Famiglie in piazza per gridare “Apriti, scuola!”

Nell’ultimo giorno di lezioni, associazioni e comitati di genitori si uniscono per chiedere la riapertura a settembre e una riflessione sulla scuola post-Covid

Scuole, piazze, parchi. Oggi, lunedì 8 giugno, ultimo giorno di scuola, genitori, insegnanti, associazioni e comitati si riuniscono al grido di “Apriti, scuola!” nei luoghi cardine della didattica negata, negli ultimi mesi, insieme a figli e alunni,  per portare in piazza la loro idea di scuola del futuro: «Aperta, ricca e inclusiva, attenta oggi al distanziamento fisico ma anche e soprattutto basata sulla relazione sociale», spiegano i promotori. Al centro, le conseguenze sulla “salute” fisica e mentale dei bambini e dei ragazzi, «tutte da verificare». La crisi educativa e sociale prodotta da questo anno scolastico “spezzato” «va inserita fra le emergenze da affrontare con maggiore coraggio e decisione – proseguono -. Il comitato di esperti ha rilasciato le sue indicazioni per la riapertura a settembre, ma al di là dei princìpi ciò che conta è come queste indicazioni verranno operativamente declinate da scuole ed enti locali».

Il timore di genitori e insegnanti è «che vengano recepite solo le indicazioni più facili e restrittive; che il distanziamento sociale, in edifici totalmente inadeguati dal punto di
vista igienico e strutturale, con organici drammaticamente insufficienti, venga tradotto in didattica a distanza, doppi turni e/o tempo scuola ridotto per le superiori e in “classi prigione” da cui si esce il meno possibile per gli altri cicli». Ancora, che «in assenza di risorse umane e materiali sufficienti, vengano sottratte preziose ore all’apprendimento». Quello che chiedono, dunque, è un «radicale ripensamento del modo di fare e stare a scuola», oltre allo «stanziamento di fondi ingenti, che ne permettano la realizzazione».

Mentre, dunque, approvato il decreto scuola, il ministra Lucia Azzolina e gli esperti immaginano, a partire da settembre, le aule del futuro, tra mascherine, plexiglass, didattica mista e non solo, ora sono soprattutto i genitori a gridare il loro “Apriti, scuola!”, ribadendo forte e chiaro che la scuola deve riaprire, in presenza e in sicurezza. Veramente, non virtualmente. E a comunicare la loro idea di scuola che, «aprendosi creativamente al territorio e alla costruzione di reti ad alta densità educativa, sia perfettamente in grado di dare vita a un modello di didattica in presenza che non escluda nessuno, che sia rispettoso di bambine/i e ragazze/i e del loro bisogno di interazione e socialità, che, grazie all’incremento del numero di docenti e personale ATA, possa operare su piccoli gruppi e sia quindi più efficace e meno dispersiva, che prenda il meglio delle nuove tecnologie senza esserne soffocato e che infine si apra alle esperienze di didattica all’aperto».

Per quanto riguarda l’esperienza della didattica a distanza – «che come è ormai evidente aumenta le disuguaglianze, escludendo i più vulnerabili o chi ha bisogni educativi speciali, toglie ogni argine alla dispersione scolastica e sottopone le/gli studenti ad un’eccessiva esposizione agli schermi con possibili danni fisici e psichici» -, genitori e insegnanti chiedono che sia limitata al massimo, anche alle superiori. «Non è possibile privare la funzione educativa della scuola della componente sociale, dello sviluppo delle relazioni e dell’autonomia, del confronto e della convivenza civile – sostengono -. È insomma vitale riportare la scuola realmente al centro delle politiche pubbliche, investendo risorse finanziarie, umane e strumentali».

Tante le iniziative in programma per la giornata di oggi. Solo a Roma sono circa 30 le associazioni riunite in un’unica pagina Facebook, dove scambiare esperienze, racconti, riflessioni sul tema della scuola che si sogna e dove è disponibile anche l’elenco degli appuntamenti organizzati per “festeggiare” la chiusura di questo anno scolastico “spezzato”.

8 giugno 2020