Flussi migratori: 2 centri italiani per asilo e rimpatri in Albania

Siglata l’intesa tra la premier Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama. L’apertura in programma per la primavera. Accoglieranno fino a 3mila persone. L’Ue: l’accordo «sia nel pieno rispetto del diritto comunitario e internazionale»

Ha parlato di collaborazione «decisiva» per fronteggiare l’immigrazione la premier Giorgia Meloni, annunciando la firma del protocollo d’intesa siglato ieri, 6 novembre, a Palazzo Chigi con il primo ministro dell’Albania Edi Rama. L’obiettivo: da una parte disincentivare le partenze e il traffico di esseri umani, dall’altra alleggerire hotspot come quello di Lampedusa. Secondo l’accordo infatti dalla primavera 2024 i migranti messi in salvo nel Mediterraneo dalle navi italiane saranno trasferiti in due centri per l’asilo e i rimpatri che apriranno in Albania e che «accoglieranno fino a tremila persone», ha dichiarato Meloni.

Più precisamente, l’Italia userà il porto di Shengjin, all’altezza di Bari, e l’area di Gjader, 20 chilometri nell’entroterra, per realizzare entro primavera, a proprie spese, due diverse strutture: una di ingresso, per le procedure di sbarco e identificazione; e una di accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare. «Non minori, né donne in gravidanza o altri soggetti vulnerabili», ha precisato Meloni. Il protocollo non si applica agli immigrati che giungono sulle coste e sul territorio italiani ma a quelli salvati nel Mediterraneo da navi italiane, come quelle di Marina e Guardia di finanza. Sono escluse quindi le navi delle ong. Nei due centri, ha detto ancora la presidente del Consiglio, i migranti staranno «il tempo necessario per le procedure. Una volta a regime, ci potrà essere un flusso annuale di 36-39 mila persone». La giurisdizione sarà italiana; l’Albania collaborerà con le sue forze di polizia per sicurezza e sorveglianza.

Da Palazzo Chigi la definiscono una svolta storica «per tutta l’Unione europea». Unione nella quale l’Albania è in attesa di entrare. Lo ha rivendicato anche il primo ministro Rama: «Se l’Italia chiama l’Albania c’è», ha detto, rilevando che, sebbene non ancora formalmente nell’Ue, l’Albania «è uno Stato europeo». E dalle istituzioni europee, in attesa dei dettagli dell’accordo, arriva la raccomandazione: «Sia nel pieno rispetto del diritto comunitario e interazionale». Con l’Albania è nato «un accordo di respiro europeo», ha detto ancora Meloni, ribadendo il sostegno a Tirana e ai Balcani occidentali per l’ingresso nell’Ue, «o meglio per la riunificazione». Questo accordo – è la replica di Rama, in italiano – «non sarebbe stato possibile con nessun altro Stato Ue. Non sta a noi giudicare il merito politico di decisioni qui e in altre istituzioni, a noi sta rispondere “Presente” quando si tratta di dare una mano».

Critiche le reazioni delle opposizioni, che denunciano la «delocalizzazione in Albania dei naufraghi salvati», nelle parole di Nicola Fratoianni (Sinistra italiana). Più cupa ancora la previsione di Riccardo Magi (+Europa): «Si crea una sorta di Guantanamo italiana». Decisamente critica anche la posizione di Filippo Miraglia, responsabile nazionale migrazione per Arci, che denuncia« un altro accordo propaganda contro il diritto internazionale e le direttive europee. Il divieto di respingimento – spiega – impedisce che imbarcazioni italiane, come quelle della Guardia di finanza e della Guardia costiera, portino potenziali richiedenti asilo nel territorio di un altro Stato, anche se c’è un accordo». Nell’analisi di Miraglia, «le convenzioni internazionali e le direttive europee sono leggi di rango superiore e anche il governo Meloni deve rispettarle. Altrimenti saranno i giudici europei o quelli italiani a dover intervenire per riportare l’Italia nella legalità. Certo – aggiunge -, poi si lamenteranno che i giudici sono di parte».

7 novembre 2023