Francesco ai ragazzi: «Non accontentatevi della mediocrità»

A San Pietro la Messa per il Giubileo dei Ragazzi. In piazza 120mila adolescenti che il Papa esorta: «Amate mettendo da parte gli egoismi»

giubileo_ragazzi_24apr2016_internoA San Pietro la Messa per il Giubileo dei Ragazzi. In piazza 120mila adolescenti che il Papa esorta: «Amate mettendo da parte gli egoismi» 

«La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una “app” che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore». Papa Francesco usa un linguaggio comprensibile ai giovani inseparabili dai loro smartphone. Per la questura di Roma 120 mila adolescenti tra i 13 e i 16 anni hanno partecipato alla Messa del Papa in piazza San Pietro domenica 24 aprile, al culmine dei tre giorni per il Giubileo dei ragazzi e delle ragazze.

Accompagnati da genitori, catechisti
, educatori, parroci, sono giunti da tutta Italia e dall’estero, in particolare da Spagna, Belgio e Portogallo. Hanno invaso, rallegrato e animato piazza San Pietro e tutta via della Conciliazione. Alcuni hanno potuto salutare Francesco “vis-à-vis”: c’è chi ha chiesto di fare l’immancabile selfie, compresi molti sacerdoti, accontentati dalla pazienza del Papa; chi gli ha stretto a lungo le mani quasi a non volerla lasciare; uno scout si è sfilato e gli ha regalato il fazzolettone simbolo di promessa, impegno e servizio e che il Pontefice ha accolto con sorpresa: «è per me?» ha chiesto sorridendo.

I giovani sono stati “graziati”
anche dal tempo, clemente nonostante l’allerta meteo. Questo ha permesso al Pontefice di percorrere, come suo solito, la piazza sulla papamobile tra urla di giubilo. Gioia diventata incontenibile quando il mezzo ha oltrepassato il suolo vaticano percorrendo gran parte di via della Conciliazione.

«L’amore – ha detto il Papa nell’omelia – è la carta d’identità del cristiano, l’unico documento valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù. Se scade e non si rinnova continuamente, non siamo più testimoni del Maestro». Il vero discepolo di Cristo, per Francesco, si distingue per l’amore concreto : «non l’amore “nelle nuvole” ma quello che risplende nella sua vita. Chi non è concreto e parla dell’amore, fa una telenovela, un teleromanzo». Tanti gli spunti di riflessione dati ai presenti. «Alla vostra età – ha detto – emerge il desiderio di affezionarvi e di ricevere affetto. Il Signore vi metterà nel cuore un’intenzione buona, quella di voler bene senza possedere, di amare le persone lasciandole libere. Perché l’amore è libero! C’è sempre la tentazione di inquinare l’affetto con la pretesa istintiva di prendere, di avere quello che piace; questo è egoismo».

Il Papa mette i giovani in guardia da un distorto desiderio di libertà che si fa sentire prepotente durante l’adolescenza. «Molti vi diranno che essere liberi significa fare quello che si vuole – dice -. Ma bisogna saper dire dei no altrimenti non sei libero. Libertà non è fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene. È libero chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso, non è facile. Ma io credo che voi giovani non abbiate paura delle fatiche, siete coraggiosi! Solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita».

«Non accontentatevi della mediocrità, di vivacchiare stando comodi e seduti; non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda». L’amore è anche libero, è una responsabilità. «Una responsabilità bella – dice il Papa – che dura tutta la vita; è l’impegno quotidiano di chi sa realizzare grandi sogni! Ah, guai ai giovani che non sanno sognare, che non osano sognare! Se un giovane, alla vostra età, non è capace di sognare, già se n’è andato in pensione, non serve». Poi l’invito a non scoraggiarsi mai: «Nella vita sempre si cade, perché siamo peccatori, siamo deboli. Ma c’è la mano di Gesù che ci risolleva, che ci rialza. Gesù ci vuole in piedi! Quella parola bella che Gesù diceva ai paralitici: “Alzati!”. Dio ci ha creati per essere in piedi».

Infine Francesco esorta i giovani a costruire il futuro con gli altri: «Non si costruisce “contro”: questo si chiama distruzione. Farete cose meravigliose se vi preparate bene già da ora, vivendo pienamente questa vostra età così ricca di doni, e senza paura della fatica. Vostro programma quotidiano siano le opere di misericordia. Così sarete riconosciuti come discepoli di Gesù. Così avrete la carta d’identità di cristiani. E vi assicuro: la vostra gioia sarà piena».

 

26 aprile 2016