Focsiv, consegnato il 26° Premio del Volontariato internazionale

I riconoscimenti a Giampaolo Longhi, di Foggia, e German Graciano Posso, colombiano. Menzioni speciali al direttore di Avvenire Tarquinio e a Pietro Bartolo

Sono due giovani trentenni con provenienze lontane e diverse ma uniti dal desiderio di spendersi per il bene degli altri i vincitori del 26° Premio del Volontariato internazionale promosso dalla Focsiv, la Federazione degli organismi cristiani per il servizio internazionale volontario. Il riconoscimento è stato assegnato sabato mattina, 30 novembre, nella sala conferenze dell’Istituto “Leonarda Vaccari”, la struttura dedicata alla rieducazione dei fanciulli minorati psico-fisici di viale Angelico.

Giampaolo Longhi, 32 anni, è originario di Foggia ma dopo la laurea in Economia aziendale ha lavorato come financial project manager prima in una società pugliese per poi trovare un nuovo impiego alla Cooperativa sociale Camelot di Bologna, che si occupa dei servizi alla persona, tra i quali quelli rivolti all’integrazione dei migranti. È proprio quest’esperienza a fianco dei migranti, unita all’attività di capo-clan alla guida di un progetto pilota per riunire all’interno della diocesi di Bologna gli studenti fuori sede scout, che lo porta a maturare il desiderio di allargare i suoi orizzonti, andando nei luoghi dai quali le persone che accoglieva in Italia erano partite. Due anni fa risponde così a una richiesta della Comunità volontari per il mondo (Cvm) e parte per Addis Abeba come responsabile dei progetti della ong in territorio etiope. «Lì ho trovato la mia strada – ha detto Longhi – perché posso mettere a disposizione le mie competenze per provare a cambiare le cose, facendo sempre del mio meglio proprio seguendo il monito degli scout che frequento da quando avevo 11 anni». In particolare, il giovane volontario è stato premiato per il suo impegno in Africa a favore delle lavoratrici domestiche, «quelle invisibili» che «spesso sono maltrattate e non pagate e se emigrano finiscono nelle mani dei trafficati», ha spiegato.

Vincitore del Premio per il volontario dal Sud del mondo è risultato invece German Graciano Posso, 37 anni, originario della regione di Antioquia, nella parte occidentale della Colombia. Agricoltore e padre di tre figli, nel 2013 è stato eletto rappresentante legale della Comunità di pace di San Josè de Apartadò, il suo paese; si tratta di una organizzazione autonoma, nata nel 1997 e formata da piccoli gruppi di lavoro che credono nella resistenza non-violenta al conflitto civile. Tutti i membri sono impegnati a non coltivare coca, a non portare armi e a rifiutare forme di risarcimento economico come vittime del conflitto civile che dura da più di 50 anni, perché «non può esistere un indennizzo economico per chi è vittima della guerra – ha affermato Posso ritirando il premio e dedicandolo a tutta la sua comunità -, bensì ve ne deve essere uno etico e morale che possa far emergere la verità». La resistenza non-violenta in difesa della propria terra è anche, come è stato sottolineato nella motivazione per l’assegnazione del premio, un esempio di “economia profetica” contro il cambiamento climatico, soprattutto riguardo a quei progetti di sfruttamento intensivo delle risorse naturali a opera delle multinazionali.

Due le menzioni speciali consegnate in questa edizione del Premio: una a Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, riconosciuto uomo del dialogo e della ricerca della verità per i propri lettori, e l’altra a Pietro Bartolo, medico e oggi europarlamentare impegnato in un processo di accoglienza e integrazione nonché nell’inclusione dei migranti in Italia e in Europa. Il giornalista e direttore del quotidiano della Conferenza episcopale italiana ha osservato come «la strada da seguire per fare il bene c’è, bisogna solo avere la tenacia di percorrerla» e quanto «abbiamo bisogno di uno sguardo integrale e di azioni integrate». Da parte sua Bartolo, che si è definito, «prima ancora di medico, un pescatore lampedusano», ha ammesso che «la mia terra e il mio lavoro mi mancano ma il mio mandato a Strasburgo, che mi è stato affidato da 276mila elettori, mi responsabilizza a dare spazio e voce a quei valori fondamentali, universali e incontrovertibili quali sono la solidarietà e il rispetto». Ancora, Bartolo ha evidenziato come «questo Premio ci dimostra che il tanto ripetuto “Aiutiamoli a casa loro” si può fare proprio attraverso la cooperazione internazionale, che si rivela sempre più un pilastro fondamentale».

La cerimonia di premiazione era stata preceduta da una tavola rotonda incentrata, nella prima parte, sul volontariato internazionale come impegno civile e nella seconda sul tema della giustizia climatica e su una riflessione sul contributo della cooperazione internazionale e dell’impegno civile a tale scopo.

2 dicembre 2019