Francesco agli anglicani: «Siamo amici, camminiamo insieme»

Il Papa ha visitato la parrocchia anglicana di All Saints’ in via del Babuino. Nasce un gemellaggio con Ognissanti di via Appia, poi il Pontefice annuncia un possibile viaggio in Sud Sudan

Il Papa ha visitato la parrocchia anglicana di All Saints’ in via del Babuino. Nasce un gemellaggio con Ognissanti di via Appia, poi il Pontefice annuncia un possibile viaggio in Sud Sudan 

Il dialogo ecumenico non si fa in laboratorio, si fa camminando insieme. Per le vie del centro, in una calda domenica di carnevale, Francesco si fa strada tra la folla fino alla parrocchia anglicana di All Saints’ in via del Babuino per portare il suo messaggio. L’occasione è quella della festa: il duecentesimo anniversario della presenza degli anglicani nel cuore di Roma, tra piazza di Spagna e piazza del Popolo. Sotto le alte volte della chiesa neogotica, domenica 26 febbraio, il cammino del dialogo si concretizza in «Un passo verso l’unità», il titolo dell’accordo che sancisce il gemellaggio tra la parrocchia cattolica di Ognissanti in via Appia Nuova e quella della Chiesa anglicana nel Tridente.

L’accordo viene firmato davanti al Papa e al vescovo della diocesi di Gibilterra in Europa, Robert Innes. Cattolici e anglicani delle due comunità pregheranno insieme per l’unità, studieranno insieme la Bibbia per esplorare le rispettive tradizioni e conoscere le rispettive liturgie, daranno un concreto supporto nel servizio verso i poveri, pianificando eventi congiunti, attività di gruppo e di condivisione pasti.

 «Nel corso di questi due secoli – dice Francesco durante la prima visita di un Papa in una chiesa anglicana della sua diocesi – molto è cambiato tra anglicani e Cattolici, che nel passato si guardavano con sospetto e ostilità; oggi, grazie a Dio, ci riconosciamo come veramente siamo: fratelli e sorelle in Cristo, mediante il nostro comune battesimo. Come amici e pellegrini desideriamo camminare insieme, seguire insieme il nostro Signore Gesù Cristo». Il Papa, dopo aver ricevuto il benvenuto da parte del reverendo Jonathan Boardman, benedice l’icona del Cristo Salvatore, opera di un ex prete anglicano convertito al cattolicesimo.

«Gesù, guardandoci – aggiunge Francesco -, sembra rivolgerci una chiamata, un appello: “Sei pronto a lasciare qualcosa del tuo passato per me? Vuoi essere messaggero della mia misericordia?”». La chiave dell’ecumenismo risiede in questa risposta: misericordia e umiltà, sull’esempio di San Paolo che riuscì in questo modo a superare le incomprensioni della comunità di Corinto: «diventare umili è decentrarsi – spiega il Papa delle periferie – e riconoscersi bisognosi di Dio, mendicanti di misericordia. È questo il punto di partenza».

«Superare pregiudizi e ostilità e gemellarsi per aiutare i poveri» è l’invito rivolto dal Papa. «Cattolici e anglicani siamo umilmente grati perché, dopo secoli di reciproca diffidenza, siamo ora in grado di riconoscere che la feconda grazia di Cristo è all’opera anche negli altri». Il ringraziamento di Francesco è rivolto al Signore «perché tra i cristiani è cresciuto il desiderio di una maggiore vicinanza, che si manifesta nel pregare insieme e nella comune testimonianza al Vangelo, soprattutto attraverso varie forme di servizio». È un lavoro lento e faticoso quello del dialogo ecumenico: «A volte il progresso nel cammino verso la piena comunione può apparire lento e incerto, ma oggi possiamo trarre incoraggiamento dal nostro incontro».

Dopo i consueti inni del Vespro
, cantati in italiano e in inglese dalla compostissima comunità multiculturale di via del Babuino, Francesco dialoga con alcuni membri della congregazione che gli hanno rivolto tre domande. La prima sul rapporto oggi tra cattolici e anglicani: «Sono buoni, oggi va meglio, ma dobbiamo continuare ad andare avanti insieme», cercando di leggere i fatti del passato relativi alle divisioni «con l’ermeneutica di quel momento». Jane, docente di lingua inglese alla Sapienza, cita Benedetto XVI. Il Papa emerito, rispetto al dialogo interreligioso, avrebbe messo in guardia sul rischio di dare la priorità alla collaborazione dell’azione sociale anziché seguire il cammino dell’accordo teologico. «È vero – risponde Francesco -, si deve cercare il dialogo teologico per cercare anche le radici. Ma questo si deve fare camminando, lungo la via».

Infine la terza domanda su come migliorare i rapporti alla luce di ciò che fanno di buono le Chiese del Sud del mondo. Rispondendo al seminarista anglicano che pone la questione, Francesco loda la «vitalità delle chiese giovani», esprimendo la ferma intenzione di recarsi quanto prima in Sud Sudan. «Sono venuti i vescovi, l’anglicano, il presbiteriano e il cattolico, tutti e tre insieme a dirmi: “Per favore, venga, soltanto una giornata ma non venga solo, venga con Justin Welby”», l’arcivescovo di Canterbury. «Dalla loro chiesa giovane è venuta questa creatività e stiamo pensando se si può fare, anche se la situazione è troppo brutta laggiù».

Tra gli applausi della comunità
, il reverendo Boardman fa poi dono al Papa di alcuni prodotti tipici e dolci tra i quali la Simnel Cake, una torta con sopra 11 palline di pasta lievitata, simbolo dei dodici apostoli, meno Giuda. Infine, il regalo più bello per Francesco: la comunità anglicana s’impegnerà a offrire pasti caldi ai senza dimora della stazione Ostiense ogni venerdì sera e a regalare bibbie in inglese alle prostitute vittime della tratta. È la strada del dialogo, passo dopo passo, che ai laboratori preferisce la via della quotidianità.

 

27 febbraio 2017