Ex nunzio ai domiciliari in Vaticano

Monsignor Welosowski condannato dal Tribunale di prima istanza dello Stato pontificio per «gravi abusi a danni di minori». Il provvedimento restrittivo, ha assicurato padre Lombardi, «per volontà espressa dal Papa»

Monsignor Jozef Wesolowski è agli arresti domiciliari in Vaticano. Ne ha dato notizia ieri sera, martedì 23 settembre, il direttore della Sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi, in una nota. Il promotore di Giustizia del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano, ha spiegato il religioso, «ha convocato l’ex nunzio, a carico del quale aveva avviato un’indagine penale». Al prelato, già condannato in prima istanza dalla Congregazione per la Dottrina della fede, al termine di un processo amministrativo penale canonico, alla riduzione allo stato laicale, «sono stati notificati i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico per gravi fatti di abuso a danni di minori avvenuti nella Repubblica Dominicana».

La gravità degli addebiti, si legge nella nota diffusa dalla Sala stampa, «ha indotto l’Ufficio inquirente a disporre un provvedimento restrittivo che, alla luce della situazione sanitaria dell’imputato, comprovata dalla documentazione medica, consiste negli arresti domiciliari, con le correlate limitazioni, in locali all’interno dello Stato della Città del Vaticano». Un’iniziativa «conseguente alla volontà espressa dal Papa – ha assicurato padre Lombardi – affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede».

Monsignor Wesolowski, dal gennaio 2008 a Santo Domingo come nunzio apostolico, era stato rimosso dall’incarico e richiamato in Vaticano dal Pontefice nell’agosto dello scorso anno proprio in seguito al caso di presunti abusi pedofili. Sulla vicenda, oltre all’inchiesta penale di Santo Domingo, si era avuto anche l’intervento dell’Onu, attraverso un proprio comitato per i diritti, che aveva chiesto al Vaticano di garantire indagini immediate e imparziali sulla condotta del presule in Sud America. La risposta della Santa Sede aveva riportato la competenza penale sul caso agli organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano. Ieri, con un’accelerazione senza precedenti, l’arresto. Per espressa volontà di Papa Francesco.

24settembre 2014