione mondiale non muta, nel 2030 saranno 167 milioni i bambini che vivranno in estrema povertà, 69 milioni di bambini sotto i 5 anni moriranno tra il 2016 e il 2030 e 60 milioni di bambini non frequenteranno la scuola primaria di base».

3 gennaio 2016