Figli della speranza, arrendiamoci al Vangelo di pace

La Pasqua cerca i suoi testimoni. Vissuta in condizioni estreme, è un grido di resistenza al male, alla violenza. Il suo annuncio riafferma il valore sacro della vita e l’amore di Dio Padre

«Perdona loro perché non sanno quello che fanno». Sono le parole di Gesù sulla croce con le quali Papa Francesco ha concluso l’omelia nella Domenica delle Palme. Che l’umanità intera necessiti di perdono è scritto nella carne dei profughi, nelle macerie delle città bombardate nella follia del conflitto in Ucraina, nel rischio di catastrofe nucleare, nella retorica della guerra, nella morte di tanti innocenti. Avviene oggi in Europa, ma da decenni in numerosi Paesi dell’Africa e dell’Asia. La saggezza della Chiesa e il magistero dei Papi del Novecento hanno deplorato la guerra quale epifania del Male. E hanno invitato – sempre – a percorrere strade di pace.

Così anche Francesco: ha implorato una tregua pasquale, non per tornare a combattersi con maggiore crudeltà, ma per spezzare il ciclo vizioso di morte ritrovare umanità e ricostruire veramente la pace. In molti giovani europei si è svegliato un sentimento di ripulsa per i disegni di dominio e per le avventure senza ritorno. Oggi, più vulnerabili alle ferite degli altri, ci domandiamo con apprensione: possiamo sperare la vittoria della vita sulla morte, quando Gesù stesso è crocefisso, insieme alla pace? Non è una domanda retorica. Nel conflitto, blasfemo e ripugnante, ci sembra intravedere quanto accadde a Gerusalemme prima della morte e della risurrezione di Gesù: le urla della folla, i falsi testimoni, la morte del diritto, la strumentalizzazione delle motivazioni religiose, l’irrisione dei deboli, le pulsioni violente davanti agli indifesi.

La Pasqua cerca i suoi testimoni. Il pastore riformato Paul Schneider, ucciso nel 1939 nel campo di Buchenwald, colpito dai kapò nella sua cella, gridava con forza “Cristo è risorto” perché agli altri internati allineati per la conta davanti alle SS giungesse un brandello di Vangelo pasquale. La Pasqua vissuta in condizioni estreme è un grido di resistenza al male, alla violenza. Il suo annuncio riafferma il valore sacro della vita e l’amore di Dio Padre che la dona nuova nel Figlio e nello Spirito. La memoria degli anziani, consapevoli degli orrori della seconda guerra mondiale, e i bambini che aborrono, odiano la guerra, ci chiedono di accogliere e vivere la forza della Pasqua.

Questa nostra Domenica di Risurrezione si affaccia sulla Pasqua Ortodossa che cadrà dopo sette giorni. Il Risorto, nelle icone orientali, è raffigurato nell’atto di afferrare Adamo per il polso, mentre lo trae con forza dal sepolcro, e così Eva. Lui spezza per loro e per noi le porte degli inferi. Lo Sheol non è l’ultima parola. Noi stessi, ricevendo la fiamma dal cero pasquale, siamo invitati a comunicarla accrescendone la forza. A questa luce riconosciamo i volti, i lineamenti del fratello, della sorella. Ritroviamo l’audacia della preghiera e la forza di guarigione che il Signore ha consegnato ai suoi. Lui ci raccoglierà così in unità, raccogliendo nella gioia e nella gratitudine l’offerta di pace che da soli gli uomini non sanno darsi. Testimoni del Risorto potranno fronteggiare i disegni di divisione che spezzano le famiglie, rendono nemici i popoli fratelli e le Chiese sorelle.

Siamo tornati a cantare l’Alleluia. Se Dio ha vinto la morte, arrendiamoci a questo Vangelo di pace. La sequenza che lo precede in questo giorno interpella Maria, e le chiede «Raccontaci, cosa hai visto sulla via?». Lei, che nell’ora dello sgomento si è sentita chiamare per nome da Gesù vivente, insieme a tutte le donne che nel terribile momento presente hanno riconosciuto la sua voce e da lui sono state chiamate, risponde: «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le vesti. Cristo, mia speranza è risorto e vi precede in Galilea». Di questa speranza siamo e desideriamo essere figli, perché dalla Pasqua sorga il mondo di domani. (Marco Gnavi, incaricato Ufficio diocesano ecumenismo e dialogo interreligioso)

19 aprile 2022