Fondi per la fibromialgia, soddisfazione della diocesi
Per il vescovo Ricciardi, lo stanziamento deciso nella legge di bilancio per la diagnosi e la cura della malattia è «una grazia».
La legge di bilancio pubblicata lo scorso 31 dicembre all’articolo 1, comma 972, prevede per il 2022 lo stanziamento di un fondo di 5 milioni di euro finalizzato allo studio, la diagnosi e la cura della fibromialgia. «L’attenzione e il riconoscimento dati a questa patologia, ancora più in tempi particolari come quelli che stiamo vivendo, sono una grazia – dice il vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la pastorale sanitaria -. Come Ufficio diocesano noi da qualche anno cerchiamo proprio di riservare attenzione e mettere in luce la condizione di queste persone sofferenti che, al di là della malattia, per la loro situazione dimostrano di avere bisogno prima di tutto di essere ascoltate».
Proprio perché «per la prima volta si riconosce la malattia come esistente agli occhi dello Stato – afferma Edith Aldama, infermiera, malata fibromialgica e referente dell’area dedicata alle malattie reumatiche dall’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria – questo è un traguardo importantissimo. La nostra è una patologia altamente invalidante ma senza segni visibili perché la caratteristica principale è il dolore muscolo scheletrico diffuso, continuo, permanente, associato anche a disturbi del sonno, stanchezza cronica, cefalea, vertigini e colon irritabile ma senza segni clinici evidenti dalle analisi di laboratorio o dagli esami strumentali. Sono felice perché a questo risultato, seppure con una piccola goccia in un oceano, ha contribuito anche l’area medica voluta dalla diocesi per offrire la vicinanza e l’abbraccio della Chiesa ai tanti malati reumatici».
In Italia sono circa 5 milioni le persone affette da malattie reumatiche; di queste, secondo i dati della Società italiana di reumatologia, oltre 2 milioni e mezzo – prevalentemente donne – sono interessate da fibromialgia ma «purtroppo nel nostro Paese ancora non è stata riconosciuta quale malattia cronica e invalidante, anche se rende scarsa la qualità della vita delle persone che ne soffrono, stravolgendola – spiega ancora Aldama -. Per questo, il prossimo obiettivo sarà quello di fare inserire la fibromialgia nei livelli essenziali di assistenza (Lea) così che tutti i malati fibromialgici, non solo quelli considerati più gravi, possano avere un codice di esenzione e usufruire gratuitamente delle prestazioni del Sistema sanitario nazionale perché, come anche Papa Francesco ha sottolineato in occasione del suo ricovero all’ospedale Gemelli, la sofferenza non può essere classificata e non ci sono malati di serie A e di serie B».
Più di tutto, la referente diocesana mette in luce «l’importanza di essere vicini a queste persone, la cui vita è compromessa anche solo per il fatto che solitamente dall’insorgenza dei sintomi per pervenire ad una diagnosi passano 7 anni». Da qui «il nostro impegno come Chiesa ad offrire speranza a questi malati attraverso un centro di ascolto, una pagina Fb dedicata e un vero e proprio gruppo di auto mutuo aiuto – sono ancora le parole di Aldama – oltre che a promuovere attività di sensibilizzazione sulla malattia, con incontri mirati nelle parrocchie, i seminari e le strutture sanitarie».
5 gennaio 2022