Feroci, Caritas: «A Roma emergenza azzardo»

Per il sacerdote si tratta di una «droga dalla quale è difficie disintossicarsi». Il sociologo Fiasco: «Mercato cresciuto a dismisura negli ultimi anni»

“(S)lottiamo contro l’azzardo” è il titolo del sussidio a cura dell’Ufficio prevenzione contro il gioco d’azzardo della Caritas di Roma, presentato ieri, 5 ottobre, dal direttore, monsignor Enrico Feroci, nel corso del convegno “L’azzardo non è un gioco. E le famiglie lo sanno bene”, promosso dal movimento “Identità Cristiana” nella parrocchia di San Gregorio Barbarigo, nell’ambito della Settimana della Famiglia (1-8 ottobre).

L’azzardo è una piaga sociale a livello nazionale ed è un’emergenza drammatica nella Capitale – ha detto Feroci –, dove «interi quartieri sembrano piccole e nascoste Las Vegas, con le false luci di insegne che promettono soldi facili e vincite senza fatica a chi vive nel buio di solitudine ed emarginazione». Ai centri di ascolto della Caritas, si rivolgono famiglie ridotte sul lastrico e persone di ogni età vittime dell’azzardo, nuova forma di malattia sociale, una «droga», che crea una «dipendenza senza sostanza», dalla quale «è difficilissimo disintossicarsi», come ha chiarito il vicepresidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici, Pasquale Laselva.

Sono sempre più numerosi i parroci
che accompagnano con la pastorale fedeli incastrati nei debiti di quello che ambiguamente viene chiamato gioco. «Ci sono anziani che perdono la pensione e tutto quello che hanno, e i problemi ricadono sulle famiglie», ha riferito Feroci. Purtroppo, ci sono anche i bambini, facili prede delle «trappole seduttive» dei «gratta e vinci», dei giochi online e delle slot machines congegnate per loro. La Caritas è impegnata, oltre che nell’accoglienza di chi cerca aiuto, nella denuncia e nella prevenzione.

Quello dell’azzardo è un mercato «costruito in modo artificiale dai potentati internazionali», ma che è diventato «drammaticamente reale», con un giro d’affari aumentato di oltre 800 volte dal 2000 al 2016, passando da 10miliardi di euro a quasi 90 miliardi. Per Maurizio Fiasco, della Consulta nazionale anti-usura, si tratta di un «mercato spaventoso», cresciuto «in una condizione di peggioramento del reddito e della qualità della vita degli italiani», sfruttando la sofferenza delle persone. Fiasco ha svelato alcune «imposture» nel contrasto al gioco d’azzardo: il «riordino del settore», che consiste in realtà in un rilancio; il numero verde (800.5588212) lanciato nei giorni scorsi, come primo strumento di sostegno, che è però gestito dagli stessi che detengono il monopolio del comparto.

Così, «lo Stato, mentre arretra dai suoi compiti di garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini, come la salute, l’istruzione, il lavoro, alimenta la dipendenza dal gioco», anche attraverso forme di pubblicità diretta o indiretta, e perfino occulta. Fiasco ha citato il programma televisivo del “gioco dei pacchi”, che fa da traino a «una cultura della vincita facile» che è una vera e propria patologia sociale. «È immorale e anti-economico – ha affermato Fiasco –, causa una depressione monetaria e della capacità di acquisto ed è un problema di emergenza sanitaria e di sicurezza civile». È un danno alle persone, alle famiglie, alla società. Pertanto, nel contrasto all’azzardo «bisogna far convergere l’impegno di tutti, non soltanto degli specialisti». Senza cadere nella mistificazione della presunta differenza tra «gioco legale e illegale», come ha ammonito il presidente di “Identità Cristiana”, Paolo Voltaggio.

Il giornalista di Avvenire Antonio Maria Mira ha, infatti, citato il rapporto della Procura nazionale antimafia, secondo il quale «legalizzare l’azzardo non è servito a tenere fuori la criminalità organizzata»; anzi, «gli affari delle mafie sono cresciuti in modo esponenziale. Sono presenti nel sistema legale e gestiscono direttamente il comparto, spesso attraverso prestanomi», mentre è rimasta attiva la componente illegale e clandestina. Il compito degli operatori dell’informazione, allora, è di «sbugiardare le falsità» e fare informazione libera, senza accettare alcuna forma di finanziamento dalle lobbies dell’azzardo, neppure attraverso le inserzioni pubblicitarie.

 

6 ottobre 2017