Fantasia parola chiave, ma con i limiti della realtà

Fare i conti con la pandemia significa utilizzare le strategie possibili per andare incontro a bisogni e desideri, facendo i conti con la quotidianità

È passato un anno da quando la pandemia ha colpito l’intero pianeta: abbiamo imparato (o non abbiamo avuto alternative) a organizzare le nostre vite cambiando abitudini e adattandoci alle necessità di distanziamento e riduzione dei contatti sociali. Fra le numerose tematiche e aspetti che la presenza del virus ha fatto emergere in questi mesi c’è una parola sulla quale vi propongo di soffermarvi: fantasia.

La prima definizione del vocabolario è la seguente: “facoltà della mente umana di creare immagini, di rappresentarsi cose e fatti corrispondenti o no a una realtà”. Proprio quando la realtà ci mette di fronte a delle sfide nuove, spaventose e imprevedibili (come la pandemia), la fantasia entra in gioco in modi diversi: può sostenerci ad affrontare la quotidianità oppure diventare un ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi, offuscando la capacità di dare senso a ciò che realmente ci sta accadendo.

Partiamo da questa seconda prospettiva: la fantasia così declinata diventa “fantasia catastrofica”, in cui ogni scenario immaginato ha come esito quello di vederci sopraffatti dalla realtà immaginata. Ad esempio uno studente in affanno a causa della didattica a distanza, fantasticherà di non riuscire a rispondere alle domande di un esame o si convincerà che la connessione salterà durante la prova, aumentando la probabilità di insuccesso. Allo stesso modo una persona può convincersi che sarà sicuramente contagiato dal coronavirus fantasticando modalità di trasmissione del virus stesso non fondato sulle informazioni scientifiche concrete: non incontrerà nessuno dei suoi amici nemmeno all’aperto, inizierà a diffidare di chiunque (sebbene rispettando tutte le regole anti-contagio) non abbia le sue stesse accortezze.

L’elemento comune di chi si ritrova a formulare fantasie catastrofiche è la perdita di fiducia nelle proprie capacità, fiducia messa in ombra dalla sensazione di essere schiacciati da una realtà sfidante e inaspettata, per cui diventa salvifico rifugiarsi nella fantasia (anche se tragica): il risultato, almeno, è quello di evitare di affrontare la realtà tanto temuta! In questi termini fantasticare acquisisce il senso di “trascurarsi”, di non tenere conto di tutte le opzioni disponibili (o di accettare che non ce sono) e di svalutare se stessi e le proprie risorse. Il risultato è di avere il senso di diventare sempre più fragili e piccoli a confronto con una realtà insuperabile divenuta una montagna gigante.

Ma nei romanzi, nei videogiochi (il cui utilizzo ha visto un’impennata nell’ultimo anno) quando il protagonista si trova ad affrontare la fatidica montagna, cosa succede? Il suddetto protagonista, solitamente grazie ai suoi compagni di viaggio, si rimbocca le maniche e attraverso mille peripezie trova il modo di raggiungere la vetta della montagna e osserva l’orizzonte, riacquistando fiducia per proseguire il suo viaggio. Questa suggestione per orientare lo sguardo alla fantasia declinata come risorsa, come opportunità: fantasia intesa come creatività, come modalità di adattamento al reale, come parte integrante della nostra resilienza. Fantasia come metafora di tutte quelle strategie possibili per andare in contro ai nostri bisogni e desideri facendo i conti con la quotidianità: le cene diventate aperitivi (nel rispetto del coprifuoco alle 22), le stanze di casa trasformate in uffici, le sedute di terapia dal sedile dell’automobile, i corsi (di cucina, di yoga, di aggiornamento etc.) online diventano simbolo della creatività al servizio del nostro benessere.

Leggere queste misure come adattamento creativo e come gestione della propria realtà passa inevitabilmente dall’accettare i limiti che la realtà ci prospetta: fantasticare un viaggio all’estero nel breve periodo può significare esporsi ad un potente senso di frustrazione, invitandoci a focalizzarci maggiormente su ciò che “non è possibile” piuttosto che su cosa è raggiungibile. Investire le nostre energie sulla prossima domenica fuori porta risulta estremamente più concreto ma tiene comunque attiva la nostra facoltà di fantasticare. Sembra, quindi, davvero importante tenere conto dell’equilibrio tra fantasia e realtà: quando la prima prende il sopravvento sulla seconda, saremo convinti che la catastrofe è alle porte; se, invece, condiamo la realtà con la nostra creatività, qualcosa diventerà “possibile” e ne saremo capaci. Infine, ma non meno importante, è l’opportunità di fuggire (nel senso di rifugiarsi e non scappare) dalla realtà lasciandoci trasportare nei mondi fantastici di romanzi, film e videogiochi per ricaricare le batterie ma soprattutto perché possono essere laboratori preziosi dove allenare le nostre capacità immaginative e creative. (Guido Palopoli)

12 marzo 2021