Fondi per il sociale, il botta e riposta tra Roma Capitale e sindacati

In Campidoglio la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil che chiedono correzioni al bilancio di previsione 2021-2023. L’assessore Mammì: «Nessun taglio è in essere». Azzola (Cgil): persi 26mila posti di lavoro a tempo indeterminato

«Nessun taglio ai fondi municipali destinati al sociale è in essere. Anche e soprattutto quest’anno, in cui affrontiamo nuove criticità generate dalla pandemia, Roma Capitale è in prima linea per sostenere le persone più fragili. I servizi sono garantiti». La nota dell’assessore comunale a Persona, scuola e comunità solidale Veronica Mammì inviata ieri pomeriggio, 1°  febbraio, alle 16,20, non lo dice testualmente ma sembra voler essere una risposta alla manifestazione di Cgil, Cisl e Uil che appena venti minuti prima si era tenuta in piazza del Campidoglio. Chiedono congiuntamente l’immediata apertura di un tavolo di confronto per apportare «le necessarie correzioni» al bilancio di previsione 2021-2023 in discussione nell’aula Giulio Cesare.

Sempre attraverso un comunicato l’assessore al Personale Antonio De Santis non usa giri di parole e spiega che il sit-in, «fomentato anche da forze politiche interessate alla mistificazione, fa male ai cittadini e ai lavoratori poiché per l’amministrazione il sociale è stato fin dall’inizio, e sarà sempre, una priorità. Spaventare le persone fragili e in difficoltà agitando una riduzione di fondi dedicati a loro che non trova riscontro nella realtà, oltre a essere eticamente discutibile, rischia di complicare l’ottimo lavoro svolto sin qui con le categorie sindacali nei tanti settori di Roma Capitale dove si sono stabilite sinergie importanti a beneficio della collettività».

Nella nota diramata dal Campidoglio, Mammì specifica che «la spesa per i servizi sociali si attesta, per il 2021, a 360 milioni di euro, in linea con quanto speso dal dipartimento e dai municipi nel 2020, con un aumento di 3 milioni di euro» ma poco prima Carlo Costantini, segretario generale della Cisl di Roma Capitale e Rieti, aveva rimarcato che «i soldi in bilancio di cui si parla in questi ultimi giorni sono come quelli del Monopoli». Per Mammì, inoltre, il Comune ha «garantito l’opportunità di stanziare, nel corso dell’anno, ulteriori risorse legate ad esigenze per il sociale, ciò grazie al monitoraggio dei conti e al buon utilizzo dei risparmi fatto dall’amministrazione». Anche su questo punto Costantini era già intervenuto, in una sorta di botta e risposta a distanza, spiegando che «se il bilancio 2020 si è chiuso sostanzialmente in attivo non è un merito bensì una colpa perché significa che non si è investito ma ci si è affidati ai ristori e alla cassaintegrazione».

Per le sigle sindacali i tagli ai servizi sociali sono «inaccettabili». Costantini parla di «schiaffo dato in faccia ai più fragili e se Mammì nella nota evidenzia che «già nel 2020 sono stati stanziati 70 milioni di euro in più per dare ancora maggiore forza al supporto alle persone più fragili», i numeri elencati ai piedi di palazzo Senatorio dal segretario della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola offrono una fotografia diversa. Nel 2020 ci sono stati 26mila posti di lavoro a tempo indeterminato in meno, 142mila contratti a tempo determinato non rinnovati e di questi ultimi il 58% dura 30 giorni. Il reddito di emergenza è stato richiesto da 27mila persone mentre 78.586 hanno fatto domanda per quello di cittadinanza. Le domande per il bonus affitti sono state compilate da 50mila persone ma al momento sono stati accontentati in 7.200. E ancora, 650mila persone sono state messe in ammortizzatori sociali e 450mila vivono in condizioni di povertà. In questo scenario per Azzola si inserisce l’allarme lanciato dalla Direzione investigativa antimafia secondo la quale «sono in corso acquisizioni di aziende ed è partito un welfare sostitutivo».

Decine i manifestanti che hanno agitato le bandiere ai piedi della statua del Marco Aurelio. Gli operatori dei servizi di raccolta rifiuti hanno indossato maschere di carnevale, lanciato coriandoli e qualche petardo, agitato una corda con un nodo scorsoio e dei cartelli sui quali a caratteri cubitali si leggeva “Tu con la crisi mangi e ridi. Per noi fame, sacrifici e suicidi”; “Siamo operai della differenziata. Ribelli alla vostra buffonata”. Accanto a loro, i dipendenti di Roma Metropolitane, i comitati dei pendolari, i pensionati, i lavoratori del sociale. Tutti piegati da una crisi che si è aggravata con la pandemia. «È una vergogna – ha urlato al microfono Azzola -. È inaccettabile che un sindaco e un’amministrazione comunale mettano in ginocchio la Capitale d’Italia».

Il presidio è stato chiuso da Alberto Civica, segretario generale di Uil Lazio, per il quale si dovrebbe discutere «di rigenerazione urbana invece di pensare alle elezioni», si dovrebbero trovare soluzioni immediate per la società Roma Metropolitane, «il più grande scempio che questa città abbia mai compiuto», dato che rischia la bancarotta e il conseguente stop alle tre linee della metropolitana da aprile.  Invece «restano arroccati nelle proprie stanze», le parole di Civica, che si è domandato «cosa accadrà in futuro considerando che nelle partecipate governate dall’amministrazione si sono persi 2mila posti di lavoro». Se il 31 marzo dovesse «disgraziatamente» esserci lo sblocco dei licenziamenti, ha concluso, «sarà una bomba sociale».

2 febbraio 2021