Festa della Repubblica, Mattarella: «Il consolidamento della democrazia non si è mai interrotto»

L’omaggio del presidente al monumento del Milite Ignoto, all’Altare della Patria. Alla vigilia, il concerto in onore del corpo diplomatico accreditato presso lo Stato italiano. «Nel 1946 nacque la nostra casa comune»

Si è aperta con l’omaggio del presidente della Repubblica al monumento del Milite Ignoto la Festa della Repubblica celebrata ieri, 2 giugno, 75 anni dopo il voto con il quale gli italiani scelsero di abbandonare la monarchia. Accanto a lui, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il Capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, con i quali il capo dello Stato ha passato in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e banda, prima di deporre una corona d’alloro al sacello del Milite Ignoto, alla presenza dei presidenti di Senato e Camera, del presidente del Consiglio dei ministri e del presidente della Corte Costituzionale. Al termine, le Frecce Tricolori hanno sorvolato su Piazza Venezia.

«Il voto per la Repubblica consentì all’Italia di intraprendere il percorso della democrazia, del progresso sociale, dello sviluppo – ha ricordato Mattarella nel messaggio inviato al generale Vecciarelli -. Un passaggio storico tanto atteso e fondamentale per tutti i cittadini duramente provati da una stagione di guerre e dalla dittatura. Da allora il processo di crescita e consolidamento della democrazia non si è mai interrotto e ha superato altre terribili prove, come la sfida del terrorismo». In questi anni, ha continuato ancora il presidente, la Repubblica «ha rafforzato costantemente il proprio prestigio con una autorevole partecipazione alle organizzazioni internazionali, dalle Nazioni Unite, all’Alleanza Atlantica, all’Unione europea, di cui è stata fondatrice ed è convinta e attiva sostenitrice. A questo sforzo – ha aggiunto – hanno contribuito in maniera significativa le forze armate, legate alle istituzioni della Repubblica e alla sua Costituzione dallo speciale giuramento di fedeltà». Ad esse, si legge ancora nel messaggio, «va la riconoscenza del Paese per la dedizione al servizio e il valore dimostrati anche nella complessa e delicata situazione emergenziale che minaccia la nostra salute, il nostro benessere e il libero esplicarsi delle nostre esistenze».

Alla vigilia della Festa, il concerto in onore del corpo diplomatico accreditato presso lo Stato italiano, eseguito dall’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, diretta dal maestro Jakub Hrůša, nel Cortile d’onore del Quirinale. «Il progresso realizzato dalla Repubblica Italiana in questi settantacinque anni è stato straordinario – le parole del Capo dello Stato -. Ci ha accompagnato una condivisione di valori e di prospettiva con le numerose Nazioni con le quali abbiamo cooperato. È questa dimensione del multilateralismo, radicata nella nostra Costituzione, che ha espresso l’autentica vocazione del nostro Paese: contribuire a realizzare un mondo in pace, in cui i diritti della persona e dei popoli trovino piena attuazione, secondo regole assunte dalla comunità internazionale». Mattarella li ha definiti «diritti inalienabili e indivisibili. Ogni atto di forza contro di essi – ha detto – danneggia la causa della pacifica coesistenza e del sereno sviluppo di relazioni basate sul rispetto del diritto internazionale».

Inevitabile il riferimento alla «terribile esperienza della pandemia e dei suoi effetti», che «ha reso evidente la profonda interdipendenza dei destini dei nostri popoli: soltanto efficaci forme di coordinamento si sono dimostrate utili per contrastarla e sconfiggerla». Quindi, guardando alla scelta di essere «convintamente» parte dell’Unione europea – «elemento imprescindibile della nostra stessa identità nazionale» -, il presidente della Repubblica ha parlato del momento presente come di «una nuova stagione di ripresa e rinascita, civile ed economica. Un nuovo inizio per una comunità internazionale che voglia affrontare con successo le sfide della sostenibilità dei modelli di vita e della lotta alle disuguaglianze». E ha invitato a «trovare le tante ragioni di un impegno condiviso, che non attenua le differenze ma unisce gli sforzi di tutti contro i nemici dell’umanità».

Anche la nascita della Repubblica italiana, nel 1946, «segnava un nuovo inizio: l’edificazione di una casa comune, basata sulla libera sottoscrizione di un patto di cittadinanza da parte dei cittadini e, per la prima volta, delle cittadine. Sulle macerie, il popolo italiano, i popoli d’Europa, i popoli del mondo, si proposero di non ripetere gli errori del passato. Non sempre ci siamo riusciti», ha osservato Mattarella, sottolineando però che «la spinta alla rinuncia alla guerra, come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, è stata allora, e rimane, robusta e forte. È un disegno incompiuto, per il quale moltiplicare gli impegni comuni».

3 giugno 2021