Francesco ai Salesiani: In prima linea accanto ai giovani

La lettera del Papa nel bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco: «Vi aiuti a non deludere le aspirazioni profonde dei ragazzi»

La lettera del Papa nel bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco: «Vi aiuti a non deludere le aspirazioni profonde dei ragazzi»

Non stare a guardare ma «porsi in prima linea per offrire ai giovani un’esperienza educativa integrale che, saldamente basata sulla dimensione religiosa, coinvolga la mente, gli affetti, tutta la persona, considerata sempre come creata e amata da Dio». È il primo insegnamento di san Giovanni Bosco che Papa Francesco ricorda nella sua lettera di ieri, giovedì 16 maggio, al rettor maggiore dei Salesiani don Ángel Fernández Artime, nel bicentenario della nascita del fondatore. «L’Italia, l’Europa e il mondo in questi due secoli sono molto cambiati, ma l’anima dei giovani non lo è: anche oggi i ragazzi e le ragazze sono aperti alla vita e all’incontro con Dio e con gli altri, ma ce ne sono tanti a rischio di scoraggiamento, di anemia spirituale, di emarginazione». È anzitutto a loro che si indirizza quella pedagogia «genuinamente umana e cristiana» “inaugurata” da don Bosco, «animata dalla preoccupazione preventiva e inclusiva, specialmente per i ragazzi dei ceti popolari e delle fasce marginali della società, ai quali offre anche la possibilità dell’istruzione e di apprendere un mestiere, per diventare buoni cristiani e onesti cittadini».

Attraverso questo impegno «per l’educazione morale, civile, culturale dei giovani», don Bosco, evidenzia il Papa, ha agito «per il bene delle persone e della società civile, secondo un progetto di uomo che coniuga insieme allegria-studio-preghiera, o ancora lavoro-religione-virtù». Di tale cammino «fa parte integrante la maturazione vocazionale». Alla famiglia salesiana dunque l’invito a «far rifiorire la creatività carismatica dentro e oltre le vostre istituzioni educative, ponendovi con dedizione apostolica sui sentieri dei giovani, particolarmente di quelli delle periferie». Don Bosco – è l’augurio di Francesco – «vi aiuti a non deluderne le aspirazioni profonde: il bisogno di vita, apertura, gioia, libertà, futuro; il desiderio di collaborare alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno, allo sviluppo per tutti i popoli, alla tutela della natura e degli ambienti di vita».

Nel parole del Papa il ricordo del santo fondatore si fa augurio per il futuro della sua famiglia religiosa e per i giovani che incontra nel suo cammino. Sul suo esempio, scrive, «li aiuterete a sperimentare che solo nella vita di grazia, cioè nell’amicizia con Cristo, si attuano in pieno gli ideali più autentici. Avrete la gioia di accompagnarli nella ricerca di sintesi tra fede, cultura e vita, nei momenti in cui si prendono decisioni impegnative, quando si cerca di interpretare una realtà complessa». Due in particolare i compiti per i “figli” e le “figlie” di don Bosco. Il primo: «Educare secondo l’antropologia cristiana al linguaggio dei nuovi mezzi di comunicazione e delle reti sociali, che plasma in profondità i codici culturali dei giovani, e dunque la visione della realtà umana e religiosa». Il secondo: «Promuovere forme di volontariato sociale, non rassegnandosi alle ideologie che antepongono il mercato e la produzione alla dignità della persona e al valore del lavoro».

Fondamentale in questo senso, per Francesco, il ruolo della formazione. «Essere educatori che evangelizzano – scrive – è un dono di natura e grazia, ma è anche frutto di formazione, studio, riflessione, preghiera e ascesi». Soprattutto davanti a quella «emergenza educativa» più volte indicata da Benedetto XVI, continua ancora il Papa, «invito la famiglia salesiana a favorire un’efficace alleanza educativa tra diverse agenzie religiose e laiche per camminare con la diversità dei carismi a favore della gioventù nei diversi continenti». «Inderogabile» poi la necessità di «coinvolgere le famiglie dei giovani. Non vi può essere infatti un’efficace pastorale giovanile senza una valida pastorale familiare».

«Un educatore che, nella molteplicità delle relazioni e degli impegni, fa risuonare sempre il primo annuncio, la bella notizia che direttamente o indirettamente non può mai mancare». Questo il ritratto che Francesco disegna del salesiano: «Essere discepoli fedeli a don Bosco – rileva – richiede di rinnovare la scelta catechistica che fu suo impegno permanente, da comprendere oggi nella missione di una nuova evangelizzazione. Questa catechesi evangelizzatrice – conclude – merita il primo posto nelle istituzioni salesiane e va realizzata con competenza teologica e pedagogica e con una trasparente testimonianza dell’educatore».

17 luglio 2015