Festa dell’Europa, «pregare perché il sogno di unità torni a vivere»

Alla vigilia dell'anniversario della Dichiarazione di Schuman, la veglia promossa dalla rete Insieme per l'Europa ai Santi Apostoli. Il vescovo Ruzza, ricordando le proteste contro i rom nella Capitale: «Necessario ritrovare relazione umana e fraternità»

Le note dell’Inno alla gioia di Beethoven hanno aperto ieri sera, mercoledì 8 maggio, la veglia di preghiera ecumenica per l’Europa nella basilica dei Santi XII Apostoli. Organizzato dalla rete di movimenti cristiani “Insieme per l’Europa”, l’evento si è svolto alla vigilia della Festa dell’Europa che si celebra il 9 maggio, in memoria della Dichiarazione di Robert Schuman del 1950 che segna l’inizio del processo d’integrazione europea. A pochi giorni dalle elezioni del 26 maggio per il rinnovo dell’assemblea di Strasburgo, pace, servizio, accoglienza e amore i termini più pronunciati al termine di una «giornata particolarmente triste per Roma», ha affermato il vescovo Gianrico Ruzza, segretario generale del Vicariato, riferendosi alle proteste di residenti e militanti di estrema destra nel quartiere Casal Bruciato contro l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia di rom. Un episodio «gravissimo di respingimento», lo ha definito il vescovo, sottolineando che «Roma non è così» ma è la città nella quale il 25 marzo 1957 furono firmati i Trattati che «hanno dato vita al sogno di unità, civiltà e libertà». Un sogno che forse «per alcuni è diventato appassito e per altri è un incubo», ha aggiunto, ma bisogna pregare affinché torni a vivere. In una società digitale e iperconnessa è necessario ritrovare la relazione umana e la fraternità, ha spiegato, ed è possibile farlo solo partendo «dalla Parola di Dio e dal desiderio di costruire una civiltà in cui ci sia spazio per tutti, in cui le frontiere non siano luoghi di tortura ma di accoglienza verso chi soffre, di solidarietà e vicinanza. Solo così si difende la pace».

Alla veglia, il cui tema è stato “Ciascuno li sentiva parlare la propria lingua”, tratto dagli Atti degli apostoli, hanno partecipato rappresentanti delle Chiese cristiane: ortodossi, protestanti, cattolici, che si sono alternati nelle testimonianze e letture proclamate dalla pastora battista Gabriela Lio e da padre Gheorghe Militaru della chiesa Ortodossa Romena. Per il vaticanista Rai Enzo Romeo, autore di “Salvare l’Europa. Il segreto delle dodici stelle”, oggi l’Unione Europea ha «perso la spinta attrattiva» e troppo spesso ci si dimentica che il processo di integrazione ha garantito il periodo più lungo di pace nel vecchio continente. «Non bisogna affossare questa casa comune – ha dichiarato – ma far prevalere l’idea di un’Europa patria di tutti, generatrice e custode di valori condivisi». Romeo ha ricordato il «sogno europeo» di Antonio Megalizzi, il giornalista radiofonico di 28 anni ucciso nell’attentato al mercatino di Natale di Strasburgo l’11 dicembre 2018. «Il suo sogno spezzato – ha concluso – ci deve spingere a credere nell’Europa, preservando un patrimonio senza il quale il mondo sarebbe più povero».

Padre Federico Lombardi, gesuita, già direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha ricordato i padri fondatori dell’Europa, testimoni della fede cristiana e promotori dell’unione spirituale, culturale e umana. Dalla loro fede hanno attinto la forza per dar forma «a un’impresa di pace nuova, unica nella storia, ma che nel tempo rischia continuamente di perdere il suo slancio ideale per richiudersi in un orizzonte viziato dal materialismo, dall’individualismo e dalla difesa egoistica dei propri interessi». Ispirandosi all’umiltà di Cristo bisogna ritrovare l’entusiasmo dello Spirito per proseguire nell’opera di costruzione dell’Europa al «servizio della speranza e della dignità di ogni persona». Il sacerdote ha auspicato per l’Unione «un nuovo soffio di amore, di comprensione vicendevole nella giustizia, nella solidarietà, nell’accoglienza, nella riconciliazione. Un nuovo soffio di speranza che rialzi lo sguardo verso il futuro e la gioia di ricevere e condividere il dono della vita in tutta la sua bellezza e di una fede che spezzi la chiusura di un orizzonte esclusivamente terreno». L’archimitra Simeon Katsinas del patriarcato di Costantinopoli si è soffermato sui valori che caratterizzano l’Europa e cioè la pace, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, il rispetto della dignità umana. Principi da ritrovare perché l’Europa «non è un’espressione geografica ma è storie, culture, popoli e appartenenze» e per questo deve ritrovare la sua identità cristiana.

I cristiani hanno un ruolo fondamentale in Europa, ha spiegato il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, il pastore Luca Maria Negro. «In un’Europa in cui torna la tentazione della frammentazione, dell’autoreferenzialità e della costruzione di muri sia materiali che virtuali – ha affermato – i cristiani devono essere operatori di pace e costruttori di ponti». La veglia ecumenica per padre Agnello Stoia, parroco a Santi XII Apostoli, è stata «espressione della diversità nell’unità, come quella dei popoli europei. Nell’età delle affermazioni è prevalsa la grammatica dello scontro, nell’età matura prevale la grammatica del dialogo e della cooperazione». Ada Maria Guazzo, coordinatrice internazionale di Insieme per l’Europa, ha auspicato una «Europa casa delle nazioni e famiglia di popoli», desiderio condiviso da Rala, siriana di 20 anni, originaria di Homs e giunta in Italia con il programma Corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio. «Ho molta paura quando sento dire che bisogna chiudere le frontiere – ha detto -. Spero che l’Europa sia sempre la terra dove poter sognare di avere un futuro».

9 maggio 2019