Forum famiglie, obiettivo puntato su adozione e affido

Presentato sul web il progetto “Confido”, per fare rete tra società civile e istituzioni. In programma corsi di formazione ed eventi di sensibilizzazione

La pandemia rischia di mietere vittime anche tra chi viene escluso o dimenticato, come i bambini orfani che vengono accolti in affido o in adozione. Per questo il Forum famiglie del Lazio ha presentato il progetto “Confido”, con l’obiettivo di «non far passare in secondo piano, nelle agende politiche e istituzionali» una tematica così importante, ha spiegato la presidente Alessandra Balsamo. Il progetto è stato presentato sabato 31 ottobre, nel corso di un web talk dal titolo “Confidiamo… nell’accoglienza del cuore”. A moderare l’incontro Marzia Masiello, responsabile Coordinamento e Relazioni istituzionali dell’Aibi, l’Associazione Amici dei Bambini. «Il nostro obiettivo – ha sottolineato – è promuovere l’idea che affidamento e adozione sono una vera missione sociale. Spesso si va a rilento perché le coppie si sentono sole e questo deve essere uno dei nostri obiettivi: accompagnarle e creare ponti».

Proprio di «collegamenti tra gli attori della società civile e istituzionale» ha parlato Alida Montaldi, presidente del Tribunale per i minori di Roma. «La collaborazione tra enti e cittadini è fondamentale – ha spiegato – per sostenere tanto le famiglie quanto i bambini che, non lo dimentichiamo, sono i primi soggetti da tutelare». Montaldi si è poi soffermata sui minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia. «Nel Lazio – ha raccontato – c’è un elenco di famiglie che hanno dato la propria disponibilità all’accoglienza e in particolare dal 2017 c’è stato un incremento di richieste. Da allora oltre 700 tutele sono state aperte e più di 300 nuclei coinvolti», ha riferito.

I dettagli del progetto sono stati illustrati da Margherita Plotti, referente delle adozioni internazionali di Aibi. «L’iniziativa – ha spiegato – vuole diffondere la cultura di affido e adozione, in particolare promuovendo la figura del tutore volontario, molto importante per i minori stranieri». Il progetto attualmente è stato accolto in 10 regioni e, con il finanziamento della presidenza del Consiglio dei ministri e del Dipartimento per le politiche della famiglia, realizzerà anche corsi di formazione e orientamento, eventi di sensibilizzazione e un sito web dedicato all’informazione su queste tematiche. A farne parte le associazioni Aibi, Famiglie Nuove, Famiglie per l’Accoglienza, Fraternità, Papa Giovanni XXIII e Progetto Famiglia.

Durante il web talk sono intervenute proprio le associazioni protagoniste, che hanno dato la possibilità ad alcune famiglie di portare le loro testimonianze. Come Patrizia Bertoni, da sempre impegnata con la Papa Giovanni XXIII negli affidi. «Raccontare queste pratiche – ha spiegato – significa raccontare la vita, raccontare storie di insuccessi ma soprattutto di gioie». Silvio e Debora, invece, hanno portato la loro esperienza affidatari di un bambino con disabilità. «Ci siamo sposati in pieno lockdown e subito è arrivata la richiesta di affido urgente. Il bambino doveva rimanere con noi un mese ma ancora adesso dopo i miglioramenti che ha avuto sta con noi e questo è fondamentale per la sua crescita e felicità». Hanno raccontato la loro storia anche Alessandra e Gennaro, sposati dal 2009 e arrivati all’adozione lo scorso anno, dopo aver affrontato la paura di non poter aver figli. «L’attesa ci ha aiutato – hanno raccontato – perché ci ha messo alla prova e fatto capire quanto desideravamo accogliere un bambino e dargli tutto il bene che la genitorialità può offrire». Dare ai bambini, cioè, «il diritto inalienabile ad avere una famiglia e per questo essere felici»: il leitmotiv dell’intero progetto.

2 novembre 2020