«L’anno buono per la famiglia è sempre il prossimo». Dal Forum delle associazioni familiari commentano con queste parole i dati della ricerca su “Redditi e pressione fiscale delle famiglie” realizzata dall’Osservatorio economico e Fondazione nazionale dei commercialisti, resa pubblica ieri, 14 gennaio. Uno studio che evidenzia come «le famiglie italiane non siano riuscite ancora a recuperare lo shock fiscale che le ha colpite nell’ormai lontano 2012». Secondo i responsabili del Forum, «i dati dell’Osservatorio confermano inoltre che con le misure stanziate dall’attuale esecutivo e con quanto è in discussione per il prossimo futuro non si riuscirebbe neppure a far tornare le famiglie al livello di pressione fiscale di otto anni fa».

In sintesi, «dati drammatici, che confermano la stanchezza e la delusione del Paese reale. Quello fatto di famiglie che portano avanti il Paese, crescono figli che pagheranno le pensioni e il welfare del futuro, eppure fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese e attendono da troppo tempo un’idea, una risposta concreta allo tsunami denatalità». Per il Forum, «è ora di uscire fuori dalla logica del “bonus”: chiediamo con forza l’assegno universale, l’unica misura strutturale che può rimettere i soldi nelle tasche delle famiglie e far ripartire l’economia. Anche di questo parleremo a maggio con politica, economia, banche, associazionismo, mass media, durante gli Stati generali della natalità che stiamo organizzando. Vogliamo evitare che pure quello appena iniziato venga ricordato come un anno amaro per le famiglie».

Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani, «la riduzione della pressione fiscale registratasi negli anni successivi al picco del 2012 ha prodotto risultati asimmetrici rispetto alle diverse platee di contribuenti». Il saldo è stato positivo «per le imprese con una buona base occupazionale». Per i lavoratori dipendenti a basso reddito, che hanno potuto bilanciare l’inasprimento della tassazione locale con il “bonus 80 euro”, «il saldo è invece più o meno in pareggio». Saldo «tendenzialmente negativo, infine, per pensionati, lavoratori autonomi e ceto medio in generale che ha subito l’inasprimento della tassazione locale senza alcuna apprezzabile contropartita, al netto della esenzione della prima casa dall’Imu». Ora, prosegue Miani, «si tratta di insistere nello sforzo di riduzione del carico fiscale, dando però la giusta priorità a interventi mirati verso chi è stato sino ad oggi più trascurato, in primo luogo le famiglie». L’auspicio, conclude, è «che il governo possa ampliare l’intervento agendo direttamente sulle aliquote Irpef, così da estenderne il beneficio a tutte le famiglie italiane e non solo a quelle il cui reddito proviene prevalentemente da lavoro dipendente».

15 gennaio 2020