“Festa dei popoli”, armonia di differenze

XXVIII edizione per l'evento promosso da Migrantes e Caritas diocesane con le comunità etniche locali. La Messa con il cardinale Parolin. Il riferimento al ministro Salvini: «La politica partitica divide, Dio invece è di tutti»

«La politica partitica divide, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso». Il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Paolin risponde dalla XXVIII Festa dei Popoli celebrata ieri, 19 maggio, a San Giovanni in Laterano, al ministro dell’Interno Matteo Salvini che il giorno prima aveva mostrato un rosario, in piazza Duomo a Milano,  durante un comizio elettorale. Un riferimento, quello del porporato, a margine della celebrazione eucaristica presieduta nella basilica cattedrale di Roma, nella quale aveva lanciato il suo monito contro l’indifferenza, ribadendo che le differenze tra le varie etnie, «se vissute nell’amore, rappresentano una risorsa e una ricchezza insostituibile». A fare da guida, il “testamento” lasciato da Cristo con il «comandamento nuovo» dell’amore gli uni per gli altri, di cui parlava il Vangelo di Giovanni: deve diventare «il tratto distintivo di ogni cristiano» purché non si trasformi «in un sentimento di possesso dell’altro, in un amore violento e distruttivo».

“Nella casa comune un’unica famiglia umana”. Questo il tema scelto per l’edizione 2019 dell’evento, promosso da Ufficio Migrantes e Caritas Roma, in collaborazione con le comunità etniche cattoliche, con Impresa Sant’Annibale onlus e con tante realtà impegnate nel campo delle migrazioni: Centro Astalli, missionari Scalabriniani, missionari Comboniani, Acli di Roma, Apicolf e Federcolf. Per il Parolin sta qui «il senso vero, autentico e profondo dell’evento. L’amore di Gesù ci sprona a costruire il Regno di Dio: il nostro compito è quello di vivere da fratelli già su questa terra». Come avviene durante la celebrazione eucaristica, animata da 26 comunità etniche che hanno dato vita ad una liturgia universale con canti, preghiere, letture in varie lingue. Per questo il porporato ha paragonato la basilica alla «tenda di Dio» nella quale si sono riuniti gli uomini provenienti da ogni latitudine della terra. Seppur in lingue diverse, sono stati simbolo «dell’unità della Chiesa». Ha quindi invitato a non chiudersi in se stessi e nelle proprie sicurezze, a non essere indifferenti e a non «ignorare, estromettere o emarginare l’altro, perché questo significa non amare e la mancanza di amore è il primo passo per uccidere il prossimo nel proprio cuore. Non si ama se non si conosce il soggetto del nostro amore».

“Incontrarsi” è la parola chiave della festa per monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes diocesano. Scopo dell’iniziativa, spiega, è far comprendere che «è possibile una civile convivenza con gli uomini e le donne che vengono da tutto il mondo, è possibile vivere insieme nel quotidiano pacificamente». Come segno e testimonianza di questa volontà di incontrarsi, dopo la Messa la festa si sposta sul sagrato della basilica, con gli stand per il tradizionale pranzo con i piatti tipici di 13 Paesi diversi. Tra i partecipanti, Ruslan, ucraino di 33 anni, in Italia da 10 anni, che attualmente assiste un anziano malato. Partecipa ogni anno alla Festa dei Popoli perché «è un momento importante in cui il popolo della Chiesa si unisce ed è occasione di conoscere nuove culture».

Dopo il pranzo, lo spettacolo, che ha tra i protagonisti i ragazzi dell’African Perfect Harmony, un gruppo musicale nato nel 2017 nel centro di accoglienza delle Tagliate della Croce Rossa di Lucca. Si tratta di un progetto pilota che ha unito dieci ragazzi nigeriani richiedenti asilo. «Abbiamo realizzato questo progetto per aiutarli a integrarsi – spiegato Mariolina Solaroli della Croce Rossa di Lucca -. La musica non ha confini, la amano tutti i giovani e grazie a essa i nostri ragazzi sono riusciti a fare amicizie e a buttarsi alle spalle delle storie tremende che hanno solo voglia di dimenticare».

20 maggio 2019