Francesco a Prato: «Combattere cancro della corruzione e illegalità»

Il Papa in Toscana per il Convegno ecclesiale. Alle 7.55 l’arrivo in elicottero, quindi l’incontro in Piazza della Cattedrale. Tra i temi, lavoro e accoglienza

Il Papa in Toscana per il Convegno ecclesiale nazionale. Alle 7.55 l’arrivo in elicottero, quindi l’incontro in Piazza della Cattedrale. Tra i temi, lavoro e accoglienza

L’elicottero di Papa Francesco è atterrato allo stadio Lungobisenzio di Prato alle 7.55 di questa mattina, martedì 10 novembre. Poco dopo il pontefice faceva il suo ingresso nella Piazza della Cattedrale di Prato, accolto da una folla in festa. Ad accoglierlo, il vescovo di Prato Franco Agostinelli. È iniziato così il decimo viaggio pastorale di Francesco in Italia, in occasione del quinto Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana che si svolge a Firenze, dove è arrivato intorno alle 9.45.

Accoglienza, prossimità, lavoro, lotta contro l’illegalità. Meglio, contro il «cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo e il veleno dell’illegalità». Questi i temi centrali intorno a cui si è articolato il discorso pronunciato dal pulpito esterno della cattedrale intitolata a Santo Stefano. A cominciare da quell’invito a «non restare chiusi nell’indifferenza, ma ad aprirci»; a «uscire per avvicinarci agli uomini e alle donne del nostro tempo». Parole rivolte anzitutto al mondo del lavoro, a cui era dedicato l’incontro, al quale Francesco ha ricordato che «uscire vuol dire rischiare, ma non c’è fede senza rischio». Il Signore infatti «chiama i suoi a prendere l’iniziativa e a coinvolgersi, senza paura».

Il Papa ha osservato che «di fronte alle trasformazioni spesso vorticose di questi ultimi anni, c’è il pericolo di subire il turbine degli eventi, perdendo il coraggio di cercare la rotta». E rinunciando a «prendere il largo sulla parola di Gesù». Il Signore però, ha ammonito Francesco, «vuole raggiungere chi ancora non lo ama. Desidera che nasca in noi una rinnovata passione missionaria e ci affida una grande responsabilità. Chiede alla Chiesa sua sposa – ha continuato – di camminare per i sentieri accidentati di oggi, di accompagnare chi ha smarrito la via; di piantare tende di speranza, dove accogliere chi è ferito e non attende più nulla dalla vita».

Proprio per questo, «per un discepolo di Gesù nessun vicino può diventare lontano. Anzi, non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere». Quindi il “grazie” ai pratesi per «le vostre iniziative a sostegno dei più deboli e delle famiglie», e insieme l’esortazione a non rassegnarsi «davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati – le parole di Francesco – dal desiderio di stabilire dei veri e propri patti di prossimità». Ancora, il pontefice ha invitato a «cingersi di vertià», perché «non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza». Anche se «ricercare e scegliere sempre la verità non è facile».

Nelle parole del Papa, che ha rivendicato la «sacralità di ogni essere umano» che «richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno», anche il ricordo dei 5 uomini e 2 donne cinesi morti due anni fa in un incendio nel capannone in cui vivevano e lavoravano, nella zona industriale di Prato. «È una tragedia dello sfruttamento e delle condizioni umane di vita, e questo non è degno», ha ammonito Francesco, parlando a braccio. Quindi l’ultima parte del discorso, continuamente interrotto dagli applausi. «La vita di ogni comunità – ha agigunto – esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri – la consegna del Papa – non stanchiamoci mai di lottare per la verità».

10 novembre 2015