Fisichella: «Comunicare la rivoluzione della misericordia»

Nella Chiesa degli Artisti l’incontro con l’arcivescovo, “regista” del Giubileo. Ai giornalisti: «Raccontate l’impegno e la bontà delle persone»

Nella Chiesa degli Artisti l’incontro con l’arcivescovo, “regista” del Giubileo. Ai giornalisti: «Raccontate l’impegno e la bontà delle persone» 

Comunicare un Dio che è amore e che si dona a tutti senza escludere nessuno. Un Dio di misericordia, di giustizia e di verità. Comprendere che questa verità è una costante provocazione per la nostra vita, perché scardina il concetto umano di giustizia, stimolandoci ad andare oltre il becero giustizialismo «che piace tanto ai nostri giorni», l’interesse di parte, l’ottuso egoismo che ci rende un po’ tutti «discendenti di Giona» o come i lavoratori mattinieri della parabola della vigna. «Raccontare la misericordia di Dio è uno dei compiti più belli che possano esserci», perché essa è «rivoluzionaria».

Sotto la splendida volta del Baciccio della sagrestia di Santa Maria in Montesanto, l’arcivescovo Rino Fisichella si è rivolto così ad artisti, giornalisti e a operatori dei media presenti al primo degli appuntamenti giubilari diocesani a loro dedicati, organizzati dall’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato.

In quella che è la Chiesa degli artisti, una delle due “gemelle” di piazza del Popolo, il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e “regista” del Giubileo straordinario della misericordia, ha citato le opere di Rembrandt, la Commedia di Dante e la “creazione di Adamo” scaturita dal genio di Michelangelo, per evidenziare quanto la conoscenza della spiritualità, unita al «raccoglimento personale» e alla «preghiera della comunità», possano indirizzare la fantasia dell’uomo a farsi «creatrice della carità».

Quella carità, ha proseguito monsignor
Fisichella, che «è innanzitutto verità», come dimostrano i testi biblici. Una verità che si riverbera «sul volto di Dio», un «volto di misericordia». E proprio questa misericordia è bene che gli operatori della comunicazione sappiano raccontare. Un lavoro di «grande responsabilità», ha sottolineato l’arcivescovo, «partendo dalla verità dei fatti, il vostro compito deve essere anche quello di provocare, facendoci vedere quello che vedete e facendoci sapere quanta esigenza di vicinanza e di accoglienza ci sia ancora nel mondo».

Ma non c’è solo questo. Ci sono
anche le buone notizie, quelle in grado di cambiare la nostra vita, quelle che germogliano, in solitudine, lontano dallo sguardo dei più. «Bisogna raccontare anche quelle», le storie «che mostrano l’impegno, la concretezza, la bontà della persone». Anche di questo è fatta la realtà; «di opere di misericordia nascoste, che non fanno notizia, come quelle compiute dal volontariato a cui dedicheremo una giornata giubilare, il prossimo settembre». Sarà «uno dei più grandi eventi di questo Anno Santo; saranno invitati tutti gli “operatori di misericordia”, il mondo del volontariato; coloro che operano quotidianamente nel silenzio più totale, nel nascondimento, che dedicano tempo della loro vita per aiutare gli altri».

Non è forse, la loro, «una rivoluzione culturale?», si è chiesto monsignor Fisichella. Eppure, «queste storie difficilmente trovano spazio sugli organi d’informazione; forse in qualche romanzo». Anche a questo servirà il Giubileo della misericordia, un Anno Santo «vissuto in tutto il mondo contemporaneamente», conclude Fisichella, «diverso da tutti gli altri, con il quale non è possibile fare paragoni; un Giubileo che si sta rivelando un movimento di grazia inaspettato di cui avevamo profondamente bisogno».

25 gennaio 2016