“Forza, lavoro!”: le proposte di Aipd per l’inserimento

Alla vigilia della festa del 1° maggio, la campagna dell’Associazione italiana persone Down, che tira le somme e guarda al futuro. «In 15 anni, sempre più assunzioni. Oggi il 13% ha un lavoro»

“Forza, lavoro!”. Alla vigilia della festa del 1° maggio, l’Aipd (Associazione italiana persone Down) lancia la campagna di quest’anno per l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone con sindrome di Down. Un appello congiunto ad aziende, imprenditori e agli stessi lavoratori, nel quale ripropone lo spot “Assumiamoli!”, con il quale esattamente 15 anni fa aveva incitato i  responsabili delle aziende ad aprire le porte a questi lavoratori, oggi sempre più presenti all’interno delle aziende, spesso anche con contratti a tempo indeterminato. Ma ancora oltre l’85% delle persone con sindrome di Down non lavora.

In questi 15 anni, commenta il presidente nazionale Aipd Gianfranco Salbini, «non solo i numeri delle assunzioni sono significativamente cresciuti, ma anche i settori lavorativi si sono diversificati: oggi è facile incontrare lavoratori con sindrome di Down non soltanto in alberghi e ristoranti ma anche all’interno di grandi catene commerciali o in uffici amministrativi, o anche all’interno di servizi pubblici. La crescita che abbiamo registrato in questi 15 anni indubbiamente ci incoraggia e ci fa essere ottimisti – afferma -, ma al tempo stesso constatiamo che i numeri sono ancora molto, troppo bassi: come evidenziato anche nella recente ricerca che abbiamo condotto insieme al Censis (“Non uno di meno”), circa il 13% degli adulti con sindrome di Down ha un contratto da dipendente o collaboratore: il 35% di questi percepisce un compenso minimo, il 35% un compenso normale. Sono dati che devono farci riflettere e devono impegnarci seriamente per il futuro: dobbiamo fare in modo che le aziende assumano questi uomini e queste donne, consapevoli finalmente del valore umano e professionale che portano».

Di qui le proposte dell’associazione. A cominciare da quella di «semplificare e accelerare le procedure per l’accertamento della disabilità, previsto dalla legge 69/99 come necessario per l’iscrizione alle liste di collocamento mirato». Le commissioni addette alla valutazione, riferisce Salbini, si riuniscono «con tempi variabili, a seconda del territorio. Da alcune regioni ci arrivano segnalazioni di persone che attendono da oltre un anno l’accertamento. È necessario che su tutto il territorio nazionale i tempi si riducano, per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità».

Ancora, l’Aipd propone l’istituzione di fondi dedicati ai tirocini, dato che «quasi tutti i nostri inserimenti lavorativi avvengono a seguito di tirocinio», riferiscono. Eppure, «mentre esistono incentivi per l’assunzione delle persone con disabilità, non esistono incentivi per l’attivazione del tirocinio. Al contrario, l’indennità di partecipazione, che la legge prevede sia riconosciuta a ogni tirocinante per un importo minimo di 300 euro (variabile di regione in regione), è a carico dell’azienda». Di qui la difficoltà di attivarne. «La nostra proposta – continua Salbini – è di destinare fondi nazionali a questo scopo, prendendo a modello regioni come il Lazio, che in passato ha destinato risorse proprio a questo scopo: una soluzione semplice, ma capace di rendere molto più efficace uno strumento fondamentale per l’inserimento lavorativo».

La terza proposta: potenziare il Servizio per l’inserimento lavorativo, mettendo in comunicazione domanda e offerta e valorizzando le competenze. «Si tratta di strumenti fondamentali, soprattutto dopo che la riforma della legge 68/99, nel 2015, consente sempre la chiamata diretta, grazie alla quale i datori di lavoro oggi possono scegliere quale lavoratore assumere», commentano dall’associazione. La quarta e ultima proposta infine riguarda proprio il coinvolgimento delle associazioni. Le nuove Linee Guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità prevedono di fare «ricorso all’esternalizzazione, attraverso il coinvolgimento di associazioni di categoria o di enti del terzo settore che al loro interno abbiano individuato figure professionali opportunamente formate in grado di rivestire il ruolo di responsabile dell’inserimento lavorativo e che mettano a disposizione tale servizio tramite forme consulenziali». Eppure, spiega il presidente Aipd, «le associazioni che interagiscono con i servizi pubblici per il collocamento mirato sono a volte mal tollerate nello svolgimento delle funzioni loro attribuite, a volte si trovano a interagire con servizi non adeguatamente competenti. È importante che il loro ruolo sia riconosciuto e valorizzato come una risorsa utile per un positivo esito del progetto di inserimento».

Dall’associazione arrivano anche i dati che fotografano la realtà attuale in Italia: a dicembre 2022, nell’ambito della rete Aipd, i lavoratori con sindrome di Down risultavano 233, di cui 212 a tempo indeterminato e 142 coinvolti in tirocini a norma di legge. Nel 2013 erano solo 86. Per quanto riguarda i contesti lavorativi, più del 70% degli inserimenti è in aziende private o nel pubblico, il resto in cooperative sociali di tipo B. Sempre più diversificati sono oggi gli ambiti lavorativi: uffici, fabbriche, parrucchieri e saloni di bellezza, case di riposo, ospedali, farmacie, bar, pub, ristoranti, fast-food, mense, pizzerie, gelaterie, supermercati, hotel e altre strutture ricettive, negozi, centri commerciali, stazioni, aeroporti, scuole e uffici pubblici.

Nella lettura dell’Aipd, «”ingredienti” fondamentali per rendere efficaci e funzionali gli inserimenti lavorativi delle persone con sindrome di Down sono in particolare l’autonomia e le competenze dei lavoratori, l’organizzazione del lavoro secondo linee guida, la comunicazione, la consapevolezza e la cultura dell’inclusione maturate dalle aziende e soprattutto i servizi d’inserimento all’interno delle sezioni dell’associazione». Di contro, sono da evitare «la poca sinergia con i servizi pubblici del territorio, i pregiudizi, l’inadeguato accompagnamento nel rapporto tra il lavoratore e l’azienda».

Lo testimonia la storia di Mariangela Lerario, 28 anni, che ha firmato pochi giorni fa il suo contratto a tempo indeterminato con l’azienda Ladies, con cui aveva iniziato il suo tirocinio a febbraio 2022. «È’ stato molto emozionante firmare il contratto – racconta -. Sono aiuto banconista, cioè aiuto le mie colleghe e poi svolgo le mie mansioni: pulisco i tavoli, mando le ordinazioni, carico la lavastoviglie, ma quello che mi piace di più è allestire il catering: ho imparato a farlo durante il tirocinio. Con tutti i colleghi ho una bella relazione». Quindi aggiunge: «Avere un lavoro per me è molto importante. Per tutti è importante avere un lavoro. Intanto, mi permette di avere uno stipendio: io sto mettendo da parte i soldi, li tengo in banca, poi deciderò come spenderli. Volete sapere un segreto? Ho un fidanzato – confida -, anche lui lavora con un contratto a tempo indeterminato, a Leroy Merlin. Anche per questo è importante un lavoro, perché possiamo pensare al futuro e ad andare a vivere insieme. Ma piano piano, senza fretta! Per il momento, facciamo insieme qualche weekend e impariamo a vivere per conto nostro. Intanto, mia sorella studia a Milano e sta facendo una tesi di laurea proprio sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità! È una cosa seria il lavoro, molto seria!».

28 aprile 2023