«Fase 2», il lavoro riparta ma solo in piena sicurezza

La ripartenza dei settori produttivi nel Lazio: proposte di Regione, sindacati e industriali. Al centro dell’attenzione sanità, turismo, edilizia

Assistere le imprese affinché possano riaprire i battenti garantendo piena sicurezza a chi gestisce gli esercizi commerciali e alla clientela. Guardando alla “fase 2” c’è sintonia tra Regione, sindacati e associazioni datoriali per far fronte alla salute dei lavoratori e far ripartire il motore della produttività. Una strada non semplice da percorrere, si dovrà convivere con il coronavirus fino a quando non ci sarà un farmaco, ma l’intento di tutti è quello di «arrivare al 3 maggio con il massimo della rete produttiva e di distribuzione pronta ad essere efficiente», ha affermato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Si pensa a divisori in plexiglass nei negozi e nei taxi, a disinfettanti per le mani e al contingentamento degli ingressi negli esercizi commerciali. Misure che richiedono tempo per organizzarsi ed è per questo che nel Lazio le librerie – che avrebbero potuto rialzare le serrande martedì scorso – riaprono il 20 aprile. Nel decreto del 10 aprile, ha proseguito Zingaretti, «erano previste alcune raccomandazioni che richiedono una riorganizzazione degli spazi di produzione».

Capitolo a parte per i ristoranti: tecnici al lavoro per studiare «come non produrre eccessivi danni a chi – le parole del presidente della Regione –, riaprendo la propria attività, potrà farlo mantenendo norme di distanziamento fisico». Il tavolo di concertazione con la Regione è stato giudicato positivo dai sindacati di categoria che lanciano proposte per il “dopo–lockdown”.

Per il segretario generale della Cisl Lazio, Enrico Coppotelli, si deve passare «dalla crisi alla ripartenza con il dovere di innovare. Ogni stima sui tempi di ripresa delle attività va necessariamente declinata al condizionale. Questi ulteriori giorni di fermo produttivo sono indispensabili e preziosi per ragionare sul “dopo”». La profonda crisi scaturita dal Covid–19 può rappresentare l’occasione di ripensamento dell’economia e di ripartenza.

Per Coppotelli l’emergenza sanitaria ha messo in luce «cosa significhi avere e pretendere un servizio sanitario efficiente dove tutti vanno rispettati, dal medico a chi lavora nelle pulizie. C’è prima di tutto una questione sanitaria a cui dare risposta con un grande piano di assunzioni negli ospedali, nei pronto soccorso, nelle strutture di cura». Altra sfida da aggiungere ai propositi di ripartenza è quella del rilancio e dell’ammodernamento della Regione con reti telematiche efficienti. A tal proposito il segretario della Cisl Lazio propone di «superare situazioni di “digital–divide” per non alimentare ulteriori “analfabetismi digitali”».

Tra i settori produttivi ai quali guardare con attenzione Zingaretti ha annoverato il turismo. Michele Azzola, segretario generale della Cgil Roma e Lazio, propone di «orchestrare una grande campagna di propaganda del territorio per vendere pacchetti di promozione territoriale per non tornare nel periodo del turismo mordi e fuggi. Oltre a Roma vanno promosse tutte le bellezze del Lazio».

Dalla Cgil anche lo sprono «a fare massicce iniezioni di interventi pubblici cioè far ripartire i cantieri in modo da iniziare a dare un po’ di lavoro. Il vero dramma – rimarca Azzola – è la povertà che stiamo registrando per mancanza di impiego». È inoltre necessario che la Regione «diventi protagonista delle politiche industriali, immaginando un’azienda dei trasporti e una dei rifiuti regionale, multiutility capaci di realizzare investimenti necessari a rimettere in moto l’economia».

Per il segretario generale della Uil Roma e Lazio, Alberto Civica, l’emergenza sanitaria «ha messo a nudo il fatto che abbiamo una sanità che non è in grado di risolvere i problemi da sola. Il pubblico deve avere un ruolo diverso rispetto ad alcuni settori di produzione privata. È necessario introdurre più strategie ma con grande presenza del pubblico. Non si vuole demonizzare il privato ma che l’arretramento del perimetro di intervento pubblico sia diventato troppo forte è sotto gli occhi di tutti».

Dal presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello, l’appello «alla chiarezza e alla semplificazione. Con le nostre aziende – ha dichiarato – siamo in linea con l’accordo Fca per quel che riguarda il protocollo sulla sicurezza, che è una nostra priorità ma il problema di fondo del nostro Paese è la burocrazia, è una morsa d’acciaio. I decreti sono incomprensibili e in questa fase emergenziale la chiarezza e la semplicità sono alla base del rapporto con i cittadini».

20 aprile 2020