Nella penultima giornata di lavori, al Forum economico mondiale di Davos ieri, 23 gennaio, è stata la volta di Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, che ha focalizzato il suo intervento sullo «stato del mondo», definito di «incertezza e instabilità». La causa, ha spiegato, sono i «quattro cavalieri» contro cui combattere. Anzitutto la crisi climatica, una vera e propria «minaccia esistenziale». Per Guterres, si tratta di «una guerra che dobbiamo assolutamente vincere ma che al momento stiamo perdendo». La buona notizia è che la comunità scientifica ha detto che cosa fare. L’ostacolo è che «le risorse non si sono ancora spostate dall’economia grigia all’economia verde».

Il secondo cavaliere da combattere, per il segretario generale Onu, è la «sfiducia globale», generata dal fatto che nel mondo crescono le disuguaglianze. Per vincerlo è necessario quindi garantire che «le persone abbiano voce e i governi rispettino diritti e libertà», lavorando insieme «per una globalizzazione giusta». Ancora, c’è il terzo “cavaliere”: l’«aumento delle tensioni geopolitiche», rispetto alle quali c’è bisogno di un «nuovo multilateralismo» in cui le istituzioni internazionali lavorino in rete in modo inclusivo, per guadagnare in efficacia. «I governi – le parole di Guterres – stanno rappresentando una fetta sempre più sottile della vita delle persone»; occorre quindi coinvolgere le autorità regionali e locali, la società civile, il business. Il quarto cavaliere infine è il «lato oscuro della digitalizzazione», che richiede si metta ordine e si diano regole.

Della «trasformazione digitale» che accompagnerà e aiuterà quella ecologica ha parlato anche la cancelliera della Repubblica federale di Germania Angela Merkel, ribadendo la sua profonda convinzione della necessità di dialogare e collaborare. Il mondo, ha detto, oggi è migliore di 50 anni fa e ha superato problemi che le nazioni da sole non sarebbero riuscire a superare. Oggi però è «cruciale» per il futuro della terra «raggiungere gli obiettivi di Parigi». Entro il 2050, ha spiegato Merkel, il mondo vivrà «una trasformazione di dimensioni storiche», per raggiungere la neutralità climatica: tra 30 anni «economia e stili di vita dovranno funzionare in modo nuovo».

Merkel ha spiegato come la Germania stia lavorando per l’obiettivo della neutralità soffermandosi sulla «incredibile divisione sociale» che questo processo sta generando, tra coloro che non pensano sia urgente e coloro che lo vedono come irrinunciabile, a cominciare dai giovani, che hanno «un altro orizzonte temporale e ci spingono ad agire». Per la cancelliera è la via del «dialogo» l’unica strada per riconciliare questa divisione, seppure difficile, in un contesto fatto di antagonismo «tra fatti ed emozioni». Volgendo poi lo sguardo al mondo, inevitabile il riferimento alla crisi dei migranti. «Il problema – le parole di Merkel – non è stato l’accoglienza delle persone che avevamo di fronte alla porta di casa ma il non aver visto in tempo quello che sarebbe successo. E con la Libia oggi – ha aggiunto – si rischia una seconda Siria».

Due le priorità con le quali, ha spiegato la cancelliera, la Germania assumerà la presidenza Ue nel prossimo giugno: il rapporto con l’Africa, con un atteggiamento di autentica collaborazione, e la definizione di una politica europea unitaria e coerente con la Cina. Da ultimo, rispondendo a una delle domande, ha suggerito al “padre” del Forum Klaus Schwab,  per l’edizione del 2021, di «invitare anche gli antagonisti e farli sedere al tavolo per confrontarsi». Poi una parola a proposito del Brexit: «La Gran Bretagna non è mai stata felice nell’Ue».

24 gennaio 2020