Fine vita, Acli: in Toscana «legge inapplicabile»
Il presidente nazionale Manfredonia boccia la norma approvata dal Consiglio regionale: una «fuga in avanti rispetto alla necessità di avere una normativa nazionale chiara e precisa»
«Una legge inapplicabile e largamente impugnabile, che sembra più che altro una bandierina da piantare in prospettiva elettorale». Il presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia commenta con queste parole la proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito approvata ieri, 11 febbraio, dal Consiglio regionale della Toscana. «Una bandierina che purtroppo è ancora più evidente nel particolare risalto dato all’essere questa la prima Regione italiana ad aver approvato questa iniziativa legislativa, probabilmente proprio su stimolo dell’avvicinarsi del voto», riflette Manfredonia, giudicando «di difficile comprensione» l’attenzione che «la politica, in questo caso il Consiglio Regionale della Toscana, dedica al tema del suicidio assistito».
Per il presidente Acli infatti «la questione del fine vita, sempre che davvero si tenga a volerla affrontare con sensibilità, va trattata con delicatezza e senza strumentalità, e non può essere ridotta a una dimensione individualistica. Implica una responsabilità collettiva di tutta la comunità – prosegue – e in questo senso, ad esempio, occorrerebbe piuttosto interrogarsi come si può alleviare la solitudine e il dolore delle persone che soffrono, migliorare l’accesso alle cure palliative e rafforzare il sistema degli hospice». Il provvedimento approvato in Toscana invece «sembra essere una fuga in avanti rispetto alla necessità di avere una normativa nazionale chiara e precisa, che sia pienamente in linea con le sentenze della Corte costituzionale, e che non sia improntata ad una concezione unilaterale dei diritti della persona, rispettandone piuttosto il diritto fondamentale, che è quello di vivere».
A fare da cornice, un «complessivo arretramento della sanità pubblica, sia in termini di qualità sia in termini di crescita dei costi», che si registra «in tutte le Regioni d’Italia, dove più dove meno, inclusa la Toscana», con sempre più cittadini che rinunciano a curarsi. È un processo, osserva Manfredonia, che «riguarda tutti i sistemi sanitari, e preoccupa, anche alla luce dell’esperienza della pandemia, per i riflessi sulla qualità di vita delle persone e delle famiglie».
12 febbraio 2025