Fare cultura sul territorio, lavorando in rete

Le linee operative dell’Ufficio diocesano nato con la In Ecclesiarum communione. Il direttore Lorizio, docente di Teologia alla Lateranense: «Il nostro slogan? Una frase della Evangelii gaudium: “La grazia suppone la cultura”»

Il documento programmatico è pronto, e c’è anche una sorta di “slogan” per l’impegno appena iniziato, tratto dal numero 115 della Evangelii gaudium di Papa Francesco: «La grazia suppone la cultura». È il “biglietto da visita” del neonato Ufficio diocesano per la cultura, una delle novità della costituzione apostolica “In Ecclesiarum communione” che il Santo Padre ha emanato il 6 gennaio scorso sull’ordinamento del Vicariato di Roma. A dirigerlo, dal 1° marzo, è monsignor Giuseppe Lorizio, ordinario di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense, coadiuvato dal vicedirettore padre Marco Staffolani, passionista.

I primi passi si possono constatare sul web, ad esempio dal blog “Pensare la fede”, che ospita come contributo più recente un’intervista di Lorizio a Tv2000 sul rapporto tra intelligenza artificiale e sacro. È uno degli esempi dell’orizzonte cui si volge l’Ufficio rispetto al termine “cultura”, «inteso come l’insieme delle attività umane (arte, letteratura, scienza, filosofia…) in cui si manifesta e di cui si nutre la mentalità di persone e gruppi». Il direttore dell’organismo diocesano, nel sottolineare lo sfondo del “primato dell’evangelizzazione” che caratterizza la costituzione apostolica Praedicate evangelium sulla riforma della Curia romana, guarda a tutti i «semi del Verbo presenti nelle altre culture», un atteggiamento pienamente rispondente all’inserimento dell’Ufficio, nella In Ecclesiarum communione, all’interno dell’ambito “Chiesa ospitale e in uscita”. «In tal senso – sottolinea Lorizio – la cultura non è uno spazio da occupare, ma un luogo da abitare. È un compito “missionario”, che richiede una teologia “in uscita”». Con alcuni obiettivi già chiari fin d’ora.

Il primo è quello di «intercettare, leggere e interpretare le espressioni culturali presenti sul territorio e non solo nella Ztl – dice con una battuta Lorizio alludendo all’area degli “addetti ai lavori” con cui non di rado nella Chiesa è stato inteso l’impegno per la cultura -. Quindi valutare ed eventualmente attivare iniziative che mostrino la valenza antropologica, sociale e culturale della nostra fede». Qualche idea già è in cantiere, «ma è prematuro parlarne». Il secondo obiettivo riguarda soprattutto il metodo, la costruzione di una “rete” di sacerdoti e laici sul territorio, nei settori e nelle prefetture, che comprenda anche la partecipazione di migranti di diverse provenienze e culture. Una “rete” che sfoci nella nascita dell’équipe diocesana per la pastorale della cultura e che si concretizzi anche attraverso la collaborazione con gli Uffici diocesani.

«L’Ufficio – precisa Lorizio – è ben consapevole che si tratta di una istanza trasversale e che quindi interessa e coinvolge pressoché tutti gli organismi. C’è tanta carenza di autentica cultura». Significativo il suo ricordo di due vescovi come Pietro Rossano – a cui l’Università Lateranense ha dedicato una giornata di studio nel centenario della nascita – e Clemente Riva che, a diverso titolo, si sono spesi «per offrire una presenza qualificata nel contesto culturale romano». Due protagonisti di quella “cultura dell’incontro” su cui insiste Papa Francesco e che Lorizio indica come priorità facendo riferimento alla “Fratelli tutti”. Passa su questa strada il percorso del nuovo Ufficio.

3 maggio 2023