Festa dei Cresimandi, ai ragazzi un invito a speranza e fiducia

L’iniziativa organizzata dall’Ufficio catechistico diocesano. Lonardo: «Nella Confermazione Dio ci dice: ce la farai». Botta: «Siate leali e generosi»

L’iniziativa organizzata dall’Ufficio catechistico diocesano. Lonardo: «Nella Confermazione Dio ci dice: ce la farai». Botta: «Siate leali e generosi»

«Vieni, vieni, Spirito d’amore, ad insegnar le cose di Dio. Vieni, vieni, Spirito di pace, a suggerir le cose che Lui ha detto a noi…»: un canto, un inno alla gioia, un grido comunitario alla speranza, all’amicizia, alla vita. Così si è aperta la XIV edizione della Festa dei Cresimandi, sabato 21 maggio, nel quadriportico del Palazzo Lateranense. Un pomeriggio di festa in cui centinaia di giovani cresimandi provenienti da varie parrocchie romane si sono riuniti per riflettere, pregare, cantare e interrogarsi sul significato profondo del sacramento della confermazione.

«È bello vedere come per un attimo tanti giovani si siano ritrovati tutti insieme per vivere un’esperienza comunitaria rinunciando ai centri commerciali, ad uscire, abbandonando la superficialità»: il commento di catechisti e accompagnatori. Come sottolinea monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, promotore dell’iniziativa, «la festa è una cosa diversa da un party. Ricordo un ragazzo drogato che viveva vicino a me: nei suoi occhi c’era la morte, era magro, triste. Pensava che facendosi uno spinello sarebbe stato felice. Invece la festa non è fare una cosa che ti rovina ma qualcosa che ti dà gusto. Oggi vogliamo vivere una festa con i ragazzi per dire loro che siamo felici di vivere. Questo ci servirà per dire che vale la pena vivere. La confermazione è un sacramento con cui Dio ci vuole dire: ce la farai».

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Un pomeriggio allietato da canti e melodie con Gianni Aversano, amante della musica popolare napoletana, e don Renzo Del Vecchio, trascinatore dell’evento, nonché artefice di una canzone composta dai messaggi inviati dai ragazzi. Momenti in cui inseguire la verità: «Nella profondità – afferma Aversano – c’è la verità delle cose; l’amico ti porta per mano nella profondità delle cose. A che serve la sofferenza, l’educazione, se tutto muore; il primo a passare per la sofferenza è stato nostro Signore e il suo sangue, la sua sofferenza ci hanno salvato».

Al termine, le parole padre Maurizio Botta per una catechesi capace di catturare i ragazzi. «Si parla di desiderio: vorrei dirvi che il desiderio non deve essere egoistico. Una cosa che mi rende felice è vedere i vostri volti illuminati, felici. Il sole splende in fronte e voi spesso non vi rendete conto di quanto siete belli. Io vorrei che voi non foste vigliacchi, vorrei che foste leali e generosi con gli amici. Ognuno deve pensare come vorrebbe che il proprio amico fosse con sé».

Consigli e auspici introdotti da un “vorrei” rivolto ai tanti ragazzi presenti nel cortile. «Non siate pigri perché nella pigrizia si annida la tristezza e l’infelicità. Vorrei vedervi ballare, quei balli vivaci dove c’è il gusto di gioire ballando. Vorrei vedere delle ragazze amate e non possedute come oggetti. Vorrei vedere ragazzi che mettono in gioco le proprie possibilità; vorrei vedervi amare il vostro corpo. Vorrei che aveste uno sguardo da guerriero, degli occhi da combattente, occhi colmi di speranza; vorrei che vedeste nei miei occhi che esiste il Paradiso. Per custodire degli occhi di Cielo – ha continuato Botta – devo combattere perché tutto, fuori e dentro di noi, vorrebbe uccidere la speranza. Solo i combattenti pacifici la conservano. Vince solo chi è mendicante dello Spirito di Dio. Io voglio insegnarvi la via per non dipendere dall’entusiasmo». (Ilenia M. Melis)

23 maggio 2016