Famiglia, le promesse nel Def: meno fisco, più soldi e più servizi

Nella nota di aggiornamento al Def «un sistema fiscale a misura di famiglia»: più servizi territoriali anche tramite voucher, livelli essenziali, rafforzamento dei congedi di maternità e paternità

«Un sistema fiscale a misura di famiglia che tenga conto della funzione sociale multidimensionale svolta dal nucleo familiare»: è questo uno degli obiettivi contenuti nella Nota di aggiornamento al Def, il documento di economia e finanza, approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Il testo specifica che per arrivare a tale obiettivo «il governo intende mettere in atto una serie di disposizioni» che arrivino a definire appunto un sistema fiscale a misura di famiglia. Nel testo, fra gli altri, anche più risorse al Fondo per le politiche della famiglia e al Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, il rafforzamento del sistema dei congedi di maternità e di paternità, il potenziamento dei servizi territoriali. E uno spazio specifico per il sistema, sofferente, delle adozioni nazionali e internazionali.

Più nel dettaglio, il testo del governo indica una serie di obiettivi e di misure, pur senza scendere nei dettagli operativi. Si parla di misure allo studio «per il sostegno generazionale e per le persone con disabilità», e si sottolinea come «il reddito di cittadinanza giocherà un ruolo chiave nel sostegno alle famiglie disagiate e con disabili» e come la «pensione di cittadinanza sarà prevista per le persone che vivono al di sotto della soglia minima di povertà e verrà modulata tenendo conto della situazione complessiva dei nuclei familiari, anche con riferimento alla presenza al loro interno di persone con disabilità o non autosufficienti».

«Nella definizione delle politiche fiscali – recita il testo – il Governo terrà conto di obiettivi di redistribuzione e inclusione, destinando risorse pubbliche al sostegno alle fasce più deboli della popolazione, assicurando il benessere e la tutela dei cittadini e la progressiva riduzione della pressione fiscale sui redditi bassi e medi. Allo stato, esistono già detrazioni che sono commisurate alla composizione del nucleo familiare (come le detrazioni per asili nido, istruzione, affitto e studenti). Tuttavia, il perdurare degli effetti della crisi e l’aumento della disoccupazione giovanile hanno amplificato i rischi economici e sociali dei soggetti più vulnerabili, che vanno contenuti attraverso strumenti che valorizzino il ruolo di redistribuzione interna operato dalle famiglie. Tra le misure attualmente oggetto di studio una particolare attenzione andrà riservata alle famiglie numerose, molto spesso più esposte al rischio di povertà. Detti provvedimenti – si legge nel testo – andranno armonizzati con le scelte più generali in tema di protezione sociale, come il reddito di cittadinanza e la riforma fiscale».

Il governo scrive inoltre che «è necessario un coinvolgimento dei diversi livelli territoriali, associazioni, e reti a sostegno delle famiglie nonché delle famiglie stesse: bisogna potenziare i servizi territoriali e promuovere forme di integrazione e partnership tra la sfera pubblica e mondo dell’associazionismo no profit delle imprese sociali; stimolare gli investimenti sociali; garantire la libera scelta dell’utente dei servizi pubblici, anche attraverso i voucher per i servizi alla persona; definire i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti sull’intero territorio nazionale; razionalizzare l’ISEE».

Altri interventi in tema di politiche familiari «dovranno riguardare il rilancio della natalità attraverso il rafforzamento della tutela a sostegno della maternità e lo sviluppo di strumenti per garantire la maternità attiva. È necessario, pertanto – si legge nella nota al Def – rafforzare le misure già esistenti in materia di indennità per il congedo di maternità, congedo parentale, congedo retribuito obbligatorio per il padre lavoratore, e l’applicazione nel settore pubblico e privato delle diverse forme di lavoro anche a distanza».

Oltre a questi, il governo indica anche altri «interventi mirati» che «potranno essere adottati» (e non «dovranno», come indicato per quelli appena citati): si tratta «dell’estensione dell’istituto del part time alla fine della maternità» e del «potenziamento dell’assegno di maternità di base per le madri disoccupate e casalinghe che non beneficiano dell’indennità di maternità». Si parla altresì di interventi che «tenderanno a favorire i percorsi di autonomia e assunzione di responsabilità da parte dei giovani, come l’accesso alla casa, sia con riferimento al profilo di garanzie per i mutui immobiliari (cui dovrebbero associarsi agevolazioni stabili per l’acquisto di mobili e arredi), sia con riguardo all’offerta di edilizia residenziale pubblica e di social housing». Si parla poi di «rilanciare gli incentivi all’adozione e valutare l’effettivo impatto degli interventi per il credito agevolato finanziati dal Fondo per il sostegno alla natalità» e «per tale motivi – si legge – sono previsti incrementi di risorse per il Fondo per le politiche della famiglia e per il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza».

Riguardo all’adozione, «al fine di evitare il continuo calo» del loro numero «è necessario una diminuzione dei tempi tra attività istruttoria e decreto di idoneità: pertanto sono allo studio misure per razionalizzare, snellire e coordinare le attività di informazione e i processi di valutazione. Inoltre dovranno essere intraprese misure che accompagnino le famiglie nel percorso di adozione, con misure e interventi che investano una pluralità di competenze: giuridiche, psicologiche, sociali, pedagogiche, sociologiche, antropologiche e anche economiche». «Per quanto riguarda le adozioni internazionali – invece – è necessario la razionalizzazione degli enti autorizzati, anche attraverso la fusione di enti inattivi o poco produttivi. Inoltre dovranno essere intraprese misure volte a garantire la gratuità del percorso adottivo attraverso un sostegno economico per le coppie che hanno concluso un percorso adottivo, soprattutto di tipo internazionale o rivolto a minori con disabilità, al fine di aiutare concretamente quelle con i redditi più bassi, agevolandole con deduzioni delle spese sostenute e con contributi finanziari calibrati». Infine, «sempre nell’ottica del miglioramento del processo di adozione internazionale, è necessario anche investire in progetti di cooperazione propri nei Paesi di origine, per sviluppare le competenze atte a garantire procedure più veloci e trasparenti».

 

 

28 settembre 2018