Francesco a Pietralata, visita a sopresa a Campo Arcobaleno

È ricominciato da San Michele Arcangelo il pellegrinaggio del Papa tra le “sue” parrocchie. L’invito: davanti alle divisioni, «lasciarsi guarire da Gesù»

È ricominciato da San Michele Arcangelo il pellegrinaggio del Papa tra le “sue” parrocchie. L’invito: davanti alle divisioni, «lasciarsi guarire da Gesù»

Nel piazzale antistante la sacrestia i prelati lo aspettano, così come le migliaia di persone accalcate in festosa attesa lungo le due ali della strada principale che conduce alla piccola chiesa a forma di capanna. Ma questo non impedisce a Papa Francesco di fare una piccola deviazione sul percorso, per una visita a sorpresa a una baraccopoli vicina nota come il “Campo Arcobaleno” di Ponte Mammolo, dove ha portato il calore della sua presenza agli sfollati, sostando con un gruppo di latino-americani per recitare il Padre Nostro in spagnolo e impartire loro la benedizione.

Comincia così la visita di Francesco alla parrocchia di San Michele Arcangelo a Pietralata, situata a nord della Capitale. La prima nel nuovo anno, la nona dall’inizio del suo pontificato. Lasciato alle spalle il campo profughi, Francesco viene accolto con gioia dai fedeli mentre passa a bordo della Ford Focus, con i finestrini abbassati, alla volta della parrocchia. Qui cominciano subito gli incontri con le diverse realtà: dagli ammalati, che sprona ad andare avanti anche quando «tutto è buio» nella certezza che il Signore «mai delude»; ai senza fissa dimora assistiti dalla Comunità di Sant’Egidio, ai quali dice che «il fatto che la gente non sa il vostro nome e vi chiama “i senzatetto” è la vostra croce e la vostra pazienza».

Poi Francesco incontra i genitori dei bimbi battezzati durante l’anno, esortandoli a educare bene i figli nella fede perché «tanti bambini cristiani non sanno farsi il segno della croce», e si reca in mezzo agli Scout della parrocchia facendosi mettere al collo il “fazzolettone”. Quindi raggiunge i bambini che si preparano alla prima comunione rispondendo alle domande di alcuni di loro. A Lucilla, che gli chiede come si sia reso conto se la sua scelta di vita fosse quella giusta, Papa Francesco risponde con grande semplicità: «La sicurezza interiore è la stessa di quando un uomo e una donna si scelgono mutualmente e si sposano. Tu potrai dirmi: “Hai fatto delle rinunce”, ma anche chi si sposa le ha fatte». La vita di matrimonio è difficile, ricorda il Papa, rivolgendo ancora una volta un consiglio alle coppie: «Anche se si litiga e volano i piatti, mai finire la giornata senza fare la pace».

La domanda di Aurora fornisce poi lo spunto per parlare ai più piccoli della guerra, sottolineando che questa non esiste solo in Iraq, in Ucraina o in Africa, ma nasce nelle persone che sono senza Dio. «Il padre della guerra è il diavolo – spiega – perché è il padre dell’odio e delle menzogne e non vuole l’unità. Invece Dio vuole l’unità. Se voi avete nel cuore gelosie contro un altro, questo è l’inizio di una guerra». Un concetto ripreso anche nella Messa, celebrata dopo aver confessato cinque parrocchiani, insieme al cardinale vicario Agostino Vallini, al vescovo ausiliare per il settore nord Guerino Di Tora, al parroco monsignor Aristide Sana e al viceparroco don Massimo Cautero. «È triste quando in una famiglia i fratelli non si parlano per una stupidaggine – le parole di Francesco – perché il diavolo prende una stupidaggine e fa un mondo. Poi le inimicizie vanno avanti tante volte per anni, eh. E si distrugge quella famiglia». In questa situazione, il Papa indica i passi da compiere: «Lasciarsi guarire da Gesù, ascoltare la sua Parola nel Vangelo, leggere un passo, pensare un po’ cosa dice a me. Se non sento che mi dice, passo ad un altro. Ma avere questo contatto quotidiano col Vangelo».

La parola finale, prima della benedizione di Francesco, al parroco di San Michele Arcangelo. «Grazie per l’amicizia e l’attenzione che ha mostrato per la nostra parrocchia e per le ore passate a contatto con la nostra gente e con i nostri problemi. La sua visita – conclude don Aristide – rimarrà come un invito autorevole e potente a non gettare la spugna, impegnandoci a mescolarci con l’umanità e a risvegliarci dall’interno del cuore».

9 febbraio 2015