Finita la tregua tra Israele e Hamas

Tornano le bombe su Gaza. Oltre 330 i morti, secondo il ministero della Salute. L’esercito israeliano: identificati preparativi per lanciare attacchi contro Israele. L’ufficio di Netanyahu: «Hanno ripetutamente rifiutato di liberare i nostri ostaggi»

È finita la tregua raggiunta a gennaio tra Israele e Hamas. Nella notte le forze di difesa israeliane (Idf) hanno lanciato nuovi raid aerei sulla Striscia di Gaza: una campagna di bombardamenti a sorpresa, che, come riporta il Times of Israel, è stata denominata  “Forza e Spada”. Stando al ministero della Salute della Striscia, i morti sono già oltre 330. «Il premier Benjamin Netanyahu e il ministro Israel Katz hanno istruito le Idf ad agire con forza contro Hamas nella Striscia di Gaza, dopo che l’organizzazione terroristica ha ripetutamente rifiutato di liberare i nostri ostaggi e respinto tutte le proposte ricevute dall’inviato americano Steve Witkoff e dai mediatori», riferisce l’Ufficio di Netanyahu.

«Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa e tutti gli obiettivi di guerra non saranno stati raggiunti», ribadisce il ministro della Difesa israeliano Israel Katz. E tra gli obiettivi annovera anche la distruzione di Hamas come forza militare o politica nella Striscia. «Le porte dell’inferno si apriranno a Gaza», afferma, annunciando che la fazione palestinese verrà colpita con una forza «mai vista prima» se non rilascerà tutti i 59 ostaggi ancora nelle sue mani.

L’esercito israeliano intanto ha ordinato l’evacuazione dei residenti della Striscia di Gaza che si trovano nelle zone confinanti con Israele e sta colpendo, informano ancora dall’Ufficio del premier, «siti di Hamas in tutta l’enclave palestinese con l’obiettivo di raggiungere gli scopi della guerra, tra cui il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti». Alla base ci sarebbe l’identificazione di preparativi del movimento islamista per lanciare nuovi attacchi contro Israele, mentre si sta riorganizzando e riarmando. Il timore, riferisce Channel 12 citando anche il ministro Katz, è quello di «un nuovo raid simile al 7 ottobre». Lo confermano i membri della Commissione Affari esteri e Difesa: «Negli ultimi giorni ci è stato comunicato che il potere militare di Hamas e della Jihad palestinese è stato ripristinato: il primo ha 25mila terroristi armati e la Pij oltre 5mila», hanno scritto.

Secondo medici e diversi testimoni, i raid hanno colpito tre case a Deir al-Balah, un edificio a Gaza City e obiettivi a Rafah e Khan Younis. Proprio in quest’ultima città si registrerebbero molte delle vittime. Tra i morti, doversi bambini.

Nelle parole di Izzat al-Rishq, alto funzionario della fazione palestinese, la scelta di Natanyahu di «riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell’occupazione e imporre loro una condanna a morte». Il premier israeliano, aggiunge, sta usando i combattimenti nell’enclave palestinese come una «scialuppa di salvataggio» politica per distrarre dalle crisi interne dello Stato ebraico.

I ribelli Houthi dello Yemen hanno condannato oggi, 18 marzo, la ripresa dei raid israeliani nella Striscia di Gaza, annunciando un’escalation dei loro attacchi nel Mar Rosso a sostegno dei palestinesi. “Condanniamo la ripresa dell’aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza”, ha affermato il Consiglio politico supremo degli Houthi in un comunicato stampa. «Il popolo palestinese non sarà lasciato solo in questa battaglia – si legge in un comunicato del Consiglio politico supremo degli Houthi – e lo Yemen continuerà il suo sostegno e la sua assistenza, e intensificherà le fasi di confronto».

L’allerta cresce a livello internazionale. «La Cina è molto preoccupata per l’attuale situazione tra Israele e Palestina», dichiara la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, invitando le parti a «evitare qualsiasi azione che possa portare a un’escalation della situazione» e a «prevenire un disastro umanitario su larga scala». Anche dall’Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato ai microfoni di Rtl 102.5: «Siamo molto preoccupati. Era evidente che c’era un innalzamento dei toni da parte di Israele – ha sottolineato -. È la conseguenza di un atteggiamento di Hamas sul rientro degli ostaggi. Si interrompe così non solo la tregua ma anche il percorso per riportare tutti gli ostaggi a casa. Speriamo di riuscire a ripristinare una tregua ma non sono ottimista. Noi lavoreremo per farlo».

Un funzionario di Hamas intanto riferisce che il movimento «sta lavorando con i mediatori per frenare l’aggressione di Israele».

18 marzo 2025