Eutanasia legale: le ragioni del no

L’incontro promosso da Family Day e Centro Studi Livatino, in vista della manifestazione nazionale del 21 maggio “Scegliamo la Vita”, alla quale hanno aderito al momento oltre 60 associazioni

Sabato 21 maggio il popolo del Family Day tornerà in piazza con “Scegliamo la Vita”, manifestazione nazionale che si snoderà per le vie del centro, fino a raggiungere piazza San Giovanni, «per difendere il valore della vita dal concepimento alla morte naturale». In vista dell’incontro, al quale hanno aderito oltre 60 associazioni, ieri sera, 5 maggio, l’associazione Family Day-Difendiamo i nostri figli e il Centro Studi Rosario Livatino hanno promosso l’incontro “Eutanasia legale: le ragioni del no. Combattiamo la cultura dello scarto”, svoltosi nella parrocchia Santa Maria Immacolata e San Vincenzo de’ Paoli a Tor Sapienza. Durante il dibattito è stato ricordato che il 15 febbraio scorso la Consulta ha dichiarato l’inammissibilità del referendum sulla legalizzazione dell’eutanasia. La questione non è stata comunque archiviata: il 10 marzo Montecitorio ha approvato il testo di legge “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” ora all’esame del Senato.

La manifestazione del 21 maggio, oltre a ribadire «la contrarietà all’aborto, vuole dire la contrarietà del “popolo della vita” all’introduzione nell’ordinamento giuridico italiano del suicidio assistito, della morte volontaria medicalmente assistita, in altre parole dell’eutanasia. Si vuol rimarcare il valore assoluto della vita», ha detto Massimo Gandolfini, direttore del Dipartimento di neuroscienze della Fondazione Poliambulanza di Brescia e presidente dell’associazione Family Day-Difendiamo i nostri figli. Ritenendo il disegno di legge Bazoli-Provenza «una sorta di bandiera politica», Gandolfini osserva che in questo momento «l’Italia, con tutti gli enormi problemi economici, politici, finanziari, con una guerra in atto, non ha come emergenza e urgenza l’approvazione di una legge sull’eutanasia. È diventata una bandiera politica e questo è gravissimo. È una follia rispondere alle sofferenze di persone in condizioni di particolare disabilità e di disperazione con l’uccisione del sofferente. Anche dal punto di vista legislativo si registra una vera e propria deriva antropologica. Si portano avanti leggi che stanno distruggendo l’umano», ha proseguito, ricordando «l’allargamento dell’aborto» attraverso le pillole del giorno dopo, come quella “dei cinque giorni dopo”, che potrà essere venduta in farmacia anche alle minorenni senza ricetta e senza consenso dei genitori, le discussioni sull’utero in affitto e l’educazione gender nelle scuole. «È una valanga che distrugge l’umano» ha affermato.

Analizzando la questione sotto il profilo medico, Gandolfini ritiene «inaccettabile che si snaturi la medicina in questo modo. È assurdo che il medico che studia per tutelare la salute, per guarire le malattie, per lenire il dolore, diventi di fatto l’attore di un atto di morte. Bisogna accompagnare chi soffre a una morte dignitosa naturale», ha aggiunto il neurochirurgo, assicurando che ci si batterà affinché nel disegno di legge «si introduca come pre-requisito il passaggio obbligatorio dalla medicina palliativa». L’incontro è proseguito poi con l’intervento di Filippo Vari, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università Europea di Roma e vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, il quale ha analizzato la questione sotto l’aspetto giuridico. «La vita è il primo e il più importante di tutti i diritti e per questo va sempre protetta anche nelle fasi in cui è più a rischio e più debole – ha detto -. Va accolta e tutelata e chi è nelle situazioni di difficoltà ha diritto a trovare aiuto da parte della società. Lo Stato non può consentire che altri tolgano la vita. Una delle funzioni essenziali, se non la più importante dello Stato moderno, è quella di proteggere la vita, che deve essere garantita».

Entrando nello specifico, Vari ha spiegato che l’eutanasia «contrasta con i principi a fondamento della Costituzione italiana anzitutto perché il diritto alla vita è il primo dei diritti e come tutti i diritti inviolabili non è rinunciabile nemmeno dal titolare. Inoltre, il diritto alla salute viene trasformato nel suo esatto contrario». Facendo sempre riferimento alla Carta costituzionale, ha ricordato che l’articolo 4, riguardante il lavoro, specifica che «ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Contributo che «presuppone l’esistenza in vita di una persona – ha concluso Vari -. Approvare una proposta di legge che introduce l’eutanasia vuol dire togliere l’uomo dal centro del sistema costituzionale».

6 maggio 2022